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Iva all’8 per cento (anziché al 22) per le giovani coppie che arredano casa

Dopo il successo del bonus mobili, Federlegnoarredo propone di portare l'Iva sugli arredi all'8 per cento, in linea con gli altri paesi europei. Almeno per le giovani coppie

Matteo Rigamonti
12/12/2013 - 18:47
Interni
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Iva agevolata per tutti coloro che arredano casa. Proprio come già succede nel resto d’Europa, dove l’Iva sugli arredi è generalmente compresa tra il 6 e il 10 per cento. E se per tutti non è possibile, almeno per le giovani coppie di sposi. A proporre di abbassare strutturalmente l’Iva sugli arredi dal 22 all’8 per cento, almeno per le giovani coppie di under 35, è Federlegnoarredo, che, in partnership con tutte le sigle sindacali di categoria (Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil), invita il governo ad agire subito, con un «immediato intervento strutturale» sul tema. A beneficio anche dei consumi e delle aziende del settore, che in Italia occupa 370 mila addetti e 70 mila imprese, per una produzione totale pari a 27 miliardi di euro, senza considerare l’indotto. L’appello è stato lanciato alla conferenza di fine anno di Federlegnoarredo, dove il presidente Roberto Snaidero, il direttore generale Giovanni De Ponti e il presidente di Assarredo Giovanni Anzani hanno presentato anche, per la prima volta, i risultati già ottenuti grazie al bonus mobili.

I BENEFICI DEL BONUS MOBILI. Il bonus mobili – grazie al quale è stata estesa la detrazione Irpef al 50 per cento per una spesa massima di 10 mila euro per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici finalizzati all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione edilizia – ha permesso al legno-arredo di «recuperare 314 milioni di euro di fatturato alla produzione», ha spiegato Snaidero, «mantenere aperte 1.000 fabbriche e continuare a garantire gli stipendi a 3.800 addetti che altrimenti rischiavano la disoccupazione». Qui i dati riassunti in una tabella:

FAR RIPARTIRE IL MERCATO INTERNO. Il bonus mobili, inoltre, dopo essere stato prorogato fino al 2014, consentirà, secondo le previsioni del centro studi Cosmit-Federlegnoarredo, un recupero di spesa al consumo pari a circa 1,2 miliardi di euro entro il 2014. Un importo che non basterà certo a risolvere la crisi  da sé, ma che può indubbiamente rappresentare, oltre ad una boccata di ossigeno per le imprese italiane, anche un piccolo volano per i consumi interni, così duramente provati. Come evidenziato in quest’altra tabella, infatti, il calo di fatturato 2013 del legno-arredo (900 milioni di euro in meno rispetto al 2012, per un totale di 27,4 miliardi) è il risultato della differenza tra l’export, che cresce nonostante tutto (+7,2 per cento, pari a 500 milioni di fatturato in più), e il crollo del mercato interno (-7,1 per cento, pari a 1,4 miliardi di fatturato in meno). E se non ripartono i consumi interni, ha spiegato, invece, De ponti, tutte quelle imprese che non vivono sull’export, per le più svariate ragioni, difficilmente resisteranno. Non è un caso che nell’ultimo anno di crisi abbiano già comunque chiuso oltre 2.400 imprese del legno-arredo, per una perdita totale di 6.821 addetti.

CHI ESPORTA RESISTE. A tenere in piedi in questo difficile momento l’economia italiana, come detto, è l’export, ma non l’export in generale. Come evidenziato in tabella, infatti, ad andare bene sono soprattutto i mercati extra-Ue, perché non è solo il mercato italiano ad essere in crisi, ma sono tutti i mercati dell’area euro. Pur rimanendo essi, in termini assoluti, ancora le piazze di riferimento per l’imprenditoria italiana, insieme alla Russia la cui economia cresce in doppia cifra.

FARE PRESTO. Questa la fotografia del legno-arredo in Italia, uno dei settori più importanti e al tempo stesso provati della piccola e media imprenditoria italiana, che costituisce il «nerbo» dell’economia del Paese, come ha ricordato oggi Snaidero. Un settore che, però, per non soffocare, necessita di interventi quanto mai tempestivi da parte del governo. E l’appello a «fare presto» da parte di chi non è certo intenzionato a scendere in piazza con i Forconi come Federlegno, è comunque risuonato più volte durante la conferenza.

C’è un ulteriore aspetto, infine, che è stato ribadito più volte alla conferenza di fine anno e che merita di essere menzionato. Si tratta del fatto che il bonus mobili è una misura a costo zero per lo Stato, un tipo di soluzione che, pertanto, dovrebbe incontrare sempre il gradimento di chi amministra la cosa pubblica in un momento di scarsità di risorse come l’attuale. Questo è possibile perché, come ben evidenzia un grafico del Servizio Studi della Camera dei deputati sugli incentivi alla riqualificazione edilizia, tra i quali rientra anche il bonus mobili, il minor gettito Irpef nei dieci anni successivi all’acquisto di nuovi mobili è pienamente compensato dal maggior gettito Iva attribuibile proprio a quelle spese che, in assenza del bonus mobili, difficilmente sarebbero state effettuate. Chissà che il bonus mobili possa presto fare scuola ed essere imitato. Magari a cominciare proprio dall’Iva agevolata per le giovani coppie.

 

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