La svolta “sovranista” della sinistra europea sui migranti

Di Rodolfo Casadei
20 Settembre 2024
La Germania usa il pugno duro, il Regno Unito "copia" l'Italia, la Spagna chiude accordi di «migrazione circolare» coi Paesi africani. Scholz, Starmer e Sanchez sono diventati di destra? Oppure si sono accorti che c'è un problema?
Migranti, isole Canarie, Spagna (Ansa)
Migranti, isole Canarie, Spagna (Ansa)

Fra i politici di sinistra al potere in Europa è rimasto soltanto Pedro Gomez, capo del governo spagnolo grazie al sostegno dei partiti indipendentisti catalani e baschi, a fare discorsi “di sinistra” sulle questioni dei migranti e dei richiedenti asilo, ma con sfumature. Il socialdemocratico Olaf Scholz alla guida della “coalizione semaforo” che da quasi tre anni governa la Germania e il laburista Keir Starmer, che da due mesi e mezzo guida il Regno Unito dopo quattordici anni di ininterrotto dominio conservatore, stanno decisamente svoltando verso politiche restrittive, a costo di irrigidire frontiere e causare proteste da parte dei paesi dell’Unione Europea nel primo caso, o di chiedere collaborazione e know-how al governo di destra-centro italiano e causare proteste di Ong e media di sinistra nel secondo caso.

La Spagna e l’immigrazione circolare africana

Alla fine del mese scorso, il capo del governo spagnolo ha visitato tre paesi dell’Africa occidentale attraverso i quali passano i migranti illegali che cercano di approdare nelle Isole Canarie: Mauritania, Senegal e Gambia. Mentre il flusso che si riversa sulle coste italiane attraverso il Mediterraneo centrale si è più che dimezzato nell’ultimo anno, passando da 128.815 approdi a 44.676 nei primi otto mesi, quello che investe la Spagna è più che raddoppiato grazie soprattutto alla pericolosissima rotta atlantica che gli spagnoli chiamano “ruta Canaria”, perché nell’arcipelago sotto il governo di Madrid si arriva, se non si muore in mare, dalle coste africane dopo un viaggio di quasi mille chilometri. Attualmente si parla di 26.578 arrivi al 15 settembre contro i 14.454 dell’anno scorso alla stessa data. Fra loro ci sono 6 mila minori, dei quali a norma della legge spagnola devono occuparsi le amministrazioni locali e non quelle nazionali. Ma i fondi a disposizione della comunità autonoma delle Canarie non coprono più di 2 mila unità.

Sanchez dunque è andato in Africa e ha esaltato le migrazioni come «una necessità che implica alcuni problemi», ma che è «fondamentale» per l’economia spagnola perché produce «ricchezza, sviluppo e prosperità». E ha concluso coi tre governi accordi di «migrazione circolare», coi quali si impegna ad accogliere in Spagna lavoratori africani che poi torneranno dopo un certo periodo nei paesi d’origine. A condizione però che i tre paesi africani si riprendano i loro migranti illegali attualmente presenti in Spagna…

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Incontro tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez a margine del congresso del Partito socialista europeo a Malaga, 10 novembre 2023
Incontro tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez a margine del congresso del Partito socialista europeo a Malaga, 10 novembre 2023 (foto Ansa)

Il pugno duro della Germania

Senza nuance appare invece la posizione del governo tedesco, soprattutto dopo i due attentati di matrice islamista che hanno funestato l’estate in Germania e dopo l’exploit elettorale dell’estrema destra alle amministrative della Turingia e della Sassonia. Dal 16 settembre la Germania ha rafforzato ed esteso i controlli alle frontiere che aveva inaugurato undici mesi fa. Allora il filtro ai confini era stato attivato con Svizzera, Austria, Repubblica Ceca e Polonia. Da lunedì scorso è esteso a Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia.

Il premier polacco Donald Tusk ha rinnovato le sue rimostranze per l’«inaccettabile» decisione tedesca, dichiarando che essa equivale «a una sospensione di fatto su larga scala degli accordi di Schengen». In realtà Schengen permette agli stati europei di sospendere la libera circolazione delle persone attraverso le loro frontiere e di introdurre controlli per ragioni di sicurezza per una durata massima di sei mesi. Essi però sono rinnovabili senza limiti, ed è esattamente quello che la Germania sta facendo da un anno a questa parte.

Insieme a molto altro: sono riprese le espulsioni di immigrati afghani che hanno subito condanne, sospese dopo l’ascesa al potere dei talebani in Afghanistan, è stata decisa la sospensione di tutti i sussidi nei confronti dei richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta e la polizia è stata autorizzata a utilizzare tecnologie di riconoscimento facciale con telecamere di sorveglianza per identificare sospetti criminali (la misura, criticata da alcune forze politiche, riguarda qualunque forma di illegalità, ma è stata inserita in una sorta di decreto sicurezza pensato per combattere il terrorismo islamista e l’immigrazione irregolare).

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Opzione Ruanda

Inoltre il 5 settembre scorso Joachim Stamp, commissario speciale del governo federale per gli accordi sull’immigrazione, si è dichiarato favorevole a trasferire in Ruanda i migranti illegali entrati in territorio tedesco. Si ricorderà che il governo conservatore di Rishi Sunak aveva avviato d’intesa col Ruanda un piano per trasportare nel paese africano richiedenti asilo approdati nel Regno Unito, ed era stato attrezzato un centro chiamato Hope Hostel, che non è mai entrato in funzione.

Il governo laburista ha annullato il progetto, ma sta valutando altri modelli di gestione delle richieste di asilo fuori dai propri confini, con particolare attenzione ai due hot spot per migranti che l’Italia sta creando in Albania. Stamp, che è affiliato al partito liberale che fa parte dell’attuale maggioranza di governo in Germania, ha affermato che il Ruanda ha senso come destinazione per i migranti illegali in territorio tedesco perché già esistono strutture create coi fondi del Regno Unito. E inoltre «Al momento nessun paese terzo si è fatto avanti, ad eccezione del Ruanda». Tuttavia, a differenza del piano britannico, quello tedesco sarebbe supervisionato dalle Nazioni Unite.

Giorgia Meloni col primo ministro inglese Keir Starmer Roma, 16 settembre 2024 (Ansa)
Giorgia Meloni col primo ministro inglese Keir Starmer Roma, 16 settembre 2024 (Ansa)

Gli inglesi copiano gli italiani

Accompagnato dalle dichiarazioni che in patria rilasciava il ministro degli Interni Yvette Cooper, secondo la quale il Regno Unito è interessato al modello Italia-Albania di gestione delle domande dei richiedenti asilo e ad accordi coi paesi nordafricani per la prevenzione delle partenze illegali e per la lotta ai trafficanti di esseri umani, lunedì 16 settembre è arrivato in Italia il premier britannico Keir Starmer per un incontro bilaterale con Giorgia Meloni che aveva come principale (benché non unico) contenuto la gestione dei flussi migratori.

Il quotidiano Avvenire ha sintetizzato i contenuti del summit con un titolo che recita “Migranti, asse tra Meloni e Starmer” e un sottotitolo che dettaglia: “Il primo ministro inglese elogia i progressi di Roma contro gli ingressi irregolari e apre al modello-Albania. Polemiche in patria”. Effettivamente il primo ministro laburista ha lodato i «notevoli progressi» dell’Italia nel contenimento degli sbarchi clandestini: «L’Italia ha dimostrato che possiamo». E per rispondere a quanti si mostrano sorpresi che un governo di sinistra cerchi lumi presso un governo di destra ha precisato: «I britannici sono molto bravi col pragmatismo. Faremo attenzione a tutto quello che funziona».

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Prima di partire per Roma in un’intervista al quotidiano Guardian aveva detto: «Avrò un incontro bilaterale con il premier italiano nel pomeriggio, ma condividiamo già l’intento di lavorare insieme contro questo vile commercio che spinge le persone oltre i confini. Sul fronte italiano ci sono state delle riduzioni piuttosto drastiche. Quindi voglio capire come è successo. Sembra che ciò sia dovuto al lavoro a monte svolto in alcuni dei Paesi da cui provengono le persone. Credo da tempo che impedire alle persone di viaggiare sia uno dei modi migliori per affrontare il problema. I principi che seguiremo in tutto ciò che faremo sono che sia fattibile, economicamente conveniente e in linea con il diritto internazionale umanitario. Ma è fondamentale impedire alle persone di intraprendere questi viaggi: abbiamo assistito a troppi decessi sia nel Mediterraneo che nella Manica».

L’asse tra Meloni e Starmer

Starmer ha già in passato fatto conoscere la sua approvazione al “processo di Roma”, cioè alla strategia del governo italiano, enunciata dopo i vari appuntamenti e protocolli firmati con governi della sponda sud del Mediterraneo nell’estate del 2023, di concludere accordi bilaterali per prevenire il fenomeno delle migrazioni illegali. Così nel documento firmato congiuntamente da Starmer e Meloni si legge che la collaborazione fra le due parti punterà a «promuovere congiuntamente partenariati per la migrazione con i Paesi di origine e di transito» e a «rafforzare la nostra cooperazione transfrontaliera, anche attraverso il nuovo Comando per la sicurezza delle frontiere del Regno Unito per sconfiggere le organizzazioni criminali che traggono profitto dal mettere le vite a rischio», come si legge nel documento congiunto conclusivo.

La missione Starmer in Italia ha fatto arrabbiare lo stesso Guardian, quotidiano filo-laburista, che dissentendo dal richiamo del primo ministro al “pragmastismo britannico” ha duramente commentato: «Un governo laburista impegnato in una politica migratoria umana ha bisogno di una bussola morale adeguata che guidi il suo pensiero. Non ne troverà tracce nella Roma della Meloni».

Va ricordato che il modello-Albania per la gestione extraterritoriale dei flussi migratori del governo italiano è profondamente diverso dal modello-Ruanda del governo conservatore britannico: nel primo caso il richiedente asilo che veda riconosciuta la propria domanda può essere accolto in Italia, nel caso della normativa varata dal governo Sunak il richiedente asilo poteva rivolgersi soltanto alle autorità ruandesi, e da loro essere accolto come profugo.

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