La missione profetica «quasi impossibile» del nuovo vescovo di Hong Kong

Di Leone Grotti
03 Dicembre 2021
Domani sarà ordinato monsignor Stephen Chow e il seminario teologico internazionale del Pime ha organizzato una cerimonia in Duomo a Monza alle 11 in comunione con Hong Kong. «Hanno bisogno delle nostre preghiere». Intervista a padre Gianni Criveller
Il nuovo vescovo di Hong Kong, Stephen Chow

Il nuovo vescovo di Hong Kong, Stephen Chow

Domani verrà ordinato il nuovo vescovo di Hong Kong, Stephen Chow Sau-yan. L’ex superiore della provincia cinese dei gesuiti è stato nominato da papa Francesco il 17 maggio per prendere le redini della complessa diocesi dopo la morte, nel 2019, di monsignor Michael Yeung Ming-cheung. Monsignor Chow sarà consacrato dal cardinale John Tong Hon, che fino a questo momento ha guidato la diocesi in qualità di amministratore apostolico. Per sostenere il nuovo vescovo nella sua missione, il Seminario teologico internazionale del Pime ha organizzato in contemporanea, domani alle 11 nel Duomo di Monza, un momento di testimonianza e preghiera. «Volevo essere presente di persona, ma le rigide restrizioni per il Covid hanno reso impossibile il viaggio. Così ho pensato a come “partecipare” dall’Italia», dichiara a Tempi padre Gianni Criveller, docente e missionario del Pime a Hong Kong per 27 anni, organizzatore dell’evento.

Come si svolgerà la cerimonia nel Duomo di Monza?
Sarà un evento semplice di preghiera, nella cui forza crediamo molto, con gli studenti del seminario e molti amici. Il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, invierà un contributo video e poi ci saranno due testimonianze: la prima di padre Renzo Milanese, missionario del Pime di lungo corso a Hong Kong, la seconda di una giovane fedele di Hong Kong che lavora a Milano.

Avete informato dell’iniziativa il nuovo vescovo?
Certo, è molto felice e ci ha ringraziato. Avrà bisogno delle nostre preghiere.

Perché?
Monsignor Stephen Chow ha davanti a sé una missione quasi impossibile a causa della svolta autoritaria impressa da Pechino a Hong Kong dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale. Le sfide sono enormi.

Quali sono le principali?
Innanzitutto deve cercare di riportare l’unità tra i cattolici di Hong Kong. La comunità negli ultimi anni si è infatti divisa tra chi, la maggioranza, ha appoggiato le proteste democratiche e chi invece le ha considerate esagerate e controproducenti. La polarizzazione è forte: basti pensare che la principale responsabile di questo disastro, l’attuale governatrice Carrie Lam, è cattolica e amica del vescovo precedente.

Quali saranno gli altri obiettivi del ministero di monsignor Chow?
Dovrà resistere alle pressioni politiche che sicuramente riceverà da parte dei nuovi padroni di Hong Kong, i funzionari di Pechino che ormai governano alla luce del sole. Cercheranno di spingere il vescovo sulle linee governative e lui dovrà provare a resistere, per quanto possibile. Infine dovrà tentare di realizzare la sua missione profetica.

Cioè?
Non mi aspetto certo che vada in piazza o che connoti politicamente la sua leadership, ma deve trovare una via per non essere ridotto al silenzio rispetto all’ingiustizia e all’oppressione che il suo popolo subisce. Dovrà cercare di puntare sulla formazione dei giovani e sulla scuola, un ambito che conosce molto bene.

La Chiesa cattolica di Hong Kong è in pericolo?
Al momento non abbiamo notizia di iniziative censorie esplicite da parte del governo cinese. Temo però che il Partito comunista ripeta a Hong Kong le stesse azioni compiute nella Cina continentale all’inizio degli anni Cinquanta: prima si è occupato dei nemici politici, poi dell’economia, in seguito della cultura e della scuola, infine della religione. Ho paura che se si ripeterà questa scellerata progressione i missionari stranieri, per primi, potrebbero essere presi di mira. È a rischio l’autonomia della Chiesa, che potrebbe essere costretta anche all’autocensura per non incappare in difficoltà politiche.

È preoccupato anche per la missione del Pime?
Certo, per noi Hong Kong non sarà mai un luogo come gli altri, visto che fin dal 1858 la Chiesa è stata guidata dai nostri missionari, prima che fosse affidata al clero locale dal Concilio Vaticano II. Ancora oggi ci sono una trentina di missionari del Pime. Abbiamo avuto cinque vescovi e abbiamo coltivato e curato la coscienza civile e l’attenzione al bene comune di tutti i cittadini. La predicazione del Vangelo, infatti, ha sempre un risvolto nella vita quotidiana, sociale e comunitaria della gente. Anche per questo, vogliamo pregare per il nuovo vescovo in comunione spirituale con tutti i fedeli di Hong Kong.

@LeoneGrotti

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