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«La Sharia va implementata, Israele è un nemico». Il dibattito elettorale in Egitto

A fine maggio l'Egitto elggerà il suo presidente. Due candidati, l'ex Fratello Musulmano Fotouh e l'ex uomo di Mubarak Moussa, si sono sfidati nel primo dibattito elettorale televisivo della storia del mondo arabo.

Leone Grotti
11/05/2012 - 17:40
Esteri
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È stato il primo dibattito televisivo tra due politici nella storia dell’Egitto. Entrambi vogliono diventare presidente del paese nelle elezioni del 23 e 24 maggio prossimi, entrambi sono musulmani, entrambi sono “ex” e hanno un passato da cui vogliono affrancarsi. Il primo è Amr Moussa, ex ministro degli Esteri dell’era Mubarak, il secondo è Abdel Moneim Abouel Fotouh, favorito per la vittoria finale ed ex membro di Libertà e Giustizia, il partito dei Fratelli Musulmani, da cui è fuoriuscito. Le presidenziali egiziane si svolgono in un clima teso: diversi candidati sono stati estromessi dalla corsa da decisione giudiziarie, la Commissione che doveva redigere la nuova Costituzione è stata sciolta, il Consiglio supremo delle forze armate, che guida de facto il paese con pugno di ferro, non sembra intenzionato a lasciare il potere, soprattutto dopo gli ultimi scontri della scorsa settimana con gruppi salafiti prima e folle di egiziani poi, che hanno portato a centinaia di arresti e decine di morti.

I candidati, che hanno dibattuto per ben quattro ore davanti a milioni di telespettatori egiziani e più in generale arabi (è anche il primo dibattito televisivo della storia araba), si sono sfidati sulla concezione di Sharia, sul rapporto con Israele, sull’economia, la società, sulla rivoluzione e sul vecchio regime. Fotouh ha puntato tutto sulla militanza nel regime di Mubarak di Moussa, questi ha attaccato Fotouh per i suoi rapporti con Fratelli Musulmani e salafiti. Fotouh ha subito stoccato l’ex ministro chiedendogli, «in quanto membro del passato regime», come potesse considerarsi «parte della soluzione» per la rinascita del paese. Moussa non si è scomposto, aspettandosi la domanda, e ha preso le distanze dall’ex rais, affermando che quando il regime è caduto, l’11 febbraio, lui già non faceva più parte del governo. Di contro, ha rilanciato accusando Fotouh di essere ancora un membro dei Fratelli Musulmani e di essere in combutta con gli islamisti.

Per questo gli ha rivolto la domanda: «Una volta in una intervista televisiva hai detto che i musulmani possono convertirsi al cristianesimo e viceversa. Pensi ancora così?». La risposta è stata netta: la libertà religiosa è importante ed è necessaria una comprensione più moderata dell’islam. E il ruolo delle donne? «Le donne hanno un ruolo importantissimo nell’islam. Chi dice il contrario, è uno strumentalizzare». Poi ha rilanciato: «Quando dici che l’Egitto deve ispirarsi ai principi della Sharia, che cosa intendi?». Pronta la risposta dell’ex ministro: «Dovrebbero essere applicati i principi generali della Sharia come nella Costituzione del 1971. Tu invece, in che modo intendi applicare la legge islamica, visto che gruppi di radicali islamici ti appoggiano e che niente viene fatto senza qualcosa in cambio?». Fotouh è girato intorno alla risposta, negando l’assunto della domanda.

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Su una cosa però si sono trovati d’accordo, a parte qualche lieve differenza semantica. Che cosa ne pensate di Israele e dell’Iran, ha chiesto loro un giornalista? L’ex Fratello Musulmano, se così si può chiamare, ha risposto: «Israele è un nemico occupante, che possiede 200 testate nucleari, che non rispetta le decisioni internazionali e attacca i simboli religiosi. La maggioranza degli egiziani ritiene Israele un nemico. L’accordo con Israele (Il trattato di pace del 1979, ndr) dovrebbe essere rivisto, le sezioni che sono contro il nostro interesse dovrebbe essere subito rimosse. Per quanto riguarda l’Iran invece io non sono contrario ad avere un rapporto con loro. Ma loro non devono fare proselitismo e diffondere la fede sciita in Egitto, così come noi non dovremmo cercare di portarli a quella sunnita». Moussa dal canto suo ha detto: «Israele è un nostro avversario e il Trattato va rivisto. Per quanto riguarda l’Iran, è un paese arabo e quindi non appoggerei mai una guerra contro di esso».

Moussa e Fotouh non sono gli unici candidati alle presidenziali egiziane. Ce ne sono altri 11, ma secondo i sondaggi il 21 giugno, data in cui il presidente verrà ufficialmente nominato, sulla bocca di tutti ci sarà uno di loro due. Fotouh è uscito meglio dal confronto televisivo ma a prescindere da chi vinca, certe affermazioni su Israele e Sharia non gettano una bella luce su uno dei passaggi fondamentali della Primavera araba.

@LeoneGrotti

Tags: Egittofotouhmoussapresidenziali egitto
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