«La vita è troppo breve per sprecarla con una cattiva filosofia». Il prefetto dell’ex Sant’Uffizio alle prese con il neo-ateismo
Riproponiamo lo stralcio pubblicato dall’Osservatore Romano della conferenza del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, alla Pontificia Università Comillas di Madrid in occasione delle “Jornadas de teología” dedicate alle “Nuove forme di ateismo”.
Diceva, tra le altre cose, Johann Wolfgang von Goethe: «La vita è troppo breve per bere vino cattivo». In questo suggestivo motto di spirito si riflettono le visioni multicolori del mondo di tipo epicureo che caratterizzano le élite postmoderne. All’ostinazione infantile di questo nichilismo vorrei opporre l’ottimismo della visione cristiana del mondo e dell’uomo. L’ottimismo che san Paolo esprime con entusiasmo nella sua Lettera ai Romani: «Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità» (12, 12-13). È un dato di fatto che la vita sulla terra è breve, e man mano che passa il tempo, l’uomo percepisce sempre più la brevitas vitae come una sfida esistenziale.
Ma è proprio questo il punto: ha senso il beneficio del tempo come risorsa per svegliarsi dal sonno dell’ideologia dell’autorealizzazione, dalla visione dell’uomo che si appoggia a se stesso. «La vita è troppo breve per sprecarla con una cattiva filosofia». Per dirlo con le parole della Gaudium et spes: «Di fronte all’evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali: cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo? Che cosa apporta l’uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?» (n. 10).
L’ateismo è l’affermazione che Dio non esiste. Non c’è nulla di nuovo in ciò. Già il salmo davidico (14, 1) circa tremila anni fa, ne parlava: «Lo stolto pensa: “Non c’è Dio”».
Le statistiche più recenti rivelano un aumento vertiginoso dei “convertiti” all’ateismo: più del dieci per cento della popolazione mondiale si dichiara atea. Perché sempre più persone diventano atee? L’ateismo è realmente quell’atteggiamento logico che gli atei sostengono che sia? Perché libri come Il gene egoista e L’illusione di Dio di Richard Dawkins o Dio non è buono di Christopher Hitchens, figurano nell’elenco dei libri più venduti?
Benedetto XVI nella sua lettera all’ateo Piergiorgio Odifreddi ha affermato che Richard Dawkins propone una forma di «fantascienza». Michael Blume, il famoso biologo evolutivo e teologo, ha confermato che «nelle sue affermazioni, Benedetto XVI ha pienamente ragione».
Richard Dawkins nelle sue opere parla del concetto di “memetica”. Come i geni diffondono l’informazione biologica per procreazione, così i “memi” diffondono l’informazione culturale per imitazione. Le idee e le opinioni passerebbero da una testa all’altra come “memi” invisibili. Dawkins ha applicato questa teoria per criticare la religione: per lui i credo religiosi sarebbero come un virus che attacca l’uomo malato.
Blumer afferma che, nonostante i numerosi tentativi, i “memi” non sono stati definiti e non è ancora apparso uno studio empiricamente sostenibile. Nel 2010 tutti i “memetici” hanno abbandonato questa teoria.
Solo Richard Dawkins non si è pronunciato sull’insuccesso scientifico di tale proposta (“Religionswissenschaftler bestätigt Benedikt-Urteil über Dawkins”, www.kath.net, 30 settembre 2013). Forse perché l’ateismo moderno pretende di giustificare, in modo apparentemente scientifico, il processo della scristianizzazione della civiltà europea e nordamericana, iniziato nel XVII secolo, e promuove uno stile di vita edonistico segnato dal lucro e dal beneficio.
Il cosiddetto “neo-ateismo” di fatto non propone nessuna fondazione nuova rispetto a quelle chiaramente formulate da David Hume e da tutti coloro che sono appartenuti o appartengono alla categoria degli empiristi e dei materialisti. La novità sta nel fatto che, nell’orizzonte della teoria evoluzionista e neurofisiologica, si compie uno sforzo per ampliare l’approccio tipico delle scienze naturali, di modo che l’astrofisica, la biologia e la ricerca sul cervello conducono a una visione scientifica del mondo, considerata obiettiva, che non dà spazio né all’uomo come persona, come soggetto responsabile dei suoi atti, né al suo rapporto personale con Dio.
Questa visione del mondo pseudo-scientifica promossa dal neo-ateismo viene esaltata come un programma di opinione che va imposto a tutta l’umanità, perciò se qualcuno crede nell’esistenza di un Dio personale, a questo qualcuno non bisogna concedere il diritto all’esistenza né mentale – per aver contratto il “virus divino” va messo in quarantena – né fisica (va considerato un parassita).
Se guardiamo all’ateismo politico seminato dal nazionalsocialismo in Germania o dal programma staliniano di estinzione della Chiesa attuato in Unione Sovietica, risulta ancora più evidente il carattere intollerante e inumano del neo-ateismo. È chiaro che il cosiddetto ateismo scientifico tende sempre a imporsi come visione globale del mondo e pertanto come programma politico totalitario.
All’inizio dell’era moderna assistiamo all’opposizione tra empirismo e razionalismo, e di conseguenza al tentativo di risolvere il dualismo a favore di una di queste due vie di accesso alla realtà. Può il pensiero appropriarsi del mondo materiale? O, al contrario, la ragione non è altro che una funzione del processo evolutivo?
L’uomo, come soggetto pensante, è solamente parte di un momento della differenziazione della materia, soggetto alla legge della selezione naturale come un prodotto, carente di sostanza, di una totalità integrale che comprende tutto?
Robert Spaemann ha riassunto bene il concetto di modernità nelle sue ripercussioni negative sull’uomo come persona, come essere con capacità morali e intellettuali proprie: «La visione scientifica del mondo toglie all’io e al tu, alla breve vita dell’individuo, la sua complessità e il suo significato, l’essere la rappresentazione unica dell’incondizionato, a beneficio di uno sviluppo collettivo, che è di per sé vero portatore di significato» (Gesammelte Reden und Aufsätze i, 14). Questo approccio ha le proprie radici nell’empirismo di David Hume, secondo il quale «non andiamo mai oltre noi stessi» (cfr. Gesammelte Reden und Aufsätze ii, 9) il che costituisce una visione limitata che non tiene conto della capacità evidente dell’intelletto di andare al di là dell’immediato.
Della condizione intrinseca dell’uomo, come essere essenziale dotato di tendenza alla conoscenza della verità e del bene, e pertanto alla realizzazione della propria persona che esiste in una natura corporale-spirituale, le scoperte della recente ricerca di tipo evoluzionista e della neurobiologia si occupano poco, limitandosi a considerare le condizioni materiali della ragione e degli atti della volontà dell’uomo, la cui interpretazione pseudo-scientifica si sovrappone a una filosofia basata sul materialismo monista. Il vero progetto della modernità, con il suo innegabile valore umanizzatore, raggiunge il suo obiettivo solo se la diastasi tra l’empirismo e i suoi derivati, il materialismo, il positivismo e il razionalismo, che tende a trasformarsi in monismo di tipo idealista, sarà superata.
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Queste sono vere e proprie campagne d’odio verso gli atei.
A quale pro questo arcivescono diffonde una visione così fantasiosa, insostenibile ed estremista?
Sono così misere le sue argomentazioni che non può cercare il dialogo, ma si vede costretto a inventare, modificare, interpretare con ipocrisia?
Papa Francesco ha già dimostrato che un dialogo, senza odio, con gli atei è possibile. Spero che i suoi arcivescovi si allineino al più presto.
Ma perché allora, io che non credo in Dio, sto benone?
Tranquillo, è transitorio…
Speriamo di no: fermo restando che malattia, morte e sofferenza sono sempre dietro l’angolo, che sono parte integrante della vita e che non si dà benessere senza interruzioni, io comunque spero di continuare a stare benone, o benino. Insomma, spero che questo stato non sia transitorio.
Cioè, tu speri di essere immortale? Ma fai MacLeod di cognome?
Cioè, ma ti hanno insegnato a leggere? Parrebbe di no. Ho scritto forse che spero di essere immortale? Ho scritto di sperare che questo stato di benessere non sia transitorio: dato che nel tuo intervento hai scritto “Tranquillo, è transitorio…”, io ho ribattuto che spero che non lo sia, transitorio. Cioè, se tu sapessi leggere: spero – nei limiti dell’umana natura – di continuare a vivere in questa situazione di benessere.
E il bello è che ho anche scritto che “malattia, morte e sofferenza sono sempre dietro l’angolo”, il che significa che sono perfettamente consapevole che non sappiamo né il giorno né l’ora: e adesso tu ribatti “speri di essere immortale?”: ha proprio ragione l’OCSE, a metterci all’ultimo posto nella classifica dei Paesi più ignoranti. Tu, ad esempio, non sai nemmeno leggere e comprendere due semplicissime righe.
La buona notizia è che Dio non esiste. Quella cattiva, è che esistono i preti.
Alcofibras, una precisazione: l’amore di una madre non è solo emotivo, altrimenti soccomberebbe di fronte ai problemi della vita. E’ un amore “razionale” nel senso che una madre si rende conto che, amando suo figlio, ne trae una serenità altrimenti impensabile. Significa appunto vivere la fede, fare esperienza di una Presenza qui ed ora. Altrimenti e’ facile cadere preda di teorie che si presentano come scientifiche quando in realtà del metodo sperimentale hanno poco o nulla.
non verrei essere frainteso: le varie forme di pensiero per me non sono a compartimenti stagni: è chiaro che nell’amore di una madre si trova sia l’istinto (appunto) materno, sia l’affetto emotivo, sia il pensiero razionale che porta – ad esempio – a far piangere il bambino per una puntura del vaccino sapendo che quel piccolo dolore è per il suo bene, o a dare un ceffone ben assestato al ragazzino che risponde male, sapendo che in questo modo gli si eviteranno guai con l’autorità giudiziaria in futuro
Può darsi che se dai “un ceffone ben assestato” a un ragazzino gli eviterà in futuro guai con la giustizia, ma è sicuro che se qualcuno ti vede mentre glielo assesti, per te i guai con la giustizia possono cominciare da subito.
Che tempi! 🙂
Alcofibras sono assolutamente d’accordo con te e una volta tanto anche con Cisco. Nessuno ragiona solo in maniera razionale come il Dott. Spock di Star Trek ( e in fondo neanche lui) ed è giusto così. Il libro che citavo dice appunto che i concetti religiosi non sono dovuti all’ignoranza, ma sono il prodotto di meccanismi che lavorano sotto il livello della coscienza. Meccanismi nati per altri scopi che i concetti religiosi “parassitano”. Non vi dico di più per non rovinarvi la sorpresa. 🙂
Quello che contesto è la rivendicazione della necessità della fede che fa Muller (anche se con meno convinzione dei suoi predecessori) . Se non credi in Dio minacci la società, se non credi in Dio ti resta solo l’edonismo e l’egoismo, se non credi in Dio dai credito ad una scienza brutta e fredda. Tutte cose smentite dalla storia di questi ultimi tre secoli. Possiamo benissimo vivere senza religione e senza fede. Poi se ha qualcuno non piace resti pure credente
Potrei fare la gioia dei ciellini citando Chesterton: non è vero che l’uomo che non crede a Dio non crede a nulla, perché invece crede a tutto.
Ma non mi convince. Sono d’accordo con Mueller (c’è la dieresi? penso di si) nel senso che la fede è una necessità per chi ce l’ha, ma non necessariamente un credente (o una società di credenti) è migliore di un ateo (o di una società atea) dal punto di vista etico (ho il sospetto invece che una società di credenti sia migliore dal punto di vista artistico, ma è un giudizio frutto dell’esperienza più che di un ragionamento astratto)
Al riguardo richiamo le pagine immortali di Zolla (Che cos’è la tradizione, Adelphi) sulla distinzione tra civiltà della critica (la società secolarizzata) e civiltà del commento (la società religiosa): nessuna delle due è migliore da un punto di vista fattuale, il sostrato, la natura umana è sempre quello. Però per chi ha fede questa natura può essere trascesa.
Alcofibras grazie per le segnalazioni, ho ordinato il libro di Alister McGrath “Dio e l’evoluzione la situazione attuale”, non quello contro Dawkins, per il semplice fatto che non ho letto “l’illusione di Dio”. Ti stupirai, ma l’ateismo militante non mi appassiona. Ho letto qualcosa su McGrath in rete e devo dire che il suo evoluzionismo teista mi lascia un pò freddo. La tesi per cui l’evoluzione del mondo è tutta razionale meno il suo momento iniziale mi sembra un pensiero debole, Dio retrocede ogni volta che ci spieghiamo qualcosa diventando quello che non abbiamo ancora scoperto e che forse non scopriremo mai. Da quello che ha fatto il mondo in sette giorni si è ridotto ad essere colui che ha premuto il pulsante del Big Bang e poi tutto ha proseguito senza bisogno di suoi interventi diretti. Comunque leggerò con interesse.
Ho ordinato anche il libro di Elemire Zolla che avevo trovato citato molte volte, ma mai letto per intero e credo che nella distinzione tra società della critica e società del commento stia la ragione del disagio dei cristiani come Muller. Chi aderisce ad una religione che si porta dietro un secolare bagaglio di riflessione teologica normativa su ogni singolo aspetto della vita umana (che è solo uno dei tanti tipi possibili di religione, figuriamoci di fede) ha difficoltà a vivere in una società della critica.
Comunque ancora grazie per gli spunti e complimenti per la profondità e l’equilibrio con cui sostieni le tue idee.
Il tentativo di spiegare il fenomeno religioso con le neuroscienze, e quindi come un effetto di bias cognitivi, per quanto interessante (credo avere una montagna di libri sull’argomento), è alquanto fiacco nel momento in cui pretende di essere confutante dell’esistenza di Dio. Per un cristiano infatti simili meccanismi non sono casuali e causali ma finalizzati a permettere all’uomo l’accesso al trascendente. Ovvero le neuroscienze ci possono dire, ma sono ancora molto lontane, dei meccanismi di fede, ma non se essa sia corretta o meno e tanto meno possono dirci se l’oggetto della fede sia reale oppure no. Quanto al fatto che siano gli esseri umani a creare gli dei, la cosa è di tutta evidenza per chiunque abbia aperto un manuale di antropologia religiosa, essendo il fenomeno religioso per sua natura un fenomeno culturale, come ogni prodotto dell’uomo in quanto essere storico. Ma ovviamente anche questa “nozione base” nulla può dirci sull’esistenza o meno di Dio.
Picchus la scoperta interessante dell’etnologia religiosa e della storia comparata delle religioni è che le credenze religiose sono diverse in maniera molto più profonda di quanto si credeva.
Concetti come salvezza, vita ultraterrena, trrascendenza, dio personale, anima che noi associamo automaticamente alla religione non sono affatto universali.
La definizione di credenza religiosa che preferisco, perchè mi pare la più adatta a esprimere il denominatore comune delle varie credenze è quella di Horton: un rapporto culturalmente determinato con esseri superumani (non divini) culturalmente postulati.
Anche io penso che i meccanismi mentali legati alle credenze non siano incompatibili con la religione. Questa è, almeno per le religioni abramiche frutto di Rivelazione, quindi storica e non innata.
Quello che però rivelano è che non esistono meccanismi mentali deputati all’esperienza del trascendente, ma meccanismi nati per usi più prosaicvi che le idee “religiose” parassitano.
Ad esempio noi siamo “programmati” a pensare che le cose succedano per causa di agenti dotati di mente e volontà. Se vediamo muovere un cespuglio pensiamo subito che c’è qualcuno dietro e non che si è mosso per via del vento. Questo perchè il falso negativo (era il vento e ci siamo preoccupati inutilmente) è meglio del falso positivo (pensavamo fosse il vento e invece siamno stati mangiati da una tigre)
Quindi quando viene la siccità ci viene naturale pensare che l’agente dotato di mente che fa piovere è arrabbiato con noi e dobbiamo far qualcosa per ingraziarcelo.
Il combinato disposto delle scoperte dell’etnologia e delle neuroscienze portano, a mio avviso, a escludere che esista una “natura umana religiosa” e che credere o non credere sia qualcosa legato ai modelli culturali e alle scelte individuali.
Giovanni, ha ragione Müller: senza religione non si può vivere, e infatti anche i cosiddetti “neo-ateisti” ne hanno una: lo scientismo, cioè quello che il cardinale chiama “ampliamento dell’approccio tipico delle scienze naturali, che da forma di conoscenza basata sul metodo sperimentate si trasforma in elucubrazione sulla presunta anti-scientificità del pensiero religioso. Peccato che tanti scienziati e Premi Nobel non vedano nulla di contraddittorio con la propria fede tradizionale. Quanto poi al fatto che la religione neo-ateista sia invece la migliore perché dimostrato dalle ultime vicende storiche (che smentirebbero un decadimento egoistico ed edonistico), beh, francamente mi chiedo a quali vicende storiche degli ultimi tre secoli ti riferisca: forse al comunismo? In effetti era molto solidale, ma purtroppo solo con i compagni. In ogni caso basta osservare la realtà di oggi: la spaccatura della società tra persone individualiste e autoreferenziali rispetto ad altri che invece vivono il rapporto con le persone in maniera del tutto gratuita balza immediatamente agli occhi di chi non abbia delle fette di prosciutto molto grasso sugli occhi. Senza contare il fatto che le persone di maggior fede, per esempio i cristiani, sono perseguitati a livello tale che ritenere come fonte della loro fede il subconscio e’ una barzelletta che fa poco ridere.
Cisco può darsi che l’ateismo di certi atei militanti sconfini nella fede. Non lo so, non ho letto i loro libri, penso ci siano cose più interessanti da fare nella vita che far perdere la fede agli altri.
Però il 20% circa delle persone di cultura europea si considera atea e questo numero è più o meno quello dei religiosi praticanti assidui. Non era mai successo. Si può vivere senza religione, è un fatto.
Del resto la religione come la intendi tu è qualcosa di molto circoscritto. Prevede un dio personale mentre molte altre credenze no (Buddismo Theravada ad esempio) . Crede nella salvezza ultraterrena mentre molte credenze chiedono l’aiuto degli esseri superumani solo per le faccende di questa vita, lasciando molto nel vago quel che succede dopo. Il Dio cristiano è un dio trascendente al contrario di molti altri (con un dio greco potevi farci anche un figlio, più immanente di così!). Credete nell’immortalità dell’anima mentre chi professa molte altre credenze no (persino tra gli ebrei del tempo di Cristo ci credevano solo i Farisei). Insomma la gran prte della gente che vive o è vissuta in questo mondo può essere considerata religiosa solo ampliando il concetto tanto da renderlo insignificante.
Che la civiltà abbia fatto un balzo in avanti da quando si è autonomizzata dalla religione mi pare un fatto. Intanto il grande sviluppo materiale non sarebbe stato possibile senza passare da una civiltà del commento ad una civiltà della critica. saremmo ancora nelle condizioni del Impero ottomano all’inizio del 900. La civiltà islamica è stata all’avanguardia fino a quando non si è chiusa nello studio giuridico della religione, sclerotizzandosi.
Inoltre tutte quelle che chiamiamo conquiste di civiltà sono state ottenute senza e contro la Chiesa. Dalla democrazia politica alla libertà di coscienza (definita peste e delirio nell’enciclica Quanta cura di Pio IX) all’uguaglianza fra uomo e donna.
Paradossalmente gli esempi di nazismo e comunismo stalinista rafforzano la mia tesi, Sono religioni che sostituiscono a Dio la Razza e il Partito. Vogliamo parlare di socialdemocrazie e liberalismo?
Poi solidarietà e religione non sono necessariamente legate. l’esplosione del volontariato laico in Italiain questi ultimi anni è la dimostrazione che si vede anche attraverso il prosciutto 🙂
Infine ogni ideale ha i suoi martiri, anche quelli atei, anche quelli malvagi (ad es la Divisione SS Charlemagne che si fa inutilmente massacrare a Berlino quando ormai tutto è perduto.) se non li motiva l’inconscio certo non li ha motivati Dio, direi
Giovanni, vabbè ho capito che stai scherzando, mi basta questa frase: “Che la civiltà abbia fatto un balzo in avanti da quando si è autonomizzata dalla religione mi pare un fatto.”
Intanto non esiste una civiltà senza religione: quella moderna è una civiltà che pullula di dei, quasi sempre riconducibili alla Trinità Laica: Sesso, Soldi e Potere.
Lo sviluppo economico e materiale dei popoli è avvenuto grazie alla spinta che, soprattutto nell’occidente cristiano, è stata data dal rapporto tra la fede e le scoperte scientifiche: basti pensare che i più grandi sviluppi dei commerci, e l’invenzione stessa del mercato come spazio economico, è stata fatta durante il basso medioevo con l’età dei comuni, anche nel mondo islamico. Per non parlare delle invenzioni riguardanti l’agricoltura, grazie anche al lavoro dei monaci. Già prima di tre secoli fa i paesi più ricchi erano quelli cristiani, la civiltà islamica non è riuscita – e ancora oggi non riesce – a sfruttare adeguatamente le proprie ricchezze, e certamente in questo ha enorme influenza la religione, ma la LORO religione. Le “conquiste di civiltà” senza cristianesimo non esisterebbero, dall’abolizione della schiavitù alla democrazia (nata in Grecia, sviluppatasi nel Medioevo e oggi ridottasi o a plutocrazia o a populismo via etere o via rete); dalla libertà individuale in relazione con l’altro (il concetto di persona) contro l’odierno individualismo cardine della libertà di coscienza intesa come anarchia (da cui la sacrosanta condanna di Pio IX, veramente profetico); alla uguaglianza tra uomo e donna, che il cristianesimo insegnò a greci e romani e che i moderni, massoneria in primis, hanno da sempre conculcato attraverso la negazione dei diritti politici prima e con la mercificazione del corpo della donna poi. Il volontariato laico non significa ateo, e volontariato è ben diverso dal dedicare la propria vita per gli altri, anche sotto la minaccia di persecuzioni. Il fatto che potrebbero esistere dei martiri “atei” (ma chi può dire che sono veramente atei? Non basta non appartenere a una religione ufficiale per esserlo) è la conferma che la coscienza dell’uomo ha in realtà un senso religioso insopprimibile: anche un “ateo” può arrivare alla consapevolezza – altro che subconscio! – che esiste un ideale che lo trascende e per il quale val la pena di vivere, e quindi anche di morire. Sul fatto poi che l’ideale sia giusto o sbagliato è la conferma che sulla libertà di coscienza ha ragione Pio IX: a volte la coscienza sbaglia, quindi il bene o il male non dipendono da lei.
Che per te non esista una società senza religione è il risultato della proiezione delle tue credenze sulla realtà. Come lo è il fatto che questo mondo sia abitato da assatanati bramosi di soldi e potere. Io vedo tanta gente normale, che in media va raramente a messa e uno si cinque non crede in Dio.
Per il resto mi pare di sognare. I liberi comuni nascono dai fuggitivi del sistema feudale che era per la Chiesa l’ordine sociale voluto da Dio. Tra l’altro fu proprio il più famoso e mercantile di questi Comun, Venezia,i l’ultimo stato a essere colpito dall’interdetto papale per aver affermato la superiorità delle sue leggi su quelle della Chiesa.
Il mercato come lo conosciamo noi (le Repubbliche Marinare commerciavano solo beni di lusso) nasce nel XVII secolo in ambienti soprattutto protestanti , la cattolica Polonia negli stessi anni torna alla servitù della gleba (vedi Karl Polany o il dibattito Brenner) ed esplodono nell’800 quando ormai l’egemonia della Chiesa è andata a farsi benedire.
Che nel 600 i paesi europei fossero più ricchi di quelli arabi non so dove lo hai ricavato, a me risulta che cominciamo a superarli dopo la scoperta dell’America e i viaggi di Vasco de Gama, ma che fino al 700 inoltrato non c’è grande differenza, di sicuro per tutto il Medioevo ci surclassano alla grande.
A proposito, la schiavitù per i non cristiani viene riaffermata da papa Niccolo V nel 1452 con la bolla Dum Diversas.E sarei curioso di sapere quando secondo te la Chiesa la ha abolita o ha chiesto di farlo (non di trattare bene gli schiavi) e se la servitù della gleba non è schiavsmo è almeno lavoro coatto.
Che la democrazia sia una invenzione cristiana è risibile. Il suo principio fondamentale è che la sovranità appartiene al popolo e questo al Chiesa non lo ha digerito neppure oggi, altro che nel Medioevo.
Similmente la libertà di coscienza, come la democrazie è in fondo la libertà di sbagliare da soli, senza la pretesa di qualcuno dii trattarti come un eterno minorenne, fossanche il Papa. Senza questo principio non esiste libertà nel senso moderno del termine, al massimo guarentigie e diritti tradizionali.
Se poi queste cose non vi piacciono liberissimi di volere ancora il sacro Romano Impero, malgrado voi siamo in democrazia 🙂
PS La specie umana, che da 12.000 anni vive in gruppo ha inventato l’altruismo molto prima della religione .
A chi volesse scoprire quanto sono interessanti le spiegazioni scientifiche del “senso religioso” consiglio il testo “E l’uomo creò gli dei” di Paul Boyer. Una sfida che ogni seguace di Don Giussani dovrebbe raccogliere.
Credo che la notizia più eclatante di questo articolo sia che il Prefetto del Santi Uffuzio si rende conto che gli atei non sono mai stati così tanti da che è stata inventata la religione. E giustamente dal suo punto di visata, se ne preoccupa.
Mi stupisce sfavorevolmente però vedere come la sua reazione sia poco attrezzata: la critica al metodo scientifico, di cui ogni scienziato che si rispetti conosce i limiti, non è in alcun modo una rivalutazione dal punto di vista logico della religione. Che Dio sia uno e trino ha la stessa probablitità di essere vero prima e dopo Kuhn. Che possa essere creduto per fede è un altro discorso.
Gli altri due argomenti attengono rispettivamente alla poesia ( quanto è bello essere immagine della divinità e quanto è brutto essere un prodotto del caso!) o al terrorismo psicologico (se non sacrificheremo agli dei non verrà la pioggia e non avremo pane quest’anno) . Nulla di male, da sempre le religioni campano così, ma mi sembrano strumenti spuntati per contrastare una cultura che ti chiede di giustificare almeno empiricamente quello che dici.
Oggi anche l’immancabile commento dell’immarcescibile Giovanni dimostra di avere una certa utilità, anche se non immediatamente apprezzabile dal lettore poco attento.
Infatti quello che sembrerebbe il consueto delirante vaniloquio, oggi serve a dare lampante conferma empirica alla citazione biblica riportata nell’articolo: «Lo stolto pensa: “Non c’è Dio”».
Brontola Tubini brontola, intanto sono sempre di più quelli che la pensano come me e sempre di meno quelli che la pensano come te. Muller almeno si rende conto…
Continua così che vai forte!
Caro Giovanni
complimenti per la finezza dell’argomentazione e la qualità dell’eloquio
però non sono d’acordo con te: la religione (o meglio, la fede) può essere senz’altro oggetto di un discorso razionale, ma non è di per sé un fenomeno razionale. Prima di essere sbranato dai lettori del blog devo precisare che per me “razionale” non è sinonimo di “giusto, bello, figo ecc.” ma indica semplicemente una (tra le tante) modalità del pensiero umano e, quindi, del discorso che ne deriva. Ci sono altri tipi di pensiero oltre a quello razionale: istintuale/primitivo, emotivo/affettivo, artistico/creativo quelli che mi sembrano i più importanti. E, seguendo Jung (Risposta a Giobbe) devo dire che la fede mi sembra afferente principalmente al pensiero emotivo/affettivo.
Mi disse un vecchio prete ora in pensione: mi chiedi di dimostrarti l’esistenza di Dio, prima dimostrami che tua madre o tua moglie ti amano: lo sai, lo vivi, ma non è possibile dimostrarlo se non per via indiretta (la cura che ti è stata prestata, le parole buone, gli sguardi e i gesti). Stessa cosa per Dio: hai fede non perchè sei razionalmente convinto da un’argomentazione, ma perchè ti senti amato.
Per finire, visto che sei una persona colta, ti suggerisco di leggere Alister McGrath: una sfida che ogni ateo senza pregiudizi dovrebbe accogliere
Buonasera,
La mia ricerca rispetto al primo punto del discorso iniziato sull’articolo della Frigerio “ex porno divo gay…” è presto avviata!
A me era sfuggito e sicuramente anche a lei questo articolo del 12/7/13:
https://www.tempi.it/omofobia-legge-omofobia-manifesto-alleanza-cattolica-unioni-di-fatto-cinque-punti-fermi#.UlLI5WROrt4
In particolare i punti 1 e 4 descrivono bene le implicazioni nocive di una confusione tra il piano pubblico e quello soggettivo e individuale.
Rispetto a cosa fonda l’autorevolezza ha novità?
Cordialità
Buonasera,
La mia ricerca rispetto al primo punto del discorso iniziato sull’articolo della Frigerio “ex porno divo gay…” è presto avviata!
A me era sfuggito e sicuramente anche a lei questo articolo del 12/7/13:
https://www.tempi.it/omofobia-legge-omofobia-manifesto-alleanza-cattolica-unioni-di-fatto-cinque-punti-fermi#.UlLI5WROrt4
In particolare i punti 1 e 4 descrivono bene le implicazioni nocive di una confusione tra il piano pubblico e quello soggettivo e individuale.
Rispetto a cosa fonda l’autorevolezza ha novità?
Cordialità
A me sembrano affermazioni apodittiche indimostrate.
Perchè le unioni gay dovrebbero umiliare la famiglia? Sono famiglie anche loro !
La legge naturale non solo non vale per i non credent,i neppure esiste. E il senso comune è la cosa più transeunte del mondo.
Strano che non stiate pubblicizzando l’evento.
Allora lo faccio io 😉
http://www.lamanifpourtous.it/sitehome/in-evidenza/si-scende-piazza-l11-ottobre-ore-19-roma-piazza-della-rotonda-pantheon/