«Il cardinale Caffarra, intervistato da una rivista di obbedienza oltranzista, ha sentenziato che con le unioni gay l’Europa muore poiché “non c’è stata civiltà che sia sopravvissuta alla mobilitazione dell’omosessualità”».
Corrado Augias la Repubblica, 23 giugno 2015
Pregiatissimo ac reverendissimo dottore Augias, il sottoscritto qui presente Correttore di bozze, conscio dell’indiscutibile indegnità della propria persona nelle rispettanze di Vossignoria illustrissima, e consapevole altresì del proprio biasimevole oltranzismo oltranzista oltre ogni oltrabile oltranza, si rende conto perfettamente – e cionondimeno umilmente – che anche il solo fatto di essere letto dalla Vostra chiarissima grazia dovrebbe rappresentare una benedizione perfino eccessiva per codesto insignificante rotocalco.
Non vogliategliene tuttavia se il medesimo abietto individuo, l’impudentissimo Correttore di bozze, forse incoraggiato dall’affettuoso epiteto appioppato dalla Vostra sconfinata benevolenza a Tempi, si permette con la presente di rivolgere all’impareggiabile altezza Vostra alcune fatue domande. Qualora cotali interrogativi dovessero risultare eccessivamente impertinenti perfino ai Vostri misericordiosi occhi, sentitevi libero di rispondere con un sonoro peto.
1. Egregio padre Augias, con il cuore ancora colmo di gratitudine per il gradevole marchio di “oltranzismo” ricevuto, il Correttore di bozze ha potuto apprendere che il termine significa l’«atteggiamento di chi sostiene le proprie posizioni in modo irriducibile, fino alle conseguenze estreme», ed è sinonimo di «estremismo». Di nuovo: grazie professore. Come potrà mai il Correttore di bozze sdebitarsi verso la Vostra cortese gazzetta di obbedienza miliardaria?
2. Gentile Augias-san, nel Vostro scritto si ricorda con il giusto stigma che Caffarra nell’intervista in questione si è scagliato contro la «mobilitazione dell’omosessualità». In realtà il porporato parlava di «nobilitazione dell’omosessualità». Ecco, sebbene appaia assolutamente consono a un giornalismo di obbedienza cialtrona inserire refusi nelle parole di un cardinale, non è un tantino forzato ambientare un gay pride nell’antica Grecia?
3. Grandioso rabbi Augias, Voi contrapponete a Caffarra «l’ex sacerdote Gianni Gennari (opinionista dell’Avvenire)», il quale non si fa certo intervistare dalle riviste di obbedienza oltranzista e «ha invece dichiarato che la Chiesa deve sì spiegare ai suoi fedeli che cosa sono il vero amore, la vera famiglia. Tuttavia “deve lasciare alla politica le scelte sulle leggi, senza immischiarsi. Una cosa è la morale, altra il moralismo”». Ebbene, per quale motivo valorizzare tale invito in un articolo che parla della manifestazione per la famiglia del 20 giugno? Quella piazzaccia di obbedienza omofoba rappresenta forse la Chiesa? Non erano mica i quotidiani di obbedienza scalfarista a divertirsi a separare il “family day” dai loro “pastori”? Oppure si intende dire che i cattolici, con o senza vescovi in testa, dovrebbero essere privati (o, anche meglio, auto-privarsi) del loro diritto di partecipare alla cosa pubblica?
4. Nel Vostro articolo, oh Augias onnipotente, è citato in positivo anche «monsignor Bruno Forte, nominato dal Papa segretario del Sinodo sulla famiglia», che «per esempio ha detto: “Dare diritti agli omosessuali è un fatto di civiltà”». E quali sarebbero, di grazia, i “diritti” attualmente negati in questo paese “agli omosessuali”? Gli è forse proibito di vivere e di accoppiarsi come meglio credono? O invece sono da intendersi come indiscutibili “diritti” il matrimonio e i figli? (Contare fino a dieci prima di rispondere)
5. Non trova la Vostra eccellenza che sia «un fatto di civiltà» anche «dare diritti ai bambini»?
6. Onorevole Augias, o meglio Santità, il Vostro desiderio di vedere la Chiesa finalmente e definitivamente fuori dalle balle è davvero commendevole. Poi però quell’oltranzista del Correttore di bozze rilegge il suo commento e vi trova solo: considerazioni circa la linea del Vaticano sulle unioni civili; ipotesi di futuri compromessi raggiungibili sull’argomento tra Parlamento e gerarchie ecclesiastiche; citazioni di ex preti, cardinali e monsignori. In confronto la manifestazione di sabato era una sana ventata di laïcité. Come vogliamo chiamarlo questo vizietto repubblicone? Può andare “obbedienza clericale”?
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