Tra venti di guerra su vasta scala e i timori di confronto nucleare tra grandi potenze, l’accordo faticosamente raggiunto tra Israele e Libano per la demarcazione dei confini marittimi rappresenta uno spiraglio di luce in una regione che da sempre è considerata foriera di conflitti. L’accordo, che deve essere ancora firmato dai rispettivi governi, è stato mediato dagli Stati Uniti e favorito dalla Francia che ha sfruttato la sua influenza sulla leadership sunnita libanese.
Dall’accordo nessun vantaggio per Hezbollah
L’intesa deve essere ancora approvata formalmente, ma il benestare alla proposta estesa dal mediatore e inviato speciale statunitense, Amos Hochstein, da parte del presidente libanese Michel Aoun e del premier israeliano, Yair Lapid, blocca sul nascere un potenziale nuovo conflitto nell’area tra Israele e il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah. L’accordo apre inoltre le porte all’esplorazione e alla perforazione dei giacimenti del Mediterraneo orientale, offrendo un potenziale sollievo al Libano, che sta patendo la più grave crisi economica della sua storia, e potenziali nuove opportunità anche per i paesi europei alla disperata ricerca di risorse alternative al gas fornito dalla Russia.
I principali detrattori dell’accordo, tra cui spicca l’ex premier israeliano e leader del partito Likud, Benjamin Netanyahu, sostengono che l’intesa creerà problemi a Israele, offrendo potenziali benefici e risorse economiche ad Hezbollah. Il primo ministro Lapid e il consigliere per la sicurezza nazionale Eyal Hulata hanno affermato che qualsiasi entrata per il Libano da parte dello sfruttamento delle potenziali risorse di gas offshore non andrà a Hezbollah.
La contesa tra Israele e Libano
Israele e Libano non hanno rapporti diplomatici e sono formalmente ancora in guerra dal 1982. Dopo il ritiro di Israele dal sud del Libano nel 2000, non esiste un confine terrestre definito e riconosciuto, ma solo una linea di demarcazione, la cosiddetta “linea blu” presidiata dalla Missione di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil). Tale situazione ha ripercussioni anche sulle acque considerato che ad oggi vi è una demarcazione fisica, la cosiddetta “linea delle boe” che prosegue dalla costa per soli cinque chilometri, rendendo impossibile stabilire confini marittimi territoriali e Zone economiche esclusive. L’area di 860 chilometri quadrati del Mediterraneo orientale su cui insiste l’accordo ospita potenzialmente petrolio e gas per un valore di miliardi di dollari. Sono state infatti le scoperte fatte da Israele negli ultimi anni a sollevare in Libano la necessità di una risoluzione della disputa con l’avvio nel 2020 dei primi negoziati indiretti ospitati dall’Unifil e mediati dagli Stati Uniti, più volte rinviati e bloccati.
Le tensioni sono peggiorate con l’invio nel mese di giugno della piattaforma petrolifera della compagnia Energean incaricata da Israele di effettuare perforazioni nel giacimento di Karish, la cui parte settentrionale rientra nell’area contesa. L’arrivo della piattaforma ha spinto il gruppo sciita Hezbollah ad alzare i toni della disputa minacciando di colpire con missili balistici e droni Israele e le eventuali infrastrutture per l’estrazione di gas. Solo cinque giorni prima dell’annuncio del raggiungimento di un accordo, il 6 ottobre, il ministro della Difesa Benny Gantz aveva ordinato alle truppe israeliane di stare in allerta nel nord del paese, temendo un’eventuale escalation, mentre circolavano voci di un rifiuto da parte del Libano della proposta estesa da Israele al testo di accordo del mediatore Hochstein.
I termini dell’accordo
Il testo ufficiale dell’accordo è ancora formalmente segreto, ma il testo è trapelato sui principali media israeliani. Il documento ha la data del 10 ottobre e si presenta come uno scambio di lettere tra il mediatore Usa e le due parti, che non avendo rapporti diplomatici non possono avere contatti diretti, ma che possono, secondo il diritto internazionale, vedere riconosciuto un accordo tramite lo scambio di missive. Nel preambolo si può leggere: «Gli Stati Uniti comprendono che (Libano/Israele) è pronto a stabilire il proprio confine marittimo permanente e a concludere una risoluzione permanente ed equa in merito alla sua disputa marittima con (Israele/Libano)».
L’accordo presenta anche le coordinate precise dei confini marittimi che confermano che l’intero triangolo di Mediterraneo conteso di 860 chilometri quadrati ricade nelle acque economiche libanesi, con il confine che sarà sulla cosiddetta linea 23, che di fatto esclude il giacimento Karish dalle acque rivendicate da Beirut. Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Hulata Israele avrebbe quindi concesso circa un chilometro quadrato delle sue acque territoriali. La contropartita per le concessioni fornite dallo Stato ebraico sarebbe la possibilità di ottenere royalties dalla compagnia francese Total Energies che guida il consorzio incaricato di avviare le perforazioni nei Blocchi 4 e 9 nelle acque libanesi, di cui fanno parte anche l’italiana Eni e lo Stato libanese (che ha rilevato di recente la partecipazione della russa Novatek).
Anche Hamas appoggia l’intesa
Mentre in Cisgiordania il nuovo gruppo armato palestinese Lion’s den sta colpendo duro contro le forze di sicurezza israeliane, lo storico nemico dello Stato di Israele, Hamas, ha accolto con favore l’accordo. Il gruppo palestinese ha diramato un comunicato stampa dove «loda la posizione coraggiosa assunta dal governo libanese» che ha portato al raggiungimento dell’intesa con «l’entità sionista», la quale cerca di «prendere il controllo delle risorse della regione».
La mossa del Libano, secondo il movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza, è un «passo verso il raggiungimento di una soluzione» a fronte dei tentativi di alimentare «sedizione» e «odio tra i popoli della regione».
Hamas ha espresso apprezzamento per la «politica saggia» e la «lungimiranza» mostrata dal segretario generale del movimento libanese filoiraniano Hezbollah, Hassan Nasrallah, il quale avrebbe il merito non aver fatto scivolare la regione verso un «conflitto inutile».
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