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«La “scuola per tutti” è la prima battaglia di libertà»

«Cosa festeggeremo a marzo, vent'anni di parità disattesa?». Parla Virginia Kaladich, presidente Fidae: «Lo Stato rispetti la legge»

Caterina Giojelli
17/02/2020 - 1:00
Società
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«Il comunicato del 7 febbraio è solo l’ultimo di una lunga serie, è da ottobre che chiediamo un confronto col ministro dell’istruzione, Fioramonti prima e Azzolina adesso, e ancora non siamo riusciti a parlare con nessuno. Anche se non ci sarebbe nulla su cui confrontarci: ancora una volta dobbiamo alzare la voce per ricordare al Miur di rispettare la legge». Virginia Kaladich, battagliera presidente nazionale di Fidae, federazione di scuole cattoliche primarie e secondarie, commenta a tempi.it le ultime cronache “lunari” dal pianeta parità scolastica: nei giorni scorsi il ministro Lucia Azzolina ha annunciato che i prossimi concorsi porteranno in cattedra 70 mila nuovi docenti. Ma secondo gli schemi inviati dal ministero, si tratterà solo di docenti statali: manca lo schema relativo alla procedura straordinaria, prevista dal decreto legge 126/2019, per l’abilitazione dei docenti precari delle scuole secondarie paritarie.

NUOVE CATTEDRE, MA SOLO NELLO STATO

Non è la prima volta: già in prima bozza il cosiddetto decreto “salva precari” aveva tagliato fuori i docenti in carica in queste scuole dai bandi, «peccato che la legge sulla parità preveda onori e oneri: per insegnare in una paritaria ci vuole l’abilitazione, per l’abilitazione ci vuole un ministero che avvii percorsi abilitanti. Percorsi previsti dalle norme e che da anni attendiamo vengano avviati dal ministero. Il quale ministero invece di avviarli, e permetterci di onorare la legge, ci ricorda che senza un numero adeguato di docenti abilitati ci toglie la parità. È successo l’anno scorso, comunicazione ricevuta da alcune nostre scuole».

«I NOSTRI DOCENTI NON SONO EXTRATERRESTRI»

Non solo a certe latitudini ministeriali quanto deciso dal legislatore per far funzionare un sistema pubblico integrato, formato da scuole statali e scuole paritarie accreditate, conta da vent’anni come il due di picche; ma quando si tratta di applicare le norme, il fabbisogno delle paritarie diventa invisibile, alla faccia della dignità garantita sulla carta ad ogni scuola e dei docenti che vi lavorano: «I nostri insegnanti non sono extraterrestri, hanno studiato e acquisito i titoli nelle stesse università degli altri e contribuiscono alla lunga storia di servizi di alta qualità delle scuole in cui insegnano: perché non riconoscere loro pari dignità e trattarli come docenti di serie b? Perché trattare le nostre scuole come scuole di serie b?».

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VENT’ANNI DI PARITÀ DISATTESA

Kaladich ricorda che la resistenza alle paritarie, lo abbiamo scritto più volte, va contro ogni logica di diritto, di economia e di buon senso. E che a vent’anni dalla legge sulla parità scolastica, a fare le spese dell’ottusità di Stato (e della retorica trita e ritrita dei giornali che giocano sul cliché ideologico della identificazione della scuola paritaria con quella privata e, va da sé, con la scuola dei ricchi o dei preti) è la famiglia: «La Costituzione denuncia una libertà che non è garantita: oggi in Italia un genitore non è libero di fare una scelta educativa. Di scegliere liberamente una scuola per i propri figli. A marzo cosa celebreremo, vent’anni di parità disattesa? Una legge incompiuta? Uno Stato che discrimina?».

INSEGNANTI E ALUNNI DISABILI DI SERIE B

Oltre alla cartina tornasole della questione precari, considerati ormai alla stregua di un cataclisma intrinseco al sistema scolastico, c’è quella del sostegno. Anche qui, la discriminazione è evidentissima, ventimila euro l’anno circa le risorse stanziate per un alunno disabile iscritto alla scuola statale, duemila circa se iscritto alla paritaria (dove tra l’altro aumentano le iscrizioni di questi bambini): «Quanti stipendi di insegnanti di sostegno possiamo permetterci stante l’entità (e i tempi di erogazione) del contributo? Aiutare le scuole ad aiutare le famiglie non è una battaglia di retroguardia: quella per la libertà di educazione, la scuola per tutti, è “la” battaglia di libertà del 2020».

NON MANCA UNA LEGGE, MANCA LA LIBERTÀ

E nessuno è esente: «Non so fino a che punto le famiglie percepiscano l’urgenza di questa battaglia. So che quelle che fanno i salti mortali per mandare i figli nelle nostre scuole hanno chiaro che onorare stipendi e qualità dell’insegnamento, e soprattutto offrire un certo tipo di percorso educativo non è un fatto di business né di semplice servizio». Secondo Kaladich in Italia non mancano le leggi, in Italia manca una cultura della parità scolastica e un’informazione corretta «e quando parlo di informazione corretta non mi riferisco solo alle questioni tecniche e finanziarie, ma al senso della parità stessa, i suoi contenuti. Cosa significa garantire la libertà di scelta, cosa significa “educazione” per i genitori e “educare” per i docenti? Se una scuola non viene scelta dalla famiglia in base al cuore della sua offerta educativa è giusto che chiuda. Quello che non è giusto è che la famiglia non sia messa nelle condizioni di poterla scegliere. E per fare questo io non credo servono altre norme, serve un’interpretazione onesta e corretta di una legge che già c’è. E che al centro di un dibattito, che sui giornali trova posto solo alla voce “rivendicazione di soldi e diritti”, torni a trovare posto ciò che veramente è in gioco oggi come ieri in Italia: l’emergenza educazione».

Foto Ansa

Tags: fidaelegge berlinguerLucia AzzolinaScuolaScuole Paritarievirginia kaladich
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