Santa Giorgia, pensaci tu
L’ironico murales apparso nella notte dello scrutinio europeo in Piazza San Babila a Milano, in fondo, è uno sberleffo che non si allontana così tanto dal vero: a “Santa Giorgia Meloni patrona d’Europa” spetta un compito non facile.
È accaduto quel che tutti prevedevano. Se andate a rileggere l’intervista che facemmo su Tempi al politologo Giovanni Orsina – che abbiamo risentito oggi dopo il voto – era tutto abbastanza immaginabile. Certo, c’era da capire se in Francia il Rassemblement National di Marine Le Pen avrebbe effettivamente doppiato Renaissance di Emmanuel Macron (come è avvenuto) e c’era da capire “quanto” sarebbero andati male i socialisti di Olaf Scholz in Germania (è andato malissimo e lì un dato preoccupante è quello dell’Afd, in crescita). Anche in Italia, dove lo strabismo di certa stampa ha continuato a raccontarci fino all’ultimo giorno le difficoltà di Giorgia Meloni, si è confermato quel che tutti sapevano: ottimi risultati per Fdi e Fi, male la Lega, bene il Pd (ma non ci pare una vittoria di Elly Schlein) e Avs, molto male tutti gli altri, soprattutto il M5s. Matteo Renzi e Carlo Calenda raccolgono molti consensi su X e tra i giornalisti, e basta.
Ora che l’Europa, come tutti ripetono, si è “spostata a destra”, non bisogna illudersi che basterà uno schiocco di dita per smuovere l’euroelefante che abbiamo messo sulla copertina del numero di maggio. Il parlamento europeo, lo sappiamo, non funziona come quello italiano, ma certo il fatto che nei due principali Paesi europei – Francia e Germania – le coalizioni di centrosinistra siano andate in crisi è un segno che qualcosa di importante è cambiato e qui arriviamo al ragionamento su quale compito spetti all’Italia, in particolare a Fdi e Fi.
Spostare il baricentro
Se l’aria che tira è quella di destra, è bene che il modello di questa destra sia quello italiano. È proprio il nostro governo l’esempio che un’alleanza intelligente e moderata tra popolari e conservatori sia possibile. Che la nuova Europa si costruisca su quest’asse, spostando così il baricentro che finora pendeva verso socialisti e verdi, può essere di buon auspicio non solo per l’elezione del prossimo presidente della Commissione europea, quanto soprattutto per l’indirizzo da prendere su alcune questioni fondamentali, come il Green Deal e la difesa.
L’Europa ha bisogno di più realismo e meno utopismo green e guerrafondaio. Se ora, forte del risultato ottenuto, l’Italia saprà indirizzare l’Europa verso politiche più vicine a quel che la gente vive, anziché calarle dall’alto in nome di ideologie partorite in qualche consesso di presunti “esperti”, il pachiderma europeo potrà iniziare a fare qualche passo nella direzione giusta. È una responsabilità che grava soprattutto sulle spalle di Giorgia Meloni che incarna il doppio ruolo di presidente dell’Italia e dei conservatori. Alle stesse tecno-burocrazie di Bruxelles e ai liberali e socialisti europei converrebbe tenersi da conto “Santa Giorgia”, anche per evitare pericolosi smottamenti troppo a destra o troppo a sinistra.
Articoli correlati
1 commento
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Se in Germania non esiste una forza conservatrice, è ovvio che l’elettorato che vuol mandare segnali all’establishment voti AfD.