«Non possiamo fare finta di essere d’accordo. Anche a costo di risultare impopolari. Anche a costo di correre dei rischi. Perché se esistono delle differenze sostanziali, queste vanno esplicitate. Con rispetto, ma anche con fermezza». Si infiamma Ezio Quarantelli, direttore della casa editrice torinese Lindau, quando ad essere messe sul tavolo sono le grandi questioni politico-religiose che accendono il dibattito culturale contemporaneo. Subito chiaro dunque ciò che preme a questa piccola e combattiva casa editrice: dire la propria incidendo in modo autorevole nella babele di relativismo «che oggi confonde le menti impedendo una chiarezza di giudizio intelligente sui fatti. Per fare questo bisogna però sapere da dove veniamo, quali sono le origini della civiltà occidentale ed europea. Questo è il criterio che ci guida nella scelta delle pubblicazioni, soprattutto saggistiche». Viste le premesse, va da sé che la chiacchierata con uno dei fondatori di Lindau, non possa che prendere naturalmente avvio dal confronto-scontro fra islam e cristianesimo.
Fra i vostri libri di maggiore successo si annoverano l’epocale pamphlet Occidente contro Occidente di André Glucksmann ed Eurabia di Bat Ye’or.
. con la quale la Fallaci era in debito, avendo fatto propria questa espressione che ha avuto poi grande risonanza. Ma non è finita. Oggi stiamo provvedendo alla ristampa del saggio di Bernard Lewis La sublime porta, mentre un altro libro importante è Islam e cristianesimo. Una parentela impossibile di Jacques Ellul, autore protestante. A sottolineare come quello che secondo noi va messo in discussione non riguarda l’intero mondo islamico, che io conosco bene avendo soggiornato a lungo in Iran e Iraq, bensì il nucleo più radicale della religione islamica. Ciò che infatti distingue profondamente l’islam dal cristianesimo è il rapporto con la rivelazione. Le nostre verità sono state trasmesse nei secoli da uomini quindi stanno dentro la storia, favorendo il confronto e di conseguenza permettendo la libertà. Il Corano invece è sceso dal cielo imponendo i suoi dettami che sono rimasti fuori dalla storia. E fuori da ogni libertà. Ci troviamo perciò di fronte a un problema teologico. Questo è il nostro compito dunque: risvegliare le coscienze fornendo gli strumenti per imparare a ragionare a chi si è abituato a pensare in modo semplicistico.
Un impegno che, a giudicare, dalla classifica delle vendite sembra portare frutto.
Perché quello che interessa davvero il lettore attento alla realtà è l’identità. Questo è il tema forte. Particolarmente sentito, fuori e dentro il mondo cattolico. Perché alla fine, anche chi non crede, ha voglia di conoscere, di capire da dove viene la parte migliore dell’Occidente, della storia di cui fa parte. Fino ad arrivare a mettersi in gioco per difenderla. Il nostro contributo lo diamo con tre collane: i Draghi, di attualità, politica e cultura, i Leoni, di storia, e i Pellicani, di religione e spiritualità. Ma fra così numerose pubblicazioni la nostra linea editoriale è ben rappresentata da La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza di Rodney Stark, che mostra come le più significative innovazioni intellettuali, politiche, scientifiche ed economiche dello scorso millennio in Occidente siano tutte riconducibili al cristianesimo, concludendo che la vera origine della ragione è da attribuire proprio alla teologia cristiana.
Eppure il vostro esordio come casa editrice puntava su tutt’altro genere.
Sì, quando nel 1989 fondammo Lindau pubblicavamo testi di vario genere, senza una connotazione ben precisa. In seguito decidemmo di specializzarci nell’area cinematografica. Un settore che appariva più sicuro dal punto di vista editoriale. Così nell’arco di 7 anni siamo diventati una delle case editrici di riferimento del settore.
Che cosa significa fare i piccoli editori in Italia oggi?
Mi sono pentito un sacco di volte da quando ho cominciato a fare questo lavoro, avevo 27 anni. Non sono mai andato a bottega da nessuno, ma ho imparato da tanti, tuttavia nel nostro paese è difficile crescere come editori. Non solo a causa dei bassi indici di lettura e dell’inadeguatezza delle strutture di distribuzione per la piccola editoria, ma anche perché non è mai facile ottenere un aiuto concreto a sostegno della voglia di fare. Però alla fine non ho mai lasciato perdere, prima per orgoglio, poi perché nel tempo Lindau è riuscita a ritagliarsi uno spazio significativo negli avamposti della battaglia culturale contemporanea in seno all’Europa.
Quanto paga la scelta di editare libri così politicamente scorretti come i vostri?
È una questione di metodo. Lindau è una casa editrice laica, non strutturata istituzionalmente all’interno della Chiesa, tuttavia abbiamo convinzioni in assonanza col mondo cattolico. Mentre il nostro approccio ci avvicina anche a quelli dall’altra parte della barricata. Abbiamo appena pubblicato, per esempio, Contro l’eutanasia di Lucien Israël. Un titolo assai eloquente, scritto da un medico ateo. In questo modo prendiamo posizione in modo esplicito cercando però di parlare a tanta gente. Gente diversa, che ha voglia di informarsi e di capire, che sia di destra o di sinistra non importa. Anzi ho il sospetto che Lindau susciti più curiosità proprio in quella parte di lettori da cui meno ci si aspetterebbe un interesse. La verità è che noi abbiamo una rappresentazione dell’Italia sbagliata, che è quella che ci fanno vedere i giornali. Invece dobbiamo renderci conto che esiste una grossa parte del paese che non è allineata col “pensiero dominante”, ma che tuttavia non si sente libera di esprimersi. Ha paura di essere messa alla gogna. C’è bisogno allora di qualcuno che mostri le ragioni di quello che, a tutti gli effetti, è un “pensiero forte”. Solo in questo modo, se adeguatamente stimolato, il pubblico risponde. E risponde bene. E allora si può davvero riempire di significato la parola dialogo, permettendo il confronto di pensieri diversi. Proprio come suggerisce il nome che abbiamo scelto per la casa editrice.
Cioè?
Lindau è una città su un’isola del lago di Costanza, proprio nel cuore dell’Europa, fra Germania, Austria e Svizzera. Crocevia di traffici e di civiltà.
Lei c’è mai stato?
Ovviamente sì. Anche se è un po’ troppo turistica per i miei gusti, vi si respira una bella aria.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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