La vera storia della guerra siriana e le fake news dei giornali
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«Voi occidentali avete un’idea falsa di questa guerra. Il regime siriano non può essere cambiato con la forza e l’Europa non può imporci questo cambiamento. Nessuno si preoccupa di che fine faremo noi cristiani se i ribelli prendono il potere. In Europa la fede è una moda ma per noi la nostra identità è questione di vita o di morte». Aveva già capito tutto nel 2012 monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo: aveva capito che la guerra siriana, allora cominciata da appena un anno, non era civile, oppressi contro oppressore, ma un vero proprio conflitto internazionale dove ogni Stato del Medio Oriente aveva il suo interesse e lo faceva valere sulla pelle dei siriani; aveva capito che l’Occidente, Stati Uniti e Francia in testa, si erano schierati con i ribelli e i terroristi islamici, amici dei loro sponsor internazionali come Turchia e Arabia Saudita; e aveva capito soprattutto che cosa sarebbe successo ai cristiani se il dittatore Bashar al-Assad fosse stato deposto: sarebbe stato instaurato un califfato islamico sunnita dove non ci sarebbe stato posto né per i cristiani, né per le altre minoranze.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]FRATELLI TRADITI. I cristiani nel 2012 avevano capito tutto. Mancavano solo giornalisti disposti ad ascoltarli. È quello che ha fatto, insieme a pochi altri, Gian Micalessin, inviato di guerra, che al Meeting ha presentato il suo nuovo libro Fratelli traditi, summa dei suoi reportage ad Aleppo, Maloula, Homs negli ultimi cinque anni di guerra.
OBAMA SAPEVA. Anche gli americani, in realtà, avevano capito tutto già nel 2012. Lo testimonia un documento ormai declassificato della Dia, dove si anticipa la possibilità che nasca in Siria, e non solo, un emirato islamico. È quello che avverrà nel 2014, quando Al-Baghdadi, leader dello Stato islamico, proclamerà dalla capitale economica dell’Iraq, Mosul, la nascita del Califfato. L’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sapeva che sarebbe potuto succedere, spiega Micalessin, ma non ha fatto niente per impedirlo.
L’ATTACCO A MALOULA. Anzi nel 2013 si preparava ad attaccare militarmente la Siria con la scusa «dell’attacco chimico su Ghouta, del quale gli organismi internazionali non hanno ancora raccolto prove certe». L’attacco avrebbe favorito quegli stessi terroristi di Al-Qaeda che, nelle stesse ore, hanno sferrato un attacco mortale alla città di Maloula, «antica città dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù, e dove i cristiani sono stati rapiti e massacrati nell’indifferenza dell’Occidente».
SANTA TECLA E I MUSULMANI. Micalessin trasmette il reportage che ha realizzato nei giorni in cui l‘esercito stava cercando di riconquistare la città. Nel filmato, commovente, l’inviato di guerra segue l’esercito fino in cima alla città, dove si trova il monastero di suore in ostaggio dei ribelli. Al momento di tornare indietro, sono circondati dai terroristi. Soldati e giornalisti fuggono nottetempo, protetti solo dalle tenebre e dai santini di santa Tecla che le suore hanno lasciato loro. «Non dimenticherò mai quello che mi disse il comandante dell’esercito, che si salvò con me quella notte ma che sarebbe morto poche settimane dopo: “Se siamo riusciti a scappare è perché santa Tecla ci ha protetti. Lei ha protetto te che sei cristiano e di conseguenza ha salvato anche me che sono musulmano”. E mi ha abbracciato».
MARTIRIO DI PADRE FRANCIS. L’incontro sorvola velocemente gli ultimi anni di guerra, passando per il racconto del martirio di padre Francis van der Lugt, ucciso dai jihadisti a Homs nel 2014, l’intervento risolutivo della Russia di Vladimir Putin e la situazione attuale, in cui Assad ha riconquistato i due terzi del paese e si appresta a vincere la guerra.
LE VERE FAKE NEWS. Tra il pubblico, intervenuto numeroso ad ascoltare il giornalista, serpeggia una domanda: com’è possibile che i giornali abbiano completamente ignorato queste storie, dipingendo la guerra siriana come un conflitto in bianco e nero, tacendo tutte le sfumature, ignorando la sorte dei cristiani e tacendo la vera natura “islamista” dei ribelli. «Sono state diffuse molte fake news su questa guerra», spiega Micalessin. «La colpa è innanzitutto di internet, dove la verità è rappresentata dalla notizia che fa più click. Internet porta a semplificare la realtà e noi giornalisti abbiamo la colpa di esserci adeguato. Ci hanno fatto credere, con la guerra in Iraq e in Libia, che fosse sufficiente eliminare il “cattivo” di turno per risolvere i problemi e invece non è così. Eppure con Assad si volveva vendere lo stesso schema preconfezionato ».
ISLAM E ISIS. Oggi la Siria è da ricostruire e solo i cristiani possono farlo, anche se è difficile. «Vorrei concludere citando quello che mi ha detto il cristiano che mi ha fatto da traduttore nei miei viaggi, Samaan, e che oggi è scappato in Italia: “Il clima di convivenza e amicizia che si respirava prima con i musulmani oggi non si respira più. Qualcuno ci ha pugnalato alle spalle, alleandosi con i jihadisti e questo non può essere dimenticato. Da amici sono diventati complici dell’Isis. La pace non basta a rimarginare questa ferita: in Siria c’è un odio che galleggia ancora».
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