I catto-notav cercano la benedizione di papa Francesco (e scrivono pure a Renzi)
Sono circa 300, in gran parte aderenti al gruppo “Cattolici per la vita della valle”, i firmatari della lettera-appello a papa Francesco. La richiesta: «Sappiamo che nei prossimi mesi verrà a Torino (21 giugno 2015, per l’ostensione della Sindone, ndr). Ci faccia il dono di incontrare una nostra delegazione».
Rivendicando la loro opposizione alla Torino-Lione, si presentano come «cristiani della Valle di Susa: giovani e adulti a vario titolo impegnati nella vita pastorale delle nostre comunità e al tempo stesso tutti impegnati nella difesa del Creato e preoccupati del futuro nostro e delle generazioni che verranno». Descrivono la Val Susa come «una Valle alpina capace di dar lode a Dio attraverso la bellezza del Creato e di testimoniare un antichissimo cammino di fede attraverso la storia ultra millenaria delle sue abbazie e delle sue chiese, ma anche attraverso la vita di tanti modelli di santità che qui passarono, vissero ed operarono».
OPPOSIZIONE NON VIOLENTA. Secondo i firmatari della missiva, pubblicata anche dal settimanale diocesano, «è da oltre 20 anni chiamata a fare i conti con l’avidità di chi, anziché considerare la terra un giardino da coltivare e da proteggere, pretende di trattarla come ricchezza da depredare, violare, sfruttare. Qui da più di due decenni si tenta di imporre, con la forza del denaro e con la forza dei manganelli, una nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità (il TAV, che tanto spesso e malamente ha riempito le cronache di questi anni), contro la volontà di un intero territorio, contro il parere di illustri tecnici e contro ogni più elementare norma di buon senso».
Buonsenso cui anche gli estensori dello scritto sembrano prendere licenza quando, non menzionando gli scontri e gli assalti al cantiere, riassumono con autoindulgenza le dinamiche di lotta. Scrivono, infatti: «La nostra opposizione, ferma ma non violenta, documentata ma non arrogante, civile ma anche politica, fatta di marce, incontri, manifestazioni, feste, convegni, pubblicazioni, libri, lettere, carte bollate, delibere, esposti, appelli ha continuato in tutti questi anni a chiedere autentico ascolto. Ascolto mai ottenuto e che è stato invece sostituito da aule di tribunali, processi, multe e condanne, che anziché piegare la nostra resistenza non violenta hanno rafforzato ulteriormente la nostra determinazione».
I catto-notav chiedono a papa Francesco: «Ci aiuti a trovare finalmente orecchi pronti ad ascoltare il nostro grido! Dia Lei, forte del nome che porta e della tenerezza di Padre che in ogni occasione ci ha saputo dimostrare».
LETTERA A RENZI. I cattolici antitreno, di cui si ricorda lo scontro frontale con il vescovo di Susa e il blitz in Cattedrale con tanto di cesto di lacrimogeni portato all’altare all’offertorio, hanno scritto anche al premier Matteo Renzi. Rivolgendoglisi con il “tu”, spiegano che «recentemente siamo stati molto colpiti dalla tua visita alla Route Nazionale dell’Agesci e dall’appello al coraggio che hai raccolto in quell’occasione, ma anche dalla tua duplice retromarcia sul TAV alla quale siamo stati costretti ad assistere: retromarcia rispetto alle parole da te stesso pronunciate non più di un anno fa sul tema (“un’opera già vecchia e oggi non economicamente sostenibile”) e dalla annunciatissima visita al cantiere di Chiomonte, dove saresti stato costretto ad accorgerti non solo della sonnolenza di una talpa che scava molto molto lentamente, ma anche della pesante militarizzazione del territorio e del massiccio, trasversale, civile ed istituzionale dissenso all’opera».
Anche al presidente del Consiglio chiedono un incontro, «non con Virano dentro un cantiere-fortino ma i sindaci e i cittadini nei loro Comuni: una vera prova di coraggio».
DIETRO LA RETORICA. A proposito di lettere, da segnalare anche quella, sempre a Renzi, recentemente inviata dal neopresidente dell’Unione dei Comuni (che ha sostituito la Comunità Montana), Sandro Plano. All’indomani della conclusione dello scavo della seconda canna del Frejus, per cui si sono bucate le stesse montagne per il tunnel Tav, chiede anche lui un incontro. Spiegando che «i lavori di ammodernamento del traforo ferroviario del Frejus, che ha una potenzialità di trasporto più che quadrupla rispetto al traffico attuale. Queste considerazioni pongono a nostro avviso la necessità di un’attenta riflessione sulle priorità del nostro Paese devastato dalle alluvioni e dai terremoti e, oggi più che mai, riteniamo necessario destinare le poche risorse dello Stato a opere utili per garantire la sicurezza dei cittadini». Parole che hanno fatto dire al senatore Stefano Esposito che «con questa lettera Sandro Plano ha finalmente rivelato la verità: dietro la retorica No Tav contro le grandi opere, in realtà si nascondevano i sostenitori del primato della gomma rispetto al ferro. Ed è chiaro che in Valle di Susa non tutte le infrastrutture sono uguali: c’è un tunnel buono e utile, quello del raddoppio del Frejus ed un tunnel cattivo ed inutile, quello della Torino-Lione. Per il raddoppio del Frejus i soldi sono spesi bene e l’impatto sull’ambiente un giusto prezzo da sopportare, mentre i soldi per la Tav sono uno spreco che sarebbe meglio impiegare per asili, ospedali ed altri beni comuni». Insomma, cercando il colpaccio, dalla Valle si scrive a Roma, ad entrambe le sponde del Tevere.
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5 commenti
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Alcune cose sono totalmente prive di senso, tipo scrivere arrenzi
Che credibilità cattolica hanno personaggi che hanno perso talmente tanto il senso ecclesiale da profanare una Messa presieduta dal vescovo diocesano?
Un’idea: mandiamo questi cattonotav in sira ed Iraq e facciamo venire in Val di Susa un ugual numero di cristiani siriani ed irakeni a prendere il loro posto e le loro case. Ne guadagneremo tutti, in primis la Val di Susa.
Perchè non possono? Che racconta questo articolo?