La sentenza 601/2012 della Suprema Corte di Cassazione, ricalca un copione che purtroppo più volte abbiamo visto ripetersi negli ultimi anni in Italia.
Innanzitutto il merito del caso deciso non è certamente scandaloso: i Giudici della prima sezione della Cassazione dovevano semplicemente stabilire se un bambino conteso tra un padre violento, che l’aveva abbandonato fin dalla nascita, e una madre tossicodipendente, che si è curata in comunità ed è andata successivamente a vivere con una volontaria della stessa, dovesse rimanere con la madre, o essere affidato al padre che accusa le due donne di avere un rapporto omosessuale.
In questa complessa e angosciosa situazione (con il padre musulmano che faceva valere anche principi religiosi) i magistrati hanno confermato quanto già deciso in appello, e cioè che in questo caso specifico era meglio che il bambino rimanesse affidato alla madre.
Perché allora tutti i giornali italiani hanno dedicato titoli cubitali e pagine intere alla sconvolgente notizia che la Cassazione aveva deciso che in Italia i bambini potessero essere affidati a coppie omosessuali?
Semplicemente perché la Sezione presieduta dalla dottoressa Maria Gabriella Luccioli ha approfittato della sentenza per aggiungere l’opinione dell’estensore che non sia affatto necessario per l’equilibrato sviluppo dei bambini il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia composta da madre e padre, essendo tale considerazione non fondata su “certezze scientifiche” e “dati di esperienza”.
Questa opinione nel nostro ordinamento vale come quella di qualsiasi altro cittadino, che non ha peraltro il privilegio di poter scrivere le sue opinioni nelle sentenze, ma sicuramente non può scavalcare i principi contenuti nella Carta Costituzionale, nelle leggi in vigore e in una sterminata documentazione scientifica che dimostra esattamente il contrario di quanto sostenuto dall’estensore della sentenza.
È davvero singolare che davanti a questo prevedibilissimo putiferio la presidente Luccioli inviti a leggere pacatamente la sentenza, che non poteva non suscitare interessati equivoci.
Ma data l’enormità di questa “opinione”, era lecito attendersi una levata corale di scudi dei cattolici presenti in tutti gli schieramenti politici.
Ancora una volta invece, salvo rarissime eccezioni, i “cattolici-democratici” sono stati colpiti dalla solita afasia cronica che li colpisce quando c’è da prendere posizioni sui cosiddetti valori non negoziabili.
È impressionante che chi fustigava ogni giorno, accusandole di scarsa coerenza, le persone che come me si sono sempre impegnate in politica in un partito, nel caso la Democrazia Cristiana, abbiano così spregiudicatamente dimenticato la loro vita precedente non appena agguantato un seggio parlamentare.
Analogo ragionamento si potrebbe fare su chi pro-tempore ricopre l’incarico di ministro con delega alla Famiglia (Andrea Riccardi), molto spesso identificato come la lunga manus del mondo cattolico, che ha rilasciato in questi giorni molte dichiarazioni sulla composizione delle liste del Centro di Casini, Fini e Monti ma che evidentemente non si è accorto di una tematica che sta appassionando non solo l’Italia ma l’intera Europa (vedi quello che sta accadendo in Francia).