
La guerra “atomica” tra Francia e Germania

Parigi. Lo scorso 5 marzo, Le Monde, il quotidiano dell’intellighenzia parigina, raccontava fino a che punto Francia e Germania si stavano scontrando sulla questione del nucleare. Colpi bassi, lotte di influenza, ricatti che confermavano quanto fosse in crisi la “coppia” franco-tedesca anche su un tema centrale come quello dell’energia, con Parigi pronta a costruire sei nuovi reattori nucleari di ultima generazione (Epr) e Berlino che il 15 aprile ha staccato definitivamente i suoi ultimi tre.
Le Monde, soprattutto, spiegava come Berlino stia esercitando una pressione incessante per ridurre le ambizioni francesi e imporre a Bruxelles il suo modello di transizione energetica: una pressione incarnata dal vicecancelliere verde nonché ministro dell’Economia e della Protezione climatica Robert Habeck. La Francia, inoltre, è convinta che la presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, stia venendo meno al suo compito di difesa della “neutralità tecnologica” delle varie fonti energetiche a basso contenuto di carbonio, allineandosi invece agli interessi del suo paese d’origine (la Von der Leyen ha dichiarato che il nucleare «non è strategico» per il futuro, a differenza di solare, eolico e idrogeno).
Crociata contro l’atomo
A certificare la strategia tedesca volta a indebolire l’industria nucleare francese, è un approfondimento della rivista Conflits in collaborazione con il Comité d’Intelligence Stratégique pour la Souveraineté (CI2S). «Nel 2020, la Germania ottiene una vittoria decisiva: la chiusura della centrale di Fessenheim. In un momento in cui il parco nucleare francese è in difficoltà, Berlino ne approfitta per moltiplicare le azioni con l’obiettivo di indebolire l’industria francese del nucleare. Per salvare la sua competitività economica, la Germania finanzia delle fondazioni politiche che portano avanti delle operazioni di influenza anti nucleare sul territorio francese e all’estero, in particolare presso i fornitori di uranio», scrive Conflits, parlando di una vera e propria «crociata contro l’atomo francese» da parte di Berlino.
Il ruolo delle fondazioni politiche è centrale in questa guerra economica e politica mascherata contro Parigi. Queste strutture parapolitiche, finanziate principalmente dallo Stato tedesco e legate a un partito politico (la fondazione Konrad Adenauer vicina alla Cdu, la fondazione Friedrich Ebert connessa all’Sdp e la fondazione Heinrich Böll dei Verdi sono le più importanti), operano sia in Germania sia all’estero. Per le operazioni internazionali il finanziamento funziona così: la fondazione presenta un progetto per un’iniziativa specifica a un ministero e quest’ultimo decide se accettare o meno di finanziarlo.
Fondazioni politiche
«Lo Stato tedesco, attraverso l’intermediazione del suo ministero, può dunque essere qualificato come committente del progetto. Anche se non ne è il principale architetto, resta comunque il principale finanziatore e un attore centrale, senza il quale l’operazione non potrebbe concretizzarsi», afferma il CI2S, prima di aggiungere: «È importante sottolineare che il ministero sollecitato controlla in anticipo il progetto ed è interamente libero di accordare dei fondi. Dunque, quando i ministeri dello Sviluppo e degli Esteri finanziano progetti di influenza volti a produrre delle “trasformazioni socio-ecologiche”, lo fanno in totale libertà e piena consapevolezza».
La fondazione politica più attiva nell’offensiva anti nucleare francese è la fondazione Heinrich Böll, sotto l’influenza dei Grünen, i Verdi tedeschi. La sua strategia mira a demonizzare il modello nucleare francese nell’opinione pubblica in Germania attraverso azioni mediatiche e documenti dai toni apocalittici, e allo stesso tempo a finanziare delle strutture terze, tra cui figurano delle associazioni militanti come Réseau Action Climat.
Operazioni di disturbo
La fondazione Heinrich Böll, tra l’altro, è molto vicina alla nuova direzione di Europe Ecologie les Verts, il partito dei Verdi francesi. Lo scorso marzo, la vicepresidente dell’antenna parigina della fondazione tedesca è stata la prima ad intervenire durante una conferenza stampa nella sede dei Verts che ha segnato l’inizio dell’operazione di “controffensiva culturale” contro il nucleare della nuova segretaria nazionale, Marine Tondelier.
Anche altre associazioni come Greenpeace France e Les Amis de la Terre, fermamente ostili all’atomo, sono finanziate dalle fondazioni tedesche, dunque indirettamente dallo Stato centrale. C’è poi il ruolo della fondazione Rosa Luxembourg, vicina a Die Linke, il partito della sinistra radicale tedesca. A differenza della fondazione Heinrich Böll, la fondazione Rosa Luxembourg è attiva soprattutto all’estero, attraverso operazioni di disturbo delle relazioni tra la Francia e i suoi fornitori di materia prima nucleare.
Francia e Niger
Ultimamente, come riportato dal CI2S sulla rivista Conflits, la fondazione legata a Die Linke ha preso di mira in particolare la relazione tra Francia e Niger, paese che, nel 2020, ha garantito più di un terzo del fabbisogno di uranio destinato alle centrali francesi. In che modo? Diffondendo presso le autorità e le popolazioni locali una narrazione che accusa Parigi di portare avanti una politica neocoloniale a discapito di Niamey.
«Aspira a stigmatizzare la Francia nella speranza di degradare le relazioni tra Parigi e Niamey e perturbare in questo modo la catena di approvvigionamento della filiera nucleare francese in termini di uranio», spiega il CI2S. Uno sgambetto diplomatico ed economico finanziato dal ministero tedesco della Cooperazione economica e dello Sviluppo. Altro che “coppia” franco-tedesca.
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