
La preghiera del mattino
Il problema di Renzi e Calenda, seminatori di vento

Sulla Zuppa di Porro Max Del Papa scrive: «A forza di impedire la parola, l’Occidente si è negato il pensiero. A forza di esprimersi nel modo più politicamente corretto, si è condannato a un’esistenza da struzzo. Aggressivo, ma struzzo. Quante ferite nasconde, e disvela, l’esecuzione di un civile nero da parte di cinque militari neri, nella terra della democrazia occidentale».
Un’intelligente riflessione di Del Papa sul delirio politically correct che fa passare sotto la voce “razzismo” l’uccisione da parte di cinque poliziotti neri di un malcapitato nero anch’esso, indica come più in generale “impedendo la parola” l’Occidente si stia privando del pensiero: infatti il sacrosanto impegno a combattere il razzismo è una cosa, un’altra ragionare su che cosa aiuta e che cosa no una società complessa come quella americana a stare insieme. E così una cosa è difendere a oltranza il diritto delle persone adulte a determinare la propria vita, un’altra negare che la natura sia organizzata sulla dicotomia maschile/femminile. O una cosa è condannare “senza se e senza ma” l’aggressione russa a Kiev e l’altra negarsi la comprensione di quali equilibri internazionali possano scongiurare una guerra nucleare. Insomma sono ormai tanti i casi nei quali negare, anche con oneste motivazioni, la parola significa annullare il pensiero.
* * *
Su Huffington Post Italia Angela Mauro scrive: «Charles Michel arriva a Roma con un viatico che piace a Giorgia Meloni. Da tempo, il presidente del Consiglio Ue sostiene la necessità di un nuovo fondo comune europeo per affrontare la crisi, la crescita dell’inflazione e soprattutto per tutelare il mercato unico dell’Unione dal piano anti-inflazionistico degli Stati Uniti, 369 miliardi di dollari a sostegno delle imprese che investono nella filiera “green” degli Usa».
È sempre più evidente come il fatto che a Roma ci sia un governo forte per la legittimità che gli dà il voto degli elettori, dia all’Italia un nuovo peso politico anche nell’Unione Europea, alla vigilia di decisioni che condizioneranno la nostra economia. Ecco perché chi non ha serie convinzioni politiche alternative, farebbe bene anche nelle prossime elezioni regionali a non indebolire le forze che sostengono Giorgia Meloni.
* * *
Su Dagospia si scrive: «Dopo le regionali in Lombardia e nel Lazio del 12 e 13 febbraio, il terzo polo potrebbe deflagrare. Il soldatino di Macron, Sandro Gozi, eletto all’Europarlamento nella circoscrizione francese con la lista Renaissance, promossa dal presidente francese, si è già messo d’accordo con Carlo Calenda per silurare Renzi (i rapporti tra i due galletti del Terzo Polo sarebbero ai minimi termini). Il gruppo liberale di Renew-Europe, in cui è già confluito Azione, è il terzo per dimensioni al Parlamento europeo con 102 deputati».
Non è improbabile che chi ha seminato tanto vento come il duo degli avventurosi Carlo Calenda & Matteo Renzi finisca per raccogliere la sua bella e inevitabile dose di tempesta. Certi comportamenti sono in parte comprensibili di fronte al terribile sbandamento del Pd, ma ugualmente il puntare tutte le carte sulla formazione di una banda di “risentiti & avanzati” che, a metà tra il tecnocraticamente e il qualunquisticamente, non sono né di destra né di sinistra finisce per produrre ancora più disgregazione di quella che già abbondantemente circola nella democrazia italiana. E alla fine, peraltro, si diventa vittime della propria stessa iniziativa.
* * *
Su Formiche Ezio Mauro dice: «Esiste una classe dirigente che sicuramente è una brutta copia della classe dirigente con cui aveva a che fare l’avvocato: oggi sono tutti personaggi minori. Lui si confrontava, nel nostro paese e fuori, con figure che avevano uno spessore maggiore».
È incredibile questa lettura dei fatti che in tanti oltre a Ezio Mauro ci propongono, seconda la quale l’evidente crisi della politica italiana sia una specie di malattia che viene da Marte e della quale le classi dirigenti, di cui Gianni Agnelli era un punto di riferimento essenziale, non hanno alcuna responsabilità. In realtà la Fiat ha avuto un peso fondamentale nel non aiutare l’Italia a uscire dalla crisi che la fine della Guerra fredda ha prodotto in uno Stato di cui proprio quella “guerra” aveva definito alcuni caratteri fondamentali. Si consideri la questione delle indagini sull’illegalità dei finanziamenti illeciti alla politica. Il sistema d’influenza torinese, invece di contribuire a un’opera di verità che rivelasse il meccanismo unico politica-economia alla base di un sistema per certi tratti illegale, ha sostenuto l’azione unilaterale della magistratura tesa a liquidare solo una parte dello schieramento politico. Si consideri come poi anche proprio Agnelli abbia fatto mancare il suo aiuto alla Mediobanca di Enrico Cuccia, il centro finanziario che di fatto sosteneva la maggior parte della grande industria privata in Italia, indebolendo così strutturalmente il ruolo della nostra economia (facendo alla fine diventare la Fiat parte più del sistema economico francese che di quello italiano) e dunque anche la politica. Comprendiamo che verso personaggi che hanno auto un ruolo complesso con molti aspetti anche di grande rilevanza come Gianni Agnelli si provi nostalgia. Però anche la retorica, come la pazienza, dovrebbe avere i suoi limiti.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!