Leggo qua e là l’indignazione di alcuni cattolici (ormai expidiellini?), che si lamentano per il sostegno di Silvio alla raccolta firme per i referendum lanciati dai radicali. Sotto accusa i temi “eticamente” sensibili. Ora, sarebbe il caso di ricordare che la raccolta firme serve per consentire lo svolgimento del referendum e quindi lo svolgersi di un dibattito, tra cittadini, intellettuali e politici. Non è un’adesione al “sì” o al “no”, bensì la concessione di credito a un tema ritenuto di interesse generale.
Tra le due scelte nette, esiste addirittura la possibilità, per opportunismo tecnico, di una terza via: l’astensione. La firma ai referendum non è una presa di posizione sui temi, ma l’esplicitazione e l’esercizio di quella “democrazia” diretta ben individuata dalla nostra Costituzione in merito a referendum popolari abrogativi. Pertanto bene ha fatto il Cav. a seguire l’invito di Pannella, peccato non lo abbiano fatto i tanti leader di sinistra che affollano le Feste dell’Unità.
I dodici referendum, al di là delle posizioni che si possono assumere sui vari temi, offrono la possibilità al nostro paese di avanzare una discussione che per una buona volta andrà oltre la prima, la seconda o la terza casa. A sinistra non ne parliamo, Vendola e Sel hanno deciso di non firmare per i referendum sulla giustizia. Sono così terrorizzati dall’idea che Berlusconi ne possa trarre vantaggio che hanno abdicato a qualsiasi idea garantista. Non a caso per timore che l’amnistia possa coinvolgere anche il Cav. sono pronti a lasciar che crepino in carcere tutti gli altri. E pensare che un tempo pensavano ad un mondo senza sbarre.