Dopo oltre cinque anni passati come parroco cattolico della chiesa dell’Assunzione della vergine Maria di Simferopoli, capitale della Crimea, padre Piotr Rosochacki è stato espulso il 24 ottobre. Le autorità russe, infatti, hanno respinto la sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno.
TUTTI ESPULSI. Se non cambierà qualcosa nel prossimo mese, la stessa fine di padre Piotr toccherà anche a tutti i 12 sacerdoti cattolici (otto polacchi e quattro ucraini) e alle otto suore (cinque ucraine, una lituana e due polacche) che si trovano in Crimea. Quasi tutti gli imam turchi (18 su 23) sono già stati espulsi allo stesso modo.
Da quando la Crimea è stata annessa alla Russia, a tutte le comunità religiose già registrate in Ucraina è stato chiesto di registrarsi nuovamente in ottemperanza alle nuove leggi russe. Fino a quando la registrazione non verrà effettuata, le comunità non potranno invitare religiosi di nazionalità straniera.
«SE NE OCCUPA MOSCA». Tutti i permessi di residenza decadranno il 31 dicembre 2014 ma l’Ufficio immigrazione russo non ha risposto a nessuna richiesta di registrazione fatta dai religiosi cattolici negli ultimi mesi. Contattato da Forum 18, il capo del dipartimento Affari religiosi della Crimea, Aleksandr Selevko, ha affermato: «Non so cosa succederà. Non è un problema mio, se ne occupa Mosca». Una funzionaria del ministero della Giustizia, Irina Demetskaya, ha aggiunto: «Finora solo cinque organizzazioni religiose hanno presentato i documenti per la nuova registrazione e sono tutti stati respinti».
«VOGLIO TORNARE». Padre Piotr Rosochacki (foto a fianco), dopo essere stato espulso, non si arrende: «Certo che voglio tornare nella mia parrocchia. Purtroppo a inizio 2015 tutti i sacerdoti e le suore saranno stati cacciati. L’Ufficio immigrazione ci ha detto che ora hanno troppo lavoro e che potranno occuparsi dei nostri documenti solo l’anno prossimo».