
Legge 40 di nuovo rinviata alla Consulta per l’eterologa. Sentenze diverse, ma stessi tribunali
Legge 40 ancora rinviata alla Corte Costituzionale. Per la terza volta in questo mese, dopo i ricorsi presentati dai tribunali di Milano e Catania, stavolta è toccato a quello di Firenze rispedire alla Consulta il testo della legge sulla procreazione assistita, considerato deficitario in termini di legittimità: sotto accusa l’articolo 4, che vieta la fecondazione eterologa, giudicato dai giudici fiorentini in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione (“Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”). Il tutto ha preso il via dopo che una coppia sterile di Trento si era rivolta all’Associazione Luca Coscioni dopo il rifiuto di un Centro fiorentino di eseguire l’eterologa, metodo che permette la procreazione a chi è sterile usando materiale genetico di terzi.
STESSI LEGALI, STESSI TRIBUNALI. Il tutto avviene dopo che, già un anno fa, gli stessi tre tribunali avevano rimandato il testo per la prima volta alla Corte Costituzionale, invitando Milano, Catania e Firenze a rivedere i termini della questione anche in base a quanto stabilito nel novembre 2011 dalla Corte di Strasburgo (che aveva accolto il no di un tribunale austriaco di fronte ad un caso simile, ossia il ricorso di una coppia alla donazione di gameti esterni). È un particolare non indifferente: significativo è leggere come siano sempre le stesse aule a promuovere azioni di questo genere, là dove per altro ci sono centri di fecondazione assistita coinvolti. E se a cambiare sono le coppie da difendere, ricorrenti sono anche i nomi degli avvocati che portano avanti le cause: Ileana Alesso, Massimo Clara, Maria Paola Costanini, Marilisa D’Amico, Sebastiano Papandrea e Filomena Gallo (segretario dell’associazione Luca Coscioni).
«DELEGITTIMAZIONE DELLA LEGGE». Soddisfatti chiaramente gli avvocati, mentre le voci contrarie alla richiesta del tribunale di Firenze non tardano a levarsi. Scienza & Vita parla di «un’operazione di delegittimazione per via giudiziaria della Legge 40, quando è noto che il divieto di eterologa risponde a precise e fondate esigenze di tutela dei bambini, della coppia, della famiglia e della società».
Intervistato da Avvenire, il presidente emerito della Corte Costituzionale ,Paolo Maddalena, spiega invece perché non si possa parlare di incostituzionalità, rischio in cui invece si ricadrebbe qualora si accogliesse l’eterologa: «L’unica volta che la Costituzione fa riferimento al concetto di “natura” è nell’articolo 29 a proposito del matrimonio, definito appunto società naturale. Dobbiamo ricordare che quando parliamo di questi argomenti c’è un riferimento da cui non possiamo prescindere che riguarda la famiglia, dove i genitori sono appunto coloro che hanno generato i figli. Nell’eterologa questi concetti vengono alterati e ciò produce disuguaglianze perché il riconoscimento della famiglia come società naturale si applicherebbe solo in alcuni casi».
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