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Francia, sciopero del calcio. I nababbi del pallone non ci fanno una bella figura, ma non hanno tutti i torti

Il 30 novembre il campionato transalpino incrocia le braccia contro la maxi-tassa di Hollande: 13 squadre della massima serie perderanno 44 milioni. «Si tratta di salvare il calcio francese»

Emmanuele Michela
25/10/2013 - 15:07
Sport
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Il calcio francese incrocia le braccia contro la supertassa di Hollande. Il 30 novembre prossimo le squadre del campionato transalpino hanno annunciato che non scenderanno in campo per protestare contro l’imposta maxi al 75 per cento che il governo intende fissare sugli stipendi superiori al milione di euro. A chiamare la serrata non è il sindacato dei calciatori, ma l’Unione dei club professionistici, contro cui si ripercuote la tassa: a versare il tributo non saranno infatti i vari Ibrahimovic, Thiago Silva e compagnia, contrattualizzati al netto, ma le aziende, ossia le società, che quindi rischiano di dover affrontare un conto salatissimo per pagare tutti gli stipendi in rosa.
Per il presidente dell’UCPF Jean-Pierre Louvel c’è a rischio la sopravvivenza del campionato, dove i club pagano già 750 milioni in tasse e 130 per patrocinare progetti benefici: «Si tratta di salvare il calcio francese che rappresenta 25 mila posti di lavoro».

CI SI METTE ANCHE PLATINI. Quando si parla di tasse, ormai è risaputo che essere ricco è una colpa. Ancor di più in tempo di crisi economica, ancor di più nella Francia di Hollande che agli stipendi maxi ha promesso battaglia da qualche mese (ricordate la fuga di Gerard Depardieu?), e ancor di più in Ligue 1, il campionato transalpino rinato grazie ai prorompenti portafogli di Psg e Monaco, tanto amato da campioni e fuoriclasse quanto detestato da giornalisti e tifosi, per quel pallone che si conquista spettacolo e prestigio a colpi di milioni e odiosi mercenari, Ibrahimovic in testa.
Così in tanti hanno visto la proposta di sciopero come una prepotenza assurda, a cominciare dal calciatore francese più forte di sempre, Michel Platini, ora presidente della Uefa: «I calciatori che fanno sciopero? Con lo stipendio che hanno sicuramente faranno parlare di loro».

PAGANO I CLUB. Ma le parole di “le Roy” confermano che la vulgata ha annebbiato le argomentazioni, e dimostra, lui come tanti, di non sapere come funziona la tassazione e che ad essere penalizzati non sono i giocatori milionari, ma appunto le loro società. I 14 milioni netti che Ibra riceve per tirare calci ad un pallone saranno sì sproporzionati, ma lui di questa tassa ha già detto che se ne infischia. E a pagare non sono solo i “demoni” Psg e Monaco. Anzi, quest’ultima non risente nemmeno della maxi-tassa di Hollande, avendo sede nel Principato di Monaco dove può godere di notevoli privilegi fiscali.
A risentirne sono, oltre ai parigini, altre 12 squadre di Ligue 1, che secondo i calcoli dell’Equipe, verseranno complessivamente un importo di quasi 44 milioni di euro, di cui solo 20 sborsati dal Paris Saint-Germain. Ma ne risentirà l’intero campionato, costretto a fare i conti con spese altissime, tanto che ad aderire allo sciopero non sono solo le squadre della massima serie, ma anche della Ligue 2.

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