L’Onu denuncia i crimini di guerra commessi in Siria nei 17 mesi del conflitto che antepone le forze del governo di Assad alle milizie degli insorti. Colpevoli tutti secondo il rapporto finale della Commissione di inchiesta delle nazioni unite. Le forze governative siriane e le milizie fedeli al regime Shabiha si sono macchiate entrambe di gravi crimini di guerra. Con qualche distinguo.
Anche i ribelli siriani che combattono il regime di Bashar al Assad hanno commesso le violazioni, ma le loro responsabilità «non raggiungono la gravità, la frequenza e l’intensità » di quelle dell’esercito e delle forze di sicurezza siriane secondo il rapporto di 102 pagine presentato da Paulo Pinheiro, capo degli investigatori sui diritti umani delle Nazioni Unite. «La Commissione ha trovato fondati motivi per ritenere che le forze governative e gli Shabiha abbiano commesso omicidi e torture, e gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, inclusi omicidi illegali, arresti e detenzioni arbitrari, violenze sessuali, attacchi indiscriminati, saccheggi e distruzione di proprietà », si legge nel documento che fa luce sullo scenario della guerra civile siriana.
Intanto ieri i paesi musulmani, riuniti in un vertice straordinario alla Mecca, in Arabia Saudita, hanno sospeso la Siria dall’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci), al fine di isolare il regime di Bashar al Assad. Come ha affermato il comunicato finale del vertice, i paesi membri dell’Oci hanno concordato sulla «necessità di fermare immediatamente gli atti di violenza in Siria e di sospendere questo paese» dall’organizzazione.
Parlando in conferenza stampa, il segretario generale dell’Oci, Ekmeleddin Ihsanoglu, ha detto che questa decisione rappresenta «un messaggio forte rivolto dal mondo musulmano al regime siriano». «Questo mondo – ha affermato – non può più accettare un regime che massacra il suo popolo utilizzando aerei, carri armati e artiglieria pesante».
«Questo è anche un messaggio indirizzato alla comunità internazionale, che indica che il mondo musulmano è a favore di una soluzione pacifica in Siria, che vuole la fine dello spargimento di sangue e che rifiuta una degenerazione del problema in un conflitto confessionale», ha proseguito il segretario generale dell’Oci. La sospensione della Siria era stata raccomandata dalla riunione preparatoria del vertice, a cui avevano partecipato una quarantina di capi di Stati arabi, africani e asiatici, membri dell’Oci. L’Iran, solido alleato del regime di Damasco, è stato il solo paese tra i 57 paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica – che rappresenta un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo – a rifiutare apertamente la sospensione della Siria.