Contenuto riservato agli abbonati
Quello dell’Iraq è un popolo «unito dalla sofferenza». È questa l’immagine fornita a Tempi da monsignor Thabet Habib Yousif Al Mekko, vescovo dell’eparchia caldea di Alqosh, città situata nella piana di Ninive a nord di Mosul, della situazione del Paese a 20 anni dall’operazione Iraqi Freedom (Oif) condotta dagli Stati Uniti nel 2003 per rovesciare il regime di Saddam Hussein, la cui caduta e il caos che ne seguì aprirono le porte all’estremismo islamico e il terrorismo prima di Al Qaeda e poi dello Stato islamico. La devastazione della guerra e l’insurrezione che a partire dal 2006 si trasformò in guerra civile hanno decimato la popolazione cristiana, facendo quasi sparire alcune tra le comunità più antiche del mondo.
Da un milione a 300 mila cristiani in vent'anni
«Dopo 20 anni dall’invasione degli Stati Uniti, in Iraq la situazione dei cristiani è questa: da oltre un milione siamo diminuiti a 300.000, cristiani di tutte le confessioni e le chiese. Al nord avevano una vit...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno