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In Francia si litiga sulla “sobrietà energetica”. «Evitiamo i blackout staccando la macchinetta del caffé?»

Il governo mette al bando l’aria condizionata con la porta aperta. Ma contenuti del piano che dovrebbe attutire il colpo della crisi non convincono: «Impatto ininfluente»

Mauro Zanon
29/07/2022 - 6:20
Esteri
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Il 14 luglio il presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’adozione di un “piano di sobrietà energetica”
Il 14 luglio il presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’adozione di un “piano di sobrietà energetica” (foto Ansa)

Parigi. Domenica scorsa, in un’intervista sul Journal du dimanche, la ministra della Transizione energetica francese, Agnès Pannier-Runacher, ha illustrato le grandi linee del cosiddetto “piano di sobrietà energetica”, ossia del pacchetto di misure che, secondo l’esecutivo di Parigi, dovrebbe permettere alla Francia di attutire il colpo della crisi provocata dalla guerra in Ucraina e soprattutto scongiurare l’incubo di ripetuti black-out il prossimo inverno.

«L’aria condizionata con la porta aperta non è più accettabile»

Tra i provvedimenti del piano, anticipato dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron lo scorso 14 luglio, figurano multe fino a 750 euro per gli esercenti che tengono aperte le porte dei loro negozi mentre è accesa l’aria condizionata in estate (e il riscaldamento in inverno) e fino a 1.500 euro per quelli che non spengono l’insegna luminosa dall’una alle sei del mattino. «L’aria condizionata con la porta aperta non è più accettabile. E ciò permetterà ai commercianti di ridurre la loro fattura energetica di quasi il 20 per cento», ha dichiarato la ministra Pannier-Runacher al Jdd.

L’obiettivo del governo di Parigi è ridurre i consumi di elettricità a livello nazionale del 10 per cento entro il 2024. Incrementare il ricorso al telelavoro e ridurre la velocità nelle autostrade per ridurre i consumi di carburante sono le altre due raccomandazioni formulate dalla ministra, la quale ha assicura uno sforzo di “sobrietà” fin dai piani alti. «Partiamo dai big, dallo Stato e dalle grandi aziende, perché i francesi non possono giustamente accettare che gli venga chiesto di fare uno sforzo se i grandi non ne fanno», ha affermato Pannier-Runacher, sottolineando che, per dare l’esempio, «lo Stato, le amministrazioni e i ministeri sono i primi interessati».

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«Ieri porte aperte contro il Covid, ora bisogna chiuderle»

I contenuti del piano annunciato dal governo non hanno però convinto tutti, anzi. C’è chi sottolinea, in particolare, che la maggior parte delle misure avrà un impatto pressoché ininfluente sulla crisi energetica in corso. «Ieri bisognava far circolare l’aria 10 minuti ogni ora per lottare contro il Covid-19 e ora bisogna chiudere le porte per il “piano di sobrietà energetica”. L’infantilizzazione della popolazione continua», ha reagito l’avvocato parigino François Couilbault.

Altri fanno notare che l’esecutivo chiede ai cittadini e ai piccoli commercianti di fare sforzi, ma le fatture dell’elettricità dell’Eliseo non sono mai state così alte come durante il quinquennio Macron: 345.159 euro. Tra i banchi dell’opposizione, i principali critici delle misure del governo sono gli ecologisti di Eelv (Europe Écologie les Verts). «Questo governo si rifiuta di agire e colpevolizza nuovamente i francesi», ha dichiarato il segretario nazionale dei Verdi francesi Julien Bayou.

«Vogliamo multe proporzionate»

Il capogruppo dei Verdi al Senato, Guillaume Gontard, ha fustigato le “misurette” elencate dalla ministra della Transizione energetica. «Oltre ad attendere la canicola per proporre un decreto (che estenderà a tutta la Francia gli obblighi di “sobrietà”, ndr), ciò che propone la ministra non è niente di rivoluzionario. Praticamente è ciò che c’è già scritto nella legge francese, ma non viene applicato».

Dal 2012, infatti, esiste un obbligo di spegnimento delle insegne luminose tra l’una e le sei del mattino, tranne per gli aeroporti e gli agglomerati urbani di più di 800mila abitanti. Il decreto promesso da Pannier-Runacher estende semplicemente l’obbligo a Parigi e Marsiglia, le uniche città francesi con più di 800mila abitanti, secondo quanto ricordato da Public Sénat. Gontard, nel dettaglio, ha evidenziato la scarsa efficacia di una multa di 1.500 euro uguale per tutti, a prescindere dalla dimensione dell’esercizio. «Abbiamo bisogno di avere delle multe proporzionate alla dimensione dell’esercizio che infrange la legge. Altrimenti un grande gruppo potrebbe preferire di rischiare la multa piuttosto che spegnere le sue insegne», ha spiegato il capogruppo degli ecologisti al Senato.

«Non si eviteranno i blackout staccando la macchinetta del caffé»

Nel dibattito attorno al piano di “sobrietà energetica”, ci sono anche voci più pessimiste, secondo cui la Francia rischia un inverno costellato di interruzioni di corrente e il governo non starebbe dicendo tutta la verità ai cittadini. Come l’economista e direttrice del think tank liberale Agnès Verdier-Molinié. «La realtà è che l’inverno potrebbe essere molto duro per tutti noi, perché rischiamo di avere dei blackout quando il grande freddo arriverà. Se le interruzioni di corrente dureranno soltanto un quarto d’ora o mezz’ora l’inverno non sarà troppo duro. Il 14 luglio, il capo dello Stato ha annunciato un piano di sobrietà. La Commissione europea ha fatto lo stesso con il suo piano di sobrietà sul gas e vuole imporre un taglio del 15 per cento, taglio che gli Stati membri rifiutano. Ma non ci viene detto in maniera chiara se ci stiamo dirigendo verso un razionamento, tagli di energia e interruzioni di corrente. E sarebbe meglio che ce lo dicessero per poter anticipare», ha dichiarato Verdier-Molinié su Cnews, prima di concludere: «È tempo di informare i francesi senza far credere loro che spegnendo la luce del corridoio o staccando la macchina del caffè il problema sarà risolto».

Tags: crisi energeticaenergiaFrancia
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