Il "Family car trouble" di Gus Powell, street photographer che ha messo in mostra una storia personale – il padre malato, le figlie, la Volvo scassata – che è una storia universale. Perché con ogni scatto si dice «sì alle cose»
La prima foto è un invito. Guarda, dice a chi ha aperto il libro convinto di trovarci un romanzo, adesso comincia la storia. C’è una bambina con la maglietta viola, i capelli sistemati alla buona con una pinzetta a pois. Gli occhi nocciola scrutano preoccupati la pagina successiva, dove un uomo anziano risponde al suo sguardo con pupille acquose, una mano che tiene una biro davanti alla bocca. Poi c’è una pausa, una pagina bianca, girata la quale il vecchio e la bambina ci guardano in faccia, l’uno rassegnato al suo destino, l’altra in procinto di dirci qualcosa.
Family Car Trouble – di questo libro del fotografo americano Gus Powell stiamo parlando, e della bellissima mostra che da esso ha tirato fuori Luca Fiore al Meeting di Rimini – è un romanzo senza parole, un dramma per immagini che racconta la vita che esplode e la vita che si spegne all’interno di una famiglia, quella del fotografo. E come un dramma shakespeariano è costruito...