L'analisi dell'esperto Gianclaudio Torlizzi dopo le timide aperture di Berlino sul price cap. Servono razionamenti, l'addio al green deal e misure per favorire investimenti
La più potente centrale elettrica a carbone della Germania, Heyden a Petershagen, è tornata in funzione per aiutare a raggiungere il risparmio mirato sul gas naturale (foto Ansa)
Cambiano i tempi e toccherà cambiare anche i modi di dire: con l’apertura, parziale, della Germania al tetto sul prezzo del gas oltre a incrinarsi una roccaforte politica di Berlino non potremo più dire d’essere ridotti alla canna del gas senza rischiare di sentirci rispondere un sonoro “magari” perché di gas, in canna, ne è rimasto troppo poco. Se la possibile istituzione di un limite ai prezzi del gas così come una ventilata riforma del mercato energetico ha sortito l’effetto di rassicurare almeno in parte i mercati finanziari, la crisi non è stata di certo superata. Con i russi impegnati a bruciare gas per 10 milioni di euro al giorno per compensare la riduzione – da loro stessi imposta – ai flussi diretti verso l’Europa e la Germania alle prese con il Gasumlage, il sovrapprezzo ai prezzi già alti del gas per sostenere le imprese, abbiamo chiesto all’esperto di materie prime e fondatore di T-commodity Gianclaudio Torlizzi di tracciare lo scenario che ci attende nel prossim...