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L’autodichiarazione di genere a soli 16 anni votata dalla Scozia mette nei guai il Regno Unito

Il governo britannico ha bloccato la riforma, che avrebbe aperto a rischi concretissimi di abuso. La Scozia insorge ma una cosa è neolingua, altro è spianare la strada al “turismo di genere” e cancellare ogni forma di tutela di donne e minori

Caterina Giojelli
17/01/2023 - 5:30
Esteri
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Il governo britannico ha bloccato la riforma del riconoscimento di genere di Nicola Sturgeon approvata a dicembre dal parlamento scozzese. L’amministrazione di Rishi Sunak si era detta più volte «preoccupata» dalle conseguenze del Gender Recognition Act e ha optato per un’azione diretta, piuttosto che deferire la questione alla Corte Suprema. Nicola Sturgeon, premier scozzese, ha definito l’intrusione «un attacco frontale al Parlamento scozzese democraticamente eletto e alla sua capacità di prendere decisioni su materie che gli competono». Il segretario scozzese, Alister Jack, aveva già avvertito della possibilità che il governo britannico invocasse la sezione 35 dello Scotland Act, che gli conferisce il potere di veto nel caso in cui le leggi di uno stato entrino in conflitto con quelle del governo centrale.

Il tema è serissimo e ha poco a che vedere con gli slogan sui diritti delle persone trans e molto con l’Equality act e le leggi del Regno Unito. Dove numerosi sondaggi condotti nell’ultimo anno confermano che la quasi totalità degli inglesi si oppongono convintamente al self-id, l’impopolarissima autodichiarazione di genere approvata dal parlamento scozzese a dicembre per consentire a chiunque abbia più di 16 anni di ottenere, senza alcuna diagnosi medica di disforia, un certificato grazie al quale un uomo potrà essere trattato dalla legge come una donna, e viceversa. Al governo del Regno Unito spettavano 28 giorni – fino al 19 gennaio – per decidere se proibirne la conversione in legge.

Lo scontro tra Regno Unito e Scozia

A preoccupare gli inglesi – nella patria di tutte le follie gender ma anche del terribile scandalo Tavistock, la gender clinic che ha trattato migliaia di minori con farmaci sperimentali – sono i rischi concretissimi di abuso: una cosa è neolingua, cancellare la “donna”, affibbiare la pecetta politicamente corretta di “menstruator”, “persone con la cervice”, “possessori di vagina” al genere umano, altro è spianare la strada a una forma di “turismo di genere” che consentirebbe ai maschi biologici di approfittare del nuovo status per beneficiare di sussidi, frequentare spazi riservati alle donne, o peggio consentire ai detenuti, stupratori compresi, di chiedere il trasferimento nelle carceri femminili o ottenere una riduzione della pena.

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Michael Foran, esperto di diritto costituzionale presso l’Università di Glasgow e autore di Policy Exchange, ha spiegato più volte in punta di diritto come il disegno di legge scozzese finirebbe per avere gravi ripercussioni sulla legislazione britannica in materia di pari opportunità e danneggiare le donne, privandole di ogni tutela, infilando il governo in «un ginepraio» giuridico ingarbugliato dalle politiche di genere. Ad oggi nel Regno Unito è richiesto che una persona debba avere almeno 18 anni, una diagnosi di disforia di genere rilasciata da un medico e che dimostri di aver vissuto nella sua “identità di genere” preferita per almeno due anni prima di richiedere il cambio di sesso nei documenti.

I rischi per donne e ragazze

Il disegno di legge Sturgeon non solo abbassa l’età minima a 16 anni, ma estromette del tutto esperti e medici, portando a soli tre mesi il periodo richiesto per confermare la propria decisione e imporre alla legge di riconoscere una propria identità percepita piuttosto che il sesso biologico. La giustificazione dei transattivisti in Scozia è che sia «umiliante» giustificare cosa sono attraverso il parere di un medico. Ma per Foran e numerosi altri giuristi inglesi la rivendicazione collide con la legge britannica: modificherà la definizione di “sesso” e “riassegnazione di genere” quali caratteristiche protette, consentendo anche alle persone che non soffrono di disforia di genere di cambiare sesso legalmente.

Modificherà gli equilibri giocati sull’uguaglianza nel settore pubblico. Renderà più difficile escludere gli uomini da spazi che attualmente sono aperti a sole donne e darà a chiunque si dichiari donna il diritto di venire incluso in gruppi e associazioni femminili. Inoltre, grazie a un semplice cerificato, i maschi di 16 e 17 anni avranno il diritto di venire ammessi alle scuole femminili.

Questo perché gli effetti del Gender Recognition Act non saranno limitati alla Scozia: il sesso acquisito da coloro che possiedono certificati scozzesi di riconoscimento del genere dovrà essere riconosciuto anche in Inghilterra, Galles o Irlanda del Nord.

I conservatori dovranno rispondere

Lo Spectator aveva spiegato bene perché questo sarebbe accaduto se Sturgeon l’avesse avuta vinta: «Chiunque sia nato in Scozia potrà presto richiedere un Gender Recognition Certificate – semplicemente perché ne vuole uno – e poi riceverà un nuovo certificato di nascita dal National Records Scotland. L’Inghilterra e il Galles potrebbero decidere di non riconoscere i Grc scozzesi, ma non possono rifiutarsi di riconoscere i certificati di nascita». A poco serviva alla Scozia sottolineare che i truffatori rischiavano una pena detentiva pari a due anni: non c’è mai stato nel Regno Unito un processo per falsa dichiarazione di genere.

E pensare di assistere ad azioni legali sul tema nel futuro è un’illusione: «Non riesco a immaginare come si possa ottenere una condanna penale per qualcuno che non riesce o non intende vivere “da donna” – scrive Foran -. Se la donna è uno status legale e solo uno status legale, allora vivere con un [certificato di riconoscimento del genere] che attesti che sei una donna è vivere “da donna”».

Se l’analisi di Foran è corretta, a Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord sarebbero stati di fatto imposti cambiamenti legali votati solo dal parlamento scozzese. I conservatori sarebbero stati costretti ad accogliere una riforma che né loro né – ripetiamolo – la stragrande maggioranza degli elettori sostiene, nonché il rischio di essere ritenuti responsabili di ogni potenziale conseguenza.

Foto di Karollyne Hubert su Unsplash

Tags: clinica tavistockIdeologia Genderregno unitoscoziatransgender
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