Il nuovo braccio armato del regime comunista, la giustizia a Hong Kong, ha comminato 14 mesi di carcere a Lee Cheuk-yan, 13 a Jimmy Lai e ad altri sei attivisti. La lettera del magnate dell'editoria: «Dio, ricorda coloro che versarono il sangue a Tienanmen»
«Se commemorare coloro che sono morti a causa dell’ingiustizia è un crimine, allora accusatemi di questo crimine e lasciatemi subire la punizione per questo crimine, così che io porti il peso e la gloria di quei giovani uomini e donne che versarono il loro sangue il 4 giugno per proclamare la verità, la giustizia e la bontà». Con queste parole scritte in carcere e lette in tribunale dal suo avvocato, il magnate dell’editoria Jimmy Laiha commentato la condanna a ulteriori 13 mesi di carcere a Hong Kong per aver incitato altri a partecipare alla veglia dell’anno scorso, bandita dal governo, per commemorare le vittime di Piazza Tienanmen del 1989. Insieme a uno dei leader del movimento democratico, sono stati condannati per lo stesso motivoanche Lee Cheuk-yan, Chow Hang-tung, Simon Leung, Richard Tsoi, Wu Chi-wai, Leung Yiu-chung e Gwyneth Ho.
La condanna più dura per Lee Cheuk-yan
La condanna più dura è stata comminata a Lee Cheuk-yan, già condannato in precedenza in altri processi farsa a 20 mesi di carcere. Se il presidente dell’ormai sciolta Alleanza a sostegno dei movimenti democratici in Cina ha già accumulato tre anni di prigione, deve ancora essere sottoposto al processo più duro: quello per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale. Il testimone diretto del massacro del 1989, ex parlamentare e segretario generale della Confederazione dei sindacati di Hong Kong viene preso di mira dal regime comunista che ha messo le mani sull’isola solo per essersi battuto incessantemente per la democrazia.
Nel novembre del 2019 Lee ha partecipato a Milano all’incontro organizzato da Tempi dal titolo: “La libertà è la mia patria. Da piazza Tienanmen a Hong Kong”. Ed è proprio a lui che è dedicata la copertina dell’ultimo numero di Tempi: Te Deum. Tra le testimonianze pubblicate, c’è anche quella di Elizabeth Tang, moglie di Lee, che scrive in un passaggio:
«Ringraziamo Dio perché si occupa sempre di lui e lo aiuta a restare a galla. Siamo fortunati ad avere una grande famiglia e molti amici che non si stancano di darci ogni tipo di sostegno. Grazie a questo, supereremo la paura della prigione, diventeremo imbattibili e veramente liberi».
La dedica per i giovani di Piazza Tienanmen
Anche Jimmy Lai, dopo la condanna di oggi, dovrà scontare circa tre anni di carcere e anche lui dovrà passare per le forche caudine del processo per violazione della legge sulla sicurezza nazionale, che prevede pene fino all’ergastolo. Nella sua lettera, il proprietario del principale giornale pro democrazia di Hong Kong, Apple Daily, chiuso dalle autorità, scrive anche sempre riferendosi ai giovani che morirono a Piazza Tienanmen:
«Dio, ricorda coloro che hanno versato il loro sangue, ma non ricordare la loro crudeltà. Ricorda i frutti che questi giovani uomini e donne hanno generato con quello che hanno fatto. E fa’ sì, o Dio, che questi frutti valgano loro come redenzione. Fa’, o Dio, che il potere dell’amore dei deboli prevalga sul potere della distruzione dei forti»
«Bisogna resistere al regime comunista»
Dodici mesi di carcere sono stati comminati invece alla giovane Chow Hang-tung, avvocato di 36 anni, vicepresidente dell’Alleanza, che in una lettera ha scritto: «Bisogna resistere al palese tentativo del governo di cancellare la storia e sopprimere l’attivismo». In un’intervista a Tempi poche settimane prima dell’arresto, affermava:
«So che finirò presto in prigione. Del resto, quando ti opponi a una dittatura che cosa puoi aspettarti di diverso? Ho un po’ paura, ma so che è la cosa giusta da fare. La Cina ha il potere assoluto ormai, eppure continua ad avere paura. Siamo in tanti a non voler tollerare leggi ingiuste e persecuzioni. La situazione è critica, ma finché la gente non perderà la speranza, la battaglia per Hong Kong non sarà persa».
«Con l’introduzione a luglio della legge sulla sicurezza nazionale la legge di Pechino ha preso il sopravvento su quella di Hong Kong, mettendo fine allo stato di diritto. Il nostro sistema non è più diverso da quello della Cina continentale. Tutto è stato distrutto. Oggi chiunque può essere arrestato a Hong Kong e processato solo perché non piace a Pechino. Ma la cosa più grave è che può essere processato e incarcerato nella Cina continentale. Questa è la cosa peggiore per noi: la popolazione soffrirà molto per questo motivo. Hong Kong ormai non è più governata dalla Costituzione, ma dalla legge cinese. Dobbiamo continuare a combattere per la democrazia e prendere ad esempio i paesi dell’Europa dell’Est che sono vissuti per 40 anni sotto la dittatura sovietica. Sappiamo che ci vorrà molto tempo, ma siamo determinati a resistere. E alla fine, un giorno, vinceremo noi».
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