Di donne cinquantenni fasciate in tessuti leopardati, più dedite alla chirurgia plastica che ai propri mariti, è ormai pieno il mondo. È un fenomeno inarrestabile quello delle “coguare”, tutte vogliono essere le Demi Moore de noantri, con toy boy al seguito (questa storia non ha lieto fine, è bene che lo ricordiate, care amiche ascoltatrici). Il telefilm “Desperate housewives” ha ormai fatto scuola, con le storie di Wisteria Lane in cui quattro casalinghe “disperate” tradiscono mariti e famiglia in nome di passioni momentanee e malinconie di singletudine. Ora Abc, la stessa rete che ha lanciato il fenomeno, manda in onda un nuovo telefilm a tema, dal titolo “Gcb”. Ed è su tale acronimo che si è instaurata una grossa polemica. Se inizialmente doveva stare per “Good christian bitches” (brave puttane cristiane, qui il promo contestato), le associazioni sono insorte e i titolisti dell’Abc sono dovuti correre ai ripari, rischiando di non andare in onda. E così “Gcb” è diventato l’acronimo di Good Christian Belles (reginette liceali). Decisamente più sopportabile, nonostante quel serpente biblico che si avvoltola intorno al corpo di una bionda “Eva” nei fotogrammi iniziali della sigla.
La serie arriverà presto anche qui da noi e probabilmente verrà trasmessa da Fox Life. Chissà se se ne accorgeranno le Senonoraquandiste, per venire a parlarci delle nuove età della donna, di quanto sia giusto poter vivere amori anche nel periodo menopausale e del diritto di ossigenarsi i capelli senza che nessuno ti dia della coguara. E tanto più della cristiana. L’insulto più di moda ultimamente.