Un’altra “linea rossa” fissata dagli Stati Uniti per la guerra in Ucraina è sul punto di essere oltrepassata. Washington infatti ha stanziato «non meno di 80 milioni» per rifornire l’esercito ucraino di missili a lungo raggio Atacms. L’investimento è stato inserito nella bozza di spesa fiscale del Dipartimento della Difesa per il 2024.
«Gli Usa hanno cambiato tono sugli Atacms»
La decisione sulla fornitura, si legge, andrà presa entro il 31 dicembre dell’anno in corso. Se venisse approvata, i missili non arriveranno a Kiev prima di un anno, dal momento che la spesa è prevista per la costruzione di nuovi missili Atacms, che non saranno dunque prelevati dall’attuale arsenale americano.
Non si tratta inoltre di una fornitura imponente, dal momento che la costruzione di ogni singolo missile costa all’incirca un milione di dollari.
L’Ucraina però è convinta che il vento sia cambiato. Oksana Markarova, ambasciatrice ucraina negli Usa dal 2021, ha dichiarato alla Ukrainska Pravda che il tono dell’amministrazione Usa «è diverso»: «Alle nostre precedenti richieste rispondevano “scordateveli”. Ora invece per la prima volta ci hanno detto che ne stanno discutendo».
I timori degli Usa
I missili Atacms hanno una gittata di circa 300 km e rappresentano l’oggetto del desiderio di Volodymyr Zelensky fin dall’inizio del conflitto. Gli Usa si sono sempre rifiutati di accondiscendere alla richiesta per due motivi.
Da un lato per il timore che la fornitura di missili ipermoderni a lungo raggio a Kiev possa portare a un’ulteriore escalation del conflitto e magari spingere la Russia a utilizzare in guerra armi tattiche nucleari. Dall’altro per la paura che l’Ucraina possa, volontariamente o per errore, utilizzare i missili per colpire il territorio russo.
Le deboli “linee rosse” in Ucraina
Il 30 maggio il presidente americano Joe Biden disse che gli Stati Uniti non avrebbero mai dato all’Ucraina «missili che possono raggiungere la Russia». La promessa era stata infranta già il giorno successivo, quando Washington annunciò la fornitura di razzi Himars, con una gittata di circa 85 km, a Kiev.
Zelensky aveva nuovamente chiesto gli Atacms agli Usa a settembre e il 9 dicembre i missili a lungo raggio erano stati inseriti nella “lista natalizia dei desideri” dal consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, insieme a Leopards, Marders, Abrams e Patriots.
Il primo passo del Regno Unito
Tutte le altre armi nella lista, inizialmente rifiutate a Kiev, sono state poi concesse. Come già avvenuto con i missili a corto raggio, i sistemi avanzati di difesa aerea, i tank moderni e gli F-16, ora anche i missili a lungo raggio potrebbero essere consegnati a Kiev.
L’esercito di Zelensky, in realtà, dispone già di una quantità limitata di missili a lungo raggio. Un mese fa, infatti, il Regno Unito ha fornito a Kiev gli Storm Shadow, che hanno una gittata di circa 250 km e che Kiev ha montato sui cacciabombardieri Sukhoui Su-24 e già utilizzato per colpire depositi di munizioni nella regione di Kherson.
Gli Atacms cambieranno la guerra?
Gli Atacms, come molte altre armi in precedenza, sono stati definiti dagli esperti “game changer”. Anche se è improbabile che una singola arma possa spostare in modo significativo gli equilibri del conflitto, la Russia ha ragione di temerli dal momento che ha concentrato i suoi posti di comando e le riserve militari oltre la linea di fuoco delle armi finora in dotazione all’Ucraina. Gli uni e le altre, ora, non possono più essere considerati al sicuro.
Resta da vedere se gli Stati Uniti confermeranno la bozza di spesa fiscale della Difesa per il 2024 e come reagirà la Russia. Il timore che l’Ucraina utilizzi i missili per attaccare il territorio russo, del resto, non può essere fugato. Tutte le armi consegnate dai paesi Nato a Kiev sono state fornite a patto che non venissero utilizzate per attaccare la Russia. Ma durante i recenti assalti nella regione di confine di Belgorod, l’esercito di Kiev ha fornito alle milizie partigiane russe, composte in parte da pericolosi elementi neonazisti, armi e veicoli corazzati provenienti da Germania, Usa e Belgio.
Biden: «La minaccia nucleare è reale»
Lunedì Biden, commentando il dispiegamento di testate atomiche in Bielorussia, ha detto che la possibilità che Putin utilizzi un’arma tattica nucleare è «reale». Washington sembra però disposta a correre il rischio pur di impedire alla Russia di vincere la guerra.