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La corsa di Gioele Dix dietro a Dino Buzzati

L'attore milanese porta in scena con leggerezza e profondità i racconti «ineffabili e familiari» dello scrittore bellunese rileggendoli alla luce del Qoelet: «Tutto è vanità»

Piero Vietti
16/03/2023 - 5:30
Cultura
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Gioele Dix Buzzati
Gioele Dix in scena con Valentina Cardinali durante lo spettacolo “La corsa contro il vento” (foto di Laila Pozzo)

Lo abbiamo visto con colpevole ritardo, ma il tour – iniziato a novembre a Belluno – dura ancora fino a fine aprile: settimana prossima in Friuli, poi Piemonte, e ancora altre date al nord fino all’ultima tappa di Varese. Si chiama La corsa dietro il vento, ed è l’ultimo spettacolo di Gioele Dix, dedicato a Dino Buzzati, «l’inventore di racconti perfetti che non solo ti avvincono perché vuoi sapere come vanno a finire, ma che ti lasciano sempre un segno dentro, ineffabile però familiare». Lo scrittore, giornalista, pittore e poeta bellunese – di cui lo scorso anno si sono celebrati i cinquant’anni dalla morte – è uno che si ama o si odia. Soprattutto, è uno che deve essere incontrato, non si può spiegare o studiare – infatti è studiato pochissimo nelle nostre scuole, considerato a torto noioso, monotono e pessimista.

Un Buzzati in stile Qoelet

Gioele Dix lo ha incontrato quando aveva l’età perfetta per restarne segnato, dodici-tredici anni. E in La corsa dietro il vento non prova né a spiegare né a esaurire Dino Buzzati, regalando un’ora e mezza abbondante di racconti per lo più “minori” messi in scena con la brava Valentina Cardinali. Buzzati è uno scrittore che per tutta la vita ha raccontato sempre la stessa cosa, ma lo ha fatto in modi così diversi e unici che può essere letto con un’infinità di chiavi differenti.

Quella scelta da Gioele Dix viene svelata a metà spettacolo, quando lui e la Cardinali interpretano i personaggi di La corsa dietro il vento, da Sessanta racconti: «Vanità delle vanità. Tutto è vanità e un correre dietro al vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole». È il Qoelet, ed è il filo rosso dei racconti scelti dall’attore milanese di religione ebraica per farci conoscere il suo Buzzati.

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Una pallottola di carta

L’inizio è un altro racconto di Buzzati, ed è uno sguardo puntato in alto, verso una finestra, sola accesa nella notte, dietro a cui il nostro scrittore sta componendo. D’improvviso, una pallottola di carta vola da lassù nelle mani dell’attore. Sono fogli scritti: appunti da cestinare o racconti da salvare? A differenza del protagonista del racconto, i due attori aprono quei fogli sul tavolo, e si fanno muovere da essi sul palco in una stanza su cui incombe il disegno del Babau occupata da un grosso tavolo di legno, due enormi librerie semipiene di volumi e oggetti, abiti che vengono indossati e smessi per tutto lo spettacolo e un passaggio segreto – come in tante pagine di Buzzati – tra gli scaffali. Dix e Cardinali discutono tra loro delle pagine trovate, le leggono, le recitano, ridono e fanno ridere, pensano e fanno commuovere, accompagnati da una musica mai invasiva e sempre azzeccata.

Gioele Dix Dino Buzzati
Gioele Dix e Valentina Cardinali durante l’interpretazione di “Ragazza che precipita” (foto di Laila Pozzo)

La lettera d’amore mai finita e la ragazza che precipita

C’è la lettera d’amore alla cara Ornella che Enrico Rocco, giovane dirigente d’azienda, non finirà mai di scrivere perché interrotto continuamente da appuntamenti di lavoro, e di cui a fine giornata dimenticherà perfino il senso; c’è la giacca stregata dalle cui tasche il protagonista tira fuori milioni di lire in banconote, provenienti misteriosamente da tragedie in cui altre persone perdono la vita; c’è il Quiz all’ergastolano, in cui un carcerato ha la possibilità di convincere il popolo a liberarlo parlando da un balcone – prima di lui nessuno ce l’ha fatta, invece lui sa come ottenere la libertà, aspetta solo di essere chiamato; c’è la triste canzone di guerra cantata dai soldati vittoriosi ma malinconici che fa infuriare i generali.

C’è la Ragazza che precipita – resa meravigliosamente da Dix e Cardinali in un crescendo commovente e grottesco – c’è la ragazza della provincia siciliana che insegue il successo frequentando le persone giuste, e dal paesino d’infanzia va a Messina, Roma, Parigi, Londra, New York, Boston, nel deserto, in California e poi di nuovo nel suo paesino d’origine, perché adesso le persone ricche vanno in posti così, e «non è mai finita». E ci sono i personaggi de La corsa dietro il vento, boriosi, snob, pieni di sé, vanagloriosi, accomunati dalla stessa cosa: moriranno tutti lo stesso giorno.

Gioele Dix Dino Buzzati
Valentina Cardinali e Gioele Dix in scena durante “La corsa dietro il vento” (foto di Laila Pozzo)

Il Buzzati che ha segnato Gioele Dix

Non è il Buzzati del mistero che ci bracca, quello portato in scena con profondità e leggerezza da Gioele Dix, i brani scelti ci ricordano l’inutilità dell’affannarsi per ciò che non vale davvero, la beffa del tempo che passa, la grande occasione sfumata, l’importanza di fare ciò che sta a cuore senza rimandare più: non a caso il racconto scelto per chiudere lo spettacolo è La segretaria, la pagina finale di quel capolavoro che è In quel preciso momento:

«La segretaria a cui dettavo i miei poemi si è sposata e ha due figli, quando la incontro mi saluta, ecco che cos’è rimasto dell’amore. La mia macchina da scrivere l’ho prestata a un amico, addio addio. Che simpatico ragazzo (parlava però con l’erre) da cinque anni è lontano, avremo mai più sue notizie? La mia stilografica si è rotta. L’ho lasciata cadere per sbaglio, il pennino d’oro si è fessurato. A uno di quei banchetti specializzati che posteggiano sulle piazze mi hanno detto che non c’è niente da fare. E la antica mia penna che adoperavo da bambino – ci deve essere ancora – chi è più capace di trovarla? Avevo anche per scuola, un piccolo calamaio tascabile, vi ricordate? Ma miliardi di uomini nel frattempo sono morti e nati, e con essi deve essere stato sepolto. Perciò scrivo con la matita. Un mozzicone veramente, trovato in una vecchia scatola, per caso. Gli ho fatto la punta, amici miei, e sulla poca carta bianca che rimane stasera io scrivo». 

Così il pubblico de La corsa dietro il vento incontra Dino Buzzati senza che gli sia mai detto dove è nato e quando, cosa ha fatto durante la sua vita o quanti anni avesse quando è morto. In scena c’è il Dino Buzzati che ha segnato Gioele Dix, e tanto basta per dirgli grazie.

Tags: dino buzzatiletteraturateatro
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