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Intervista – Gustav Klimt, attivatore di sinergie e amante del gioco di squadra

zS4jtT05arHxtYS6G5zgxcOKh4Wo2-fdXtIxt6uQz8UIl Palazzo Reale di Milano ospita fino al prossimo luglio una mostra dedicata al padre del famosissimo Fregio di Beethoven, Gustav Klimt. A raccontarci la genesi dell’evento e della vita creativa e privata dell’artista austriaco è la curatrice e studiosa klimtiana Eva di Stefano.

A due anni dal 150° anniversario dalla nascita di Klimt, per il quale sono state organizzate varie rassegne non solo nella sua Vienna, ma anche in Italia, Milano presenta al pubblico la mostra Klimt. Alle origini di un mito. Quali sono, tra i venti oli esposti, le opere più rappresentative del periodo più acerbo del maestro della Secessione Viennese?

Segnalo un piccolo ritratto della sorella Klara, eseguito a vent’anni, quando Klimt non ha ancora finito gli studi e si esercita ritraendo i suoi familiari. Questo ritratto testimonia già una grande abilità e un illusionismo quasi fotografico nella resa fisiognomica, così come nella seconda sala della mostra il bellissimo disegno a gessetto nero Testa d’uomo del 1879 su cui vale la pena soffermarsi. L’eccellenza nel disegno e nella resa dei volti sono qualità che caratterizzeranno anche l’opera successiva quando si allontanerà dalla pittura tradizionale. La prima parte della mostra, che presenta la sua formazione nell’ambito della pittura ottocentesca e storicista, rende perciò più evidente lo stacco e la forza del rinnovamento artistico apportato dal movimento della Secessione di cui Klimt sarà protagonista.

Quali opere svelano, invece, determinati aspetti del suo carattere, raccontandoci del suo mondo affettivo e delle sue passioni per teatro e musica?

Mettendo in evidenza il contesto attraverso l’esposizione di opere di amici e sodali, la mostra racconta i suoi solidi affetti familiari, la collaborazione con i fratelli anch’essi artisti, il talento del fratello Ernst morto precocemente, e rivela anche come Klimt alla solitudine creativa preferisse fin dall’inizio il gioco di squadra: nei primi anni fondando con il fratello Ernst e l’amico Franz Matsch la Compagnia degli artisti con un atelier in comune, e in seguito dando vita nel 1897 al gruppo della Secessione che realizza mostre collettive e mette a punto la  nuova estetica attraverso la rivista Ver Sacrum. Per quanto di poche parole, possiamo considerare Klimt come un attivatore di sinergie. Inoltre, attraverso i disegni di nudo, opere sensuali come Acqua mossa e i tanti ritratti femminili, la mostra suggerisce come per lui le donne e l’erotismo fossero un soggetto privilegiato nell’arte e nella vita.

V9hE_whvXg8R1bOown0c9bWYqH1m5aiBdzU9hCYtf8kTeatro e musica caratterizzavano la vita culturale viennese del tempo, che Klimt amico e ammiratore di Mahler (ricordiamo che il volto del Cavaliere nel Fregio di Beethoven ha i suoi tratti) chiaramente condivide. Tra l’altro, nella fase giovanile con la sua Compagnia degli artisti viene incaricato di decorare diversi teatri (Karlsbad, Bucarest, Reichenberg, Fiume) nelle varie province dell’impero asburgico, fino ad arrivare all’importante committenza per il nuovo Burgtheater di Vienna, vero centro della vita sociale frequentato anche dall’imperatore Francesco Giuseppe. In questa occasione Klimt ripercorrerà l’intera storia del teatro occidentale dipingendo diversi soggetti dal teatro antico di Taormina al teatro di Shakespeare a Londra. In altre circostanze i soggetti sono tratti invece dalla mitologia, come ad esempio nel neobarocco bozzetto di Klimt per il sipario del Teatro di Karlsbad esposto in mostra. Nella sala successiva con il Fregio di Beethoven non solo si può misurare la distanza tra il periodo storicista dell’artista e la modernità del nuovo linguaggio secessionista, ma si celebra il potere della musica attraverso un’interpretazione visiva e narrativa del coro della Nona Sinfonia, che perciò fa da colonna sonora della mostra.

Come è stato ideato l’allestimento?

Il percorso intreccia andamento cronologico e tematico: si apre con gli anni di formazione e si conclude  con l’esuberante nudo di Adamo ed Eva, uno degli ultimi dipinti rimasto tra l’altro incompiuto a causa della morte dell’artista. Ma le opere sono raggruppate anche per soggetto in sale tematiche dedicate ai ritratti, ai paesaggi e al nudo, in modo da dare ai visitatori sia una panoramica dei temi prediletti dall’artista sia l’opportunità di confrontare il suo stile con quello di altri artisti affini, esposti per contestualizzare meglio questa vicenda di transizione alla modernità.

bPewtr-WDPVp2BOrSGk1nzC2RA84OQRV94Oi6_I0PMw-1Il cuore della mostra è a metà percorso, nella sala centrale dove la magnifica riproduzione del Fregio di Beethoven, fedele per tecnica e misure all’originale conservato a Vienna nel palazzo della Secessione, propone un’immersione  totale nel clima estetico dell’epoca. La pregevole riproduzione è stata realizzata in occasione della Biennale di Venezia del 1984 dedicata a Le arti a Vienna dalle stesse maestranze che hanno restaurato l’inamovibile originale. Il Fregio è davvero emozionante: rappresenta l’apice dello stile klimtiano basato su stilizzazione, bidimensionalità, linearismo, alternanza musicale di pieni e vuoti, elementi ornamentali eclettici, mentre il suo tema narrativo, attraverso il  Cavaliere/Artista  che, dando ascolto al desiderio umano di felicità, attraversa un mondo ostile e pericoloso dominato dalle forze del male e del vizio, per raggiungere la Poesia e il regno fiorito dell’abbraccio d’amore, ci comunica compiutamente il credo artistico di Klimt.

@ARTempi_

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