Bocciata la legge Fini-Giovanardi sulle droghe che equipara leggere e pesanti (sulla questione leggete qui l’intervista a Giovanni Serpelloni, capo dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del consiglio dei ministri), si torna alla legge Vassalli-Iervolino com’era stata modificata dal referendum del 1993. Lo ha deciso oggi con una sentenza la Corte costituzionale e la motivazione risiede nel fatto che nella Fini-Giovanardi sono stati inseriti emendamenti estranei all’oggetto del decreto.
LE MOTIVAZIONI. La Consulta, dopo la camera di consiglio, ha rilasciato un comunicato in cui motiva la sentenza: «Si dichiara l’illegittimità costituzionale per violazione dell’articolo 77 comma 2 della Costituzione (in cui si stabilisce che il Governo non può emanare, senza delega delle Camere, decreti che abbiano valore di legge ordinaria), degli articoli 4-bis e 4-vicies ter del d.l. 30 dicembre 2005, n. 272 (ovvero il decreto legge che per la prima volta ha parificato droghe leggere e pesanti e poi è stato convertito in legge con la Fini-Giovanardi, ndr.), come convertito con modificazioni dall’art. 1 della legge 21 febbraio 2006, n. 49, così rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (cioè il Testo unico in materia di stupefacenti, ndr.)».
LA REAZIONE DI GIOVANARDI. Il senatore di Ncd Carlo Giovanardi ricorda che la legge che porta il suo nome «è entrata in vigore all’inizio del 2006: nessuno dei Governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di centrosinistra, di centrodestra o tecniche, ha mai provveduto a modificarla. Dopo otto anni la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altri sulla base anche di una ben orchestrata campagna promozionale».
DROGHE NUOVE. Per Serpelloni ora occorre ridefinire le norme perché non siamo più negli anni Novanta, quando era in vigore la Vassalli-Iervolino: «Quella legge fu fatta quando c’erano certe droghe che non esistono praticamente più, quando la percentuale di Thc (il principio attivo) nella cannabis era del 5 per cento mentre oggi siamo arrivati al 55. E soprattutto per l’arrivo sul mercato di nuove droghe sintetiche che ai tempi non esistevano»