Fermi tutt*! Al Calendario Pirelli escono lǝ tettǝ
Va bene, a prima vista quei disgraziati della “pancia del paese”, da bravi analfabeti cresciuti a birre e stereotipi, non le troveranno poi così diverse da quelle d’antan di Anna Falchi per Max o Manuela Arcuri per Panorama, ma per fortuna ci sono gli spiegoni dei giornali.
In sintesi (leggi: per chi ha guardato solo le figure): car* tutt, ma soprattutt lǝ camionistǝ e lǝ officinǝ, il Calendario Pirelli torna al nudo ma «in una chiave diversa, contemporanea», nelle sue foto (citiamo dalla bizzarra traduzione di Repubblica) «la natura modella i corpi», «in un tronco levigato fa capolino il busto», «rami poggiati decorano una schiena», «la riva del mare fa da velo accarezzando la pelle». E se ci avete visto delle tette siete dei miserabili con la terza media e il poster della Marcuzzi del 1998 sullo scoglio delle Antille o peggio, il calendario dell’Avvento di Frate Indovino appeso in cucina.
Le tette sono negli occhi di chi le guarda
Perché il 51esimo The Cal™ (sic) è roba seria, «non c’è traccia della politica e del credo del tycoon» nell’edizione 2025 presentata all’alba del secondo mandato trumpiano. E di sicuro quelle che si strizza Elodie fuori dalle acque di Miami appoggiata al tronco levigato di cui sopra non sono tette, ma «un manifesto del femminismo di terza ondata». Non è evidente? Ma perché ogni volta che una si spoglia il Corriere è costretto a fare l’esegesi della sua dura battaglia e ricordare che le tette sono solo negli occhi di chi le guarda?
Infatti l’occhio a cui è affidato l’obiettivo quest’anno non è più un occhio «maschile, spesso maschilista» come prima del MeToo, ma l’occhio di «un artista che ribalta la narrazione, rendendo erotismo e nudo uno strumento di lotta di liberazione da stereotipi e falsi moralismi», «lotta a visioni antiche ma anche alla “cancel beauty”». Perché a scattare quest’anno è Ethan James Green, «icona del mondo Lgbtq+, che ha scelto un cast decisamente inclusivo, con uomini, donne, transgender di diverse età e culture», scrive la Stampa intervistando la più amata dei “talenti con una storia” (copy Ansa) del Cal™, Padma Lakshmi.
Come lotta il Calendario Pirelli per le donne scioccate da Trump
C’è anche lei nel «cast ispirato alla diversità e al gender fluid, a nuove formule di coesistenza come la famiglia “queer”» (il queer è sempre negli occhi del Corriere), cinquantaquattro anni, conduttrice, ex modella, nota per il suo impegno politico a fianco di Kamala Harris e «ancora sotto choc» per la vittoria di Trump, «preoccupata per questo vento di fascismo che soffia in gran parte del mondo democratico e occidentale», «un colpo vedere quanti tuoi concittadini la pensano come non la pensi tu», «un passo verso il fascismo, l’alienazione», «il patriarcato è nell’aria che respiriamo».
Per questo il calendario Pirelli “Refresh and reveal” (rinfresca e rivela) di Green, col suo occhio diverso «dallo sguardo maschile predatorio» («il fatto che un fotografo sia gay non vuol dire che non gli piacciano le donne») è importante «per mandare un messaggio inclusivo e di bellezza, in un momento in cui ti senti umiliata». Pensiamo al diritto di aborto in pericolo, «immagina se dicessimo agli uomini che devono farsi una vasectomia? È assurdo voler decidere sul corpo degli altri», «le foto che ha scattato Ethan James Green sono una dichiarazione di indipendenza, come dire: non userai la mia bellezza contro di me».
Elodie nella famiglia queer Pirelli (clicca la gallery per vedere il tronco)
Meno male che è un calendario e non un podcast. Noi qui però, dove a darla vinta ai cliché potremmo dire spiri il venticello patriarcale, volevamo rassicurare la signora Lakshmi: gli italiani sono con lei e stravedono per le donne politicamente impegnate come la talentuosa Elodie che ci rappresenta nella grande famiglia queer.
C’è chi la chiama già affettuosamente Elly del Quartaccio, è praticamente la nostra ragazzaccia di Oakland, una che per mesi si è battuta con le sue analisi elettorali per impedire l’ascesa dell’underdog della Garbatella, la nostra Kamala fin dalle prime convention democratiche a Sanremo, When we fight we win, Per me le cose sono due lacrime mie o lacrime tue. Anche lei pochi argomenti ma boni. Sappiamo tutt*, soprattutt lǝ camionistǝ e lǝ officinǝ, come è finita: clicca la gallery per vedere la foto del tronco levigato con Elodie.
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