Madrid si ribella (ancora una volta) all’indottrinamento socialista a scuola

Di Redazione
19 Giugno 2022
Ecofemminismo, diritti, matematica “socio-affettiva”, bandita la "vecchia" storia di Spagna. Isabel Díaz Ayuso annuncia il ricorso contro il piano del governo Sánchez di allevare giovani «che non sapranno chi sono e da dove vengono»
Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunidad de Madrid
Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunidad de Madrid (foto Ansa)

Isabel Díaz Ayuso non arretra di un millimetro sull’educazione: zeppo di ideologia e poverissimo di contenuti, la Comunidad di Madrid ha annunciato che presenterà ricorso alla corte Suprema contro il Regio Decreto sul piano di studi per il Bacchillerato (scuola superiore) approvato dal governo centrale nell’ambito della nuova legge sull’istruzione, l’ultralaicista Lomloe (Ley Orgánica de Modificación de la Loe).

Díaz Ayuso contro l’indottrinamento a scuola

Non è il primo e non sarà l’ultimo scontro di Madrid sulla Lomloe e il suo corteggio di decreti benedetti da Pedro Sánchez, quello sul Bacchillerato e sull’Eso (ciclo di istruzione secondaria obbligatoria), che cancella lo studio della filosofia e della storia “in ordine cronologico”, sostituendoli con l’apprendimento di “valori civici ed etici”, una nuova “educazione alla cittadinanza”, la “memoria democratica”, l’”ecofemminismo”, l’”etica della cura”, i “diritti Lgbtiq+”, la matematica di genere o “socio-affettiva”.

Imbastita nel 2020 dall’allora ministro spagnolo Isabel Celaá per sostituire il diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione con il solo “diritto all’istruzione pubblica”, la presidente madrilena aveva già risposto alla Lomloe annunciando a Madrid una legge sulla libertà di scelta educativa per proteggere la scuola “concertada” (qui vi avevamo raccontato come la ley Celaá intendesse affossare le scuole libere spagnole) e continua ora a mettere i bastoni tra le ruote dell’esecutivo puntando a conservare tutto ciò che la Lomloe smantellerà da settembre nelle scuole di Spagna, in particolare quelle che danno accesso alle università. «Stanno facendo saltare i ponti tra passato, presente e futuro e facendo saltare in aria il quadro su cui si basa la convivenza spagnola», ha tuonato Isabel Díaz Ayuso annunciando il ricorso contro una decisione presa dal governo Sánchez «in segreto, senza consenso nazionale. Cercano di trasformare la società a propria immagine e somiglianza».

Sánchez vuole giovani senza pensiero critico

L’accusa, mossa alla coalizione di governo, «la più dannosa e debole» toccata in sorte alla Spagna, è di avere approfittato della pandemia per silenziare il dibattito sull’educazione e di strumentalizzare i ragazzi per crescere un popolo a misura di socialista e memoria democratica: una generazione di spagnoli che «non sapranno chi sono e da dove vengono», abbandonati in «un limbo senza futuro». Fa orrore, alla presidente, l’idea di espungere dallo studio della storia, in nome di un approccio moderno e contemporaneo, le tappe antecedenti al XIX secolo e non, tra le altre la Storia di Spagna, dei Romani, la dominazione musulmana, la riconquista della Penisola da parte dei cristiani, l’eredità ebraica, la monarchia cattolica, la scoperta, l’esplorazione e l’eredità spagnola in America, l’importanza della costituzione del 1978, il terrorismo dell’Eta.

Non ci sta, Ayuso, ad avallare l’ingegneria ideologica che sta «riprogettando l’intera Spagna», non sulla pelle dei ragazzi a cui viene inflitta la “matematica di genere”, l’indottrinamento alla “pluralità di identità” e alle “identità nazionali”, al “consumo responsabile, all’equità, non discriminazione o uguaglianza, emergenza climatica, miglioramento dell’umanità e del pianeta” cancellando la storia di Spagna e la possibilità di crescere con un pensiero critico.

«Odiano la Spagna, Madrid non resta in silenzio»

Faccia lei, integri ciò che le pare, è stata in soldoni la risposta dei sostenitori della Lomloe, ricordando che il 40 per cento del curriculum può essere deciso dalle Comunità. «Scadenze impossibili da rispettare», sottolinea invece Ayuso: il ritardo nell’approvazione dei decreti statali ha costretto gli editori a modificare i materiali in base alle direttive dell’esecutivo senza aspettare quelli delle comunità autonome, ancora in fase di elaborazione. Pertanto Madrid ha chiesto la sospensione cautelare del decreto, per poter utilizzare, nel frattempo, i libri di testo attuali, senza escludere il ricorso alla Corte Costituzionale. «Il nostro governo non rimarrà in silenzio, utilizzerà tutti gli strumenti dello Stato di diritto con lealtà, ma con fermezza, e lotterà per questa generazione» perché non sia plasmata da «persone che odiano la Spagna e le fondamenta culturali che ci hanno donato i paesi più liberi, democratici e prosperi dell’Occidente».

Dalla storia alla geografia, il curriculum in elaborazione a Madrid non scantona argomenti quali l’organizzazione territoriale dello Stato o il processo di costruzione europea, mentre in Lingua e Letteratura spagnola sono stati aggiunti i classici come Cervantes, Lope de Vega, Góngora e Quevedo, il Modernismo. In Filosofia sono stati inclusi autori come Maimonide, Newton o Hegel, mentre in Economia e Commercio e Design sono stati inclusi competenze sui modelli di business, economia di mercato, bilancio. Non «l’educazione in franchising» proposta dal governo «che potrebbe essere offerta qui o in qualsiasi parte del mondo».

Strana idea di “censura” di chi cancella la storia

La stampa irride Ayuso accusandola di trumpismo, usando la “solitudine” di Madrid, il cui attacco frontale non ha fatto scuola nelle altre regioni a trazione popolare, giocando sul decreto avallato dallo stesso Pp di José María Aznar che demanda a ciascun centro educativo la libertà di decidere sui libri di testo. Di più, l’attuale ministro dell’istruzione Pilar Alegría accusa «la presidente che si è presentata come la regina della libertà» di «voler censurare tutto». «Fortunatamente, in questo paese, siamo nel 21° secolo e la censura è stata lasciata indietro molto tempo fa», continua la pasionaria della estromissione dalle scuole dell’obbligo della Filosofia e di avvenimenti impresentabili quali la scoperta dell’America, della storia insegnata per “nuclei e blocchi tematici”, come la disuguaglianza sociale e la lotta per il potere l’ecofemminismo, i diritti arcobaleno, della matematica non più impartita per logaritmi e calcoli, ma per il “significato socio-affettivo” che essa porta nel mondo nuovo a misura di socialista.

Isabel Díaz Ayuso sarà ospite dell’evento “Chiamare le cose con il loro nome – Premio Luigi Amicone” organizzato da Tempi a Caorle dal 15 al 17 luglio. La presidente della Comunidad de Madrid sarà la protagonista di un incontro sabato 16, alle ore 18.30 in piazza Vescovado.

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