In Spagna è iniziata la battaglia per abolire la Ley Trans

Di Rodolfo Casadei
21 Febbraio 2023
Nonostante una forte opposizione il governo Sanchez ha approvato la legge che permette di cambiare genere dai 14 anni con una semplice dichiarazione. Femministe contrarie. Ayuso: «Legiferare per correggere il pasticcio»
Ley Trans Spagna
Il ministro dell'Uguaglianza spagnolo, Irene Montero, festeggia con alcuni deputati e attivisti per i diritti dei trans l'approvazione della Ley Trans fuori dal Parlamento (foto Ansa)

Le ci sono voluti quasi due anni e mezzo, ma alla fine Irene Montero, ministro dell’Uguaglianza nel governo di Pedro Sanchez in quota Podemos (sinistra populista), è riuscita a far approvare dalle Cortes la sua legge sulla transessualità, nonostante un fronte di opposizione che va dalla destra radicale di Vox ai collettivi femministi riuniti nella Alianza contra el Borrado de las Mujeres (Alleanza contro la cancellazione delle donne), passando per il Partito Popolare e deputate ed ex deputate del Psoe, il Partito socialista spagnolo che esprime l’attuale capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez.

La legge approvata in versione definitiva il 16 febbraio scorso dal Congresso dei deputati si fonda sul concetto che l’identità di genere è una libera scelta dell’individuo e che pertanto la transizione dall’identità di uomo a quella di donna e viceversa non hanno bisogno di basarsi su diagnosi di disforia di genere né su alcun altro accertamento di natura medico-sanitaria. Basta dunque una semplice procedura amministrativa, per adempiere la quale sono sufficienti alcuni requisiti relativi all’età.

Una legge tra le più permissive d’Europa

A questo riguardo la Ley Trans si colloca fra le più permissive d’Europa (ma non la più permissiva di tutte): a partire dai 16 anni di età chiunque potrà decidere senza condizione alcuna di registrarsi uomo o donna in contraddizione col sesso con cui è nato; fra i 14 e i 16 anni sarà necessario il consenso dei genitori, e in caso di contrasto fra minore e famiglia è previsto l’intervento di una figura legale; fra i 12 e i 14 anni sarà obbligatorio il pronunciamento di un giudice.

Non si tratta della legge più permissiva d’Europa, considerato che in Islanda il cambio di identità di genere con semplice dichiarazione è concesso anche ai 15enni, e che nei paesi scandinavi i genitori possono chiedere al giudice il cambio di sesso anche per bambini dai 5 anni in su. Quello che stupisce del caso spagnolo è che i legislatori si sono rifiutati ostinatamente di fare tesoro delle esperienze di altri paesi, come la Svezia che ha imposto un giro di vite sui trattamenti farmacologici sui minori propedeutici alla transizione a motivo di un boom di richieste incontrollato; di tenere conto di scandali e controversie come quelle che hanno portato alle dimissioni del primo ministro scozzese Andrea Sturgeon, fautrice di una legge simile a quella spagnola, o di porgere l’orecchio alle preoccupazioni espresse da larghi strati della società.

La Ley Trans non punisce le false dichiarazioni

La legge così come è stata approvata non prevede meccanismi per punire le false dichiarazioni (come quelle dei detenuti maschi che si dichiareranno donne solo per poter essere trasferiti nei più comodi e invitanti carceri femminili, o quelle di chi utilizzerà l’opportunità dell’identità di genere basata sulla semplice dichiarazione per accedere agli spogliatoi e ai bagni delle donne), per evitare che lo sport femminile sia travolto da un afflusso di donne transessuali o che le leggi di discriminazione positiva e per la parità di genere pensate per accrescere la presenza delle donne nelle istituzioni e nel mondo del lavoro siano aggirate attraverso la semplice dichiarazione di identità femminile da parte di maschi.

Non prevede nulla per tutelare l’efficacia delle politiche sanitarie di prevenzione delle malattie legate al sesso biologico e per preservare l’accuratezza e l’utilità delle statistiche per le quali la considerazione del sesso biologico è essenziale. A tutto ciò naturalmente si aggiunge la pressione di fatto che la nuova legge (che in un suo articolo proibisce e punisce con multe fino a 6 mila euro le cosiddette “terapie riparative”) eserciterà su medici e psicologi, i quali per non essere accusati di transfobia ometteranno di vigilare in scienza e coscienza sulle richieste di cambio di sesso da parte di minori e delle loro famiglie. È prevedibile a termine una proliferazione dei trattamenti farmacologici per bambini e adolescenti con richieste di transizione, basati su diagnosi errate che non hanno tenuto conto dei disturbi di personalità, autismo, schizofrenia, ecc., come è successo in Inghilterra e in Svezia.

Isabel Díaz Ayuso contro la Ley Trans

Fra le reazioni ostili alla nuova legge si segnalano quelle della presidente della Comunità di Madrid Isabel Díaz Ayuso (Partito Popolare), della filosofa femminista e membro del Consiglio di Stato Amelia Valcárcel e dell’ex deputata socialista Ángeles Álvarez. La prima ha dichiarato: «Quello che dobbiamo fare in questo momento, a seguito della legge nazionale che annullerà integralmente la legge della Comunità di Madrid, sarà legiferare ulteriormente per correggere il pasticcio. Se continuano a legiferare in questo modo, con leggi come il “sì è sì”, non voglio nemmeno immaginare cosa verrà fuori da queste assurdità legislative».

La presidente della Comunità di Madrid si riferisce all’esito paradossale della legge contro le violenze sessuali entrata in vigore nell’ottobre scorso, conosciuta come “sí es sí”, che doveva essere più severa di quella precedente in quanto equipara quasi ogni violenza sessuale allo stupro, ma che per un meccanismo legato all’eventuale assenza di aggravanti ha finito per ridurre le pene comminate ai violentatori anziché aumentarle.

Femministe contro la legge

La Valcárcel, che è anche docente di filosofia morale presso la Universidad Nacional de Educación a Distancia, ha twittato amaramente nell’immediata vigilia del voto parlamentare: «In questo preciso momento si sta perpetrando nel Congresso dei deputati un atto, l’approvazione della legge trans, di cui non ci sarà abbastanza tempo per pentirsi. Molte di noi sono consapevoli di aver fatto tutto ciò che era in nostro potere per fermarlo. Da oggi iniziamo a lavorarci contro».

Ugualmente decisa Ángeles Álvarez, già portavoce del Psoe sui temi dell’uguaglianza: «Per il movimento femminista e le organizzazioni femminili inizia un’altra battaglia che sarà quella per abrogare tutti gli articoli di questa norma che ledono i diritti dei bambini e delle donne. Per le donne del Psoe l’atteggiamento che il partito ha assunto durante l’elaborazione della Legge Trans è stato molto deludente, i suoi membri si sono lasciati trascinare». La Álvarez si riferisce agli emendamenti presentati dal Psoe: bocciati in Commissione, il partito ha deciso di non ripresentarli in aula. La vicenda, a suo parere, «dimostra che i socialisti sono consapevoli del danno che questa legge rappresenta per i bambini e di come metta in pericolo l’ordinamento giuridico per il modo in cui è scritta. È una legge disonesta nei confronti della società spagnola».

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