Dal fanatismo islamista al dolce nichilismo dei “diritti”, così ci stiamo consegnando (di nuovo) a un potere totalitario

Di Luigi Amicone
07 Marzo 2015
Si vuole far credere all’uomo che se vive è in grazia dei potenti. Perciò, suggerisce una parte, si sottometta a una religione se non vuole morire. Oppure, suggerisce l’altra parte, riposi in pace nella religione del benessere e pensi a divertirsi da morire

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Diversamente da quanto è accaduto il 27 febbraio per le statue distrutte dai jihadisti nel museo di Mosul, scandalo ampiamente stigmatizzato su tutte le prime pagine dei giornali e siti internet, il 14 febbraio, quando sono circolate le immagini dei ventuno lavoratori egiziani, cristiani copti, condotti in fila lungo una spiaggia libica e lì trucidati dagli imbestiati a volto coperto dell’Isis, nessuno dei grandi mezzi di comunicazione ha dato veramente peso alla notizia (come invece le ha subito dato peso l’Egitto di Al Sisi). Né ha immaginato che in quella foto vi fosse la manifestazione eloquente di quale sia l’agenda del Califfato: l’annientamento di tutta l’umanità, progresso e civiltà che dal cristianesimo discendono. (Il Corriere della Sera, ad esempio, il 14 febbraio riportava in prima pagina la foto del corteo dei poveretti vestiti in tute arancioni, condotti come bestie allo sgozzamento e alla decapitazione, senza nemmeno una didascalia e senza una segnalazione neanche nelle pagine interne. La Repubblica, addirittura, sotto quella stessa foto di cristiani condotti al macello regalava ai propri lettori il titolo bieco: “La lezione delle crociate per capire l’Isis”).

taz-copti-cristoNaturalmente c’è dell’altro dalle nostre parti mentre gli sterminatori bussano alla porta. C’è la teoria-industria del gender che seguita a scalciare contro le istituzioni matrimoniali e mette le mani addosso all’educazione dei bambini. C’è l’intellighenzia annoiata che seguita a smontare l’alleanza uomo-donna. C’è lo spirito del commercio e del denaro che seguita a premiare tutte le sfumature della lussuria, l’eugenetica, l’omicidio in pancia, la merce dell’indifferenziazione sessuale. Infine ci sono loro, i predicatori di dolce niente, dolce morte, dolce pacifismo, dolce animalismo… a ricordarci la straordinaria ondata di scientismo e tenerume sentimentale che ricopre la faccia dell’Europa così come la ricopriva negli anni Venti e Trenta del secolo scorso – basti rileggere Chesterton, Péguy, Arendt – prima di andare a schiantarsi nelle carneficine della guerra e volgere nel terrore delle idee assassine.

È tipico della storia europea. Scienziati, intellettuali, complesso industriale, informazione. Sono stati i primi a capitolare davanti a comunismo e nazismo. E potrebbe riaccadere oggi. Oggi che il “politicamente corretto” si affida alla Diplomazia per combattere la ferocia jihadista. E al Diritto ritorto in ideologia per mettere a tacere il dissenso interno. Potrebbe riaccadere se… Se gli uomini liberi non si prendono la responsabilità di tornare a giudicare, agire, sacrificarsi, resistere. “Resistere” a che?

1. Essenzialmente ogni casa dove l’essere umano possiede dignità inattaccabile è stata costruita in un mondo nel quale dominava l’idea della contingenza, della dipendenza da Dio, l’idea che siamo, come tutto intorno a noi, un continuo atto creativo di un Altro. L’essenza del “cinismo vagabondo”, come diceva don Giussani, o dell’“uomo passione inutile”, come diceva il professor Sartre, l’uomo scalmanato e solitario, capace di rivendicare solo benessere, utilità e diritti, è la perdita del senso della contingenza, della dipendenza da Dio, la perdita che siamo, come tutto intorno a noi, un continuo atto creativo di un Altro. Essenzialmente è l’uomo che ha perduto la sua casa.

MALATI TERMINALI CERCASI, ANNUNCIO CHOC PER EUTANASIA2. È il nichilismo nutrito di denaro l’attuale padrone del mondo. Un mondo in cui da una parte c’è chi, in nome della sottomissione a una libertà infinita senza forma, una scimmia di Dio, impegna tutte le proprie energie per trovare le modalità più bestiali per infliggere tortura, sofferenza e morte agli esseri umani. E dall’altra parte chi, in nome della sottomissione alla volontà di potenza di una libertà finita, in uno scimmiottamento di Dio, si crede padrone del mondo e impegna tutte le proprie energie per mettere a reddito, possedere e soggiogare la vita umana. Cos’hanno in comune questa coppia di nemici dell’uomo? Hanno in comune Friedrich Nietzsche: «Il certo, il vero, il reale. Come lo odio!». Hanno in comune – come intendeva Nietzsche il cristianesimo, «questa religione di schiavi» – la cancellazione del volto di Cristo. Infatti, dice Ivan Illich, «da dove viene in questo occidente, nella sua unicità, incomparabilità, l’idea del progresso, dello sviluppo, e da dove viene la chiamata a tutti di progredire…? Per questo crediamo nella necessità di una fonte del sapere. Non siamo figli della natura, ma figli della natura dopo l’Incarnazione».

3. Oggi, dopo il cristianesimo, l’estraneità è diventata esperienza quotidiana. E quotidiana è diventata l’evasione sentimentale e suicida dalla realtà. L’aggrapparsi agli idoli del momento, omologarsi, ripetere slogan che raggiungono moltitudini simultaneamente, inducendo «l’identità di un uomo al di fuori del rapporto con gli altri uomini», è «come l’ultimo punto d’appoggio in un mondo dove non ci si può più fidare di niente e di nessuno». Tutto ciò, ha scritto Hannah Arendt, è l’essenza del totalitarismo. Una modalità di dominio totale emersa nei lager e nei gulag del ventunesimo secolo. E che oggi riappare sotto le bandiere nere dello Stato islamico. O sotto le bandiere arcobaleno dei genitori A e B e della scienza messa al servizio della mercificazione degli esseri umani. «Se si confronta questa pratica con quella della tirannide – scrive la Arendt – si ha l’impressione che si sia trovato il modo di mettere in moto il deserto, di scatenare una tempesta di sabbia capace di coprire ogni parte della terra abitata».

4. Da questo punto di vista tecnologia e globalizzazione restano una opportunità e un pericolo. Facilitano gli scambi tra i popoli (e certamente il progresso in ogni campo, speculazioni finanziarie comprese). Ma al tempo stesso imprigionano in un mondo dove la ragione come sottomissione alla realtà e, quindi, ricerca della verità, viene bandita. E viene bandita perché la “ragione” è oggi intesa come “razionalismo”, pretesa di misura ultima ed esaustiva di tutte le cose, chiusura pregiudiziale al Mistero, “palazzo di cemento senza finestre”, come ha ben descritto papa Ratzinger nel suo discorso al Bundestag. Di conseguenza, dalla politica alla tecno-scienza, decisioni e azioni vengono intraprese non sulla base della tentata corrispondenza ai dati di fatto e avendo come criterio invalicabile il rispetto della persona umana. Ma a partire dal consenso generato dalla percezione psicologica, sentimentale, emotiva della realtà così come viene comunicata alla gente, filtrata (e, spesso, distorta) dal grande sistema di informazione globalizzato che risponde a precise organizzazioni, istituzioni, complesso di posizioni dominanti. Di nuovo risuona l’ammonimento della Arendt davanti ai grandi cimiteri dello scorso secolo. «Nei campi, prima di ucciderli, si trovò il modo di convincere gli esseri umani che essi erano insignificanti, inutili, superflui. Convincerli che la loro vita era priva di senso».

>>>ANSA/RONCALLI-WOJTYLA: ORP, BENEDETTO XVI SAR¿ A CERIMONIA5. Davanti a questo spettacolo della nostra ora e del nostro tempo, si ripropone drammaticamente la questione della libertà e della verità. Libertà e verità hanno infatti a che fare con l’umanità, con la contingenza, con casa nostra. E sono condizione l’una dell’altra. Questo nesso indissolubile tra libertà, verità, umanità, casa. Questo è esattamente il punto attaccato dal carattere totalitario della nostra epoca.

Si vuole far credere all’uomo che se vive è in grazia dei potenti. Perciò, ci viene suggerito da una parte, l’uomo si sacrifichi e si sottometta a una religione se non vuole morire. Oppure, suggerisce l’altra parte, riposi in pace nella religione del benessere e pensi a divertirsi da morire. Non sia desideroso di ragioni e si convinca a non porre questioni. Né alla religione-religione, né alla religione-secolare. Perché se l’uomo si occupa di queste cose, cioè, se si occupa della propria libertà e della propria verità – e specialmente se se ne occupa in pubblico invece che andare al tempio religioso o al tempio del fitness – quest’uomo avrà la testa mozzata. In senso letterale. Come succede adesso in Medio Oriente. In senso traslato (ma quanto più spesso accade, con esiti di persecuzione e morte civile). Come succede adesso in Europa.

6. Papa Francesco ha parlato in proposito di «terza guerra mondiale già cominciata, anche se a pezzetti». Ha parlato di «nuovo colonialismo» e ha invitato a rileggere Il padrone del mondo, un libro del 1907 in cui uno scrittore inglese, il cristiano Robert Hugh Benson, già prospettava un mondo globalmente sottomesso a una potenza orwelliana, liberticida, antiumana. D’altra parte, il predecessore di Francesco Benedetto XVI, impedito di parlare all’università della Sapienza a Roma, disse in quel suo discorso “vietato” al pubblico dei giovani italiani che «verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene». «Jürgen Habermas – proseguiva papa Ratzinger – esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa “forma ragionevole” egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma che deve caratterizzarsi come un “processo di argomentazione sensibile alla verità” (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren)». Senza libertà non esiste la possibilità di costruire un mondo comune. Ma senza «un processo di argomentazione sensibile alla verità», decade ogni “forma ragionevole” di mondo e di vita in comune.

La democrazia agonizza nella lotta per maggioranze solo aritmetiche (per altro oggi conculcate da tribunali, burocrazie e istituzioni finanziarie che tendono a sostituirsi alle democrazie). Mentre il “cittadino democratico”, sempre più solo e sempre più diffidente di tutto e di tutti, si lascia andare a desiderare soltanto di essere “lasciato in pace” (e a divertirsi, se può, se ha denaro).

È così che le forze totalitarie prendono il sopravvento.

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26 commenti

  1. Okkupant

    l’Occidente è un concetto illuministico e atlantista. Tra l’Eurabia e l’Euramerica io dico meglio l’Europa: da Lisbona a Vladivostok!

    1. Menelik

      Non ha nessuna chance di verificarsi.
      La democrazia nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale sta per finire.
      Il mondo è all’inizio di una guerra i cui esiti saranno incerti.
      Quello che dovrebbe fare l’Italia adesso è mettersi nelle condizioni di poterla sostenere tenendola lontana dai confini nazionali il più possibile.
      Una assicurazione per il futuro a breve termine, adesso, è mettere l’isis in condizioni da essere inoffensivo.
      Lisis è inoffensivo solo quando non esiste.
      Dunque l’isis, dobbiamo portarlo dall’esistenza alla non esistenza.
      Questa è la condicio sine qua non per pensare ad uno straccio di futuro.
      Tutto il resto è problema secondario e può aspettare.

      1. Okkupant

        Caro Menelik, Inshallah l’offensiva irachena spezzerà via il da’ish! Certo i fronti sono tanti: Iraq, Siria, Libia ma un passo alla volta l’ortica sarà sradicata con o senza il sostegno dell’Occidente! Un attacco contro l’Iran è irrealistico fintanto che gli Usa sono contrari e comunque Tehran si sta rifornendo di batterie antiaeree, missili balistici dalla Russia, quindi in futuro sarà al sicuro da un’aggressione.
        Molto più pericolosa la situazione a Est, in Ucraina. È lì che il conflitto si allargherà: Bielorussia, Stati Baltici, Caucaso. La certezza della mutua distruzione garantita impedisce uno scontro diretto ma proliferano le guerre per conto terzi nei paesi cuscinetto. E noi siamo tra l’incudine e il martello.
        Per questo è prioritario per l’Europa abbandonare la linea di Washington sia rispetto all’Ucraina che alla Siria e all’Iran. Né la Russia né la Siria né l’Iran sono nostri nemici, forse sono nemici di Israele e degli Usa ma non nostri.
        Cominciare da qui: non esiste un’atomica iraniana, basta sanzioni contro Teheran! Appoggiare l’Egitto nel suo intervento in Libia e l’Iraq. In Terrasanta bisogna attendere l’esito delle elezioni in Israele per capire se ci sono i margini per un negoziato di pace con la Palestina.
        Per la ripresa economica dell’Europa è importante che il mercato euroasiatico si fonda con il mercato comune europeo. Inoltre, l’Iran ha bisogno di partner commerciali come anche l’Iraq: ci si lamenta della dipendenza energetica europea dalla Russia, questi due paesi sono lì pieni di risorse da esportare.

        1. yoyo

          Un po troppo apodittoco sulla atomica iraniana. Ci pensi a Khamenei con l atomica?

          1. Okkupant

            Il Mossad ha smentito Netanyahu sull’atomica iraniana e visto che si tratta dei servizi segreti dell’arcinemico dell’Iran direi che possiamo fidarci. Comunque non vedo perché l’atomica iraniana dovrebbe preoccupare di più di quella pakistana o della (presunta) atomica israeliana.
            Khamenei versa in gravi condizioni secondo le ultime notizie ufficiose

          2. yoyo

            Penso perché sarebbe un atomica sciita, minaccia istantanea per i sunniti.

          3. Raider

            Ahmadinejad minacciò espressamente tutti i Paesi che avessero aiutato in qualche modo Israele in caso di conflitto, vantando la capacità iraniana di colpire con missili a lunga gittata, dopo una serie di esperimenti in cui gli irianiani testarono armi di questo genere. L’India e il Pakistan fanno parte del ristretto club dei Paesi dotati ai armi termonucleari; ma, per quanto l’islamismo pakistano sia più di quello di altri Paesi segnato dal fondamentalismo, le atomiche pakistane hanno un valore di deterrenza rispetto all’India.
            Quanto alle profferte di pace frazionando il rischio di dipendenza energetica fra arabi e russi (qualcuno ci aveva già pensato…), fusioni nucleari di mercati più di quanto ora avvenga in concomitanza con un’immigrazione e una penetrazione finanziaria crescente, che fanno e si prendono e comprano quello che gli serve; e quanto alle previsioni meteorologiche di guerra, ognuno può fare le proprie. Ma una cosa è sicura: Israele è un Paese libero, una democrazia, in cui il popolo decide in seguito a un libero dibattito e nessuno vorrebbe dire loro cosa fare, visto che nessuno di quelli che vorrebbero farlo è nellla situazione in cui si trovano gli israeliani. Se avessero dovuto dare retta a quanti dicevano ‘no’ al muro contro attentati a cadenza quasi quotidiana, con centinaia di vittime, le cose sarebbero continuate in modo da fare felici i pacifisti con la pelle delgi altri; mentre, col muro, gli attentati dinamitardi o armati scesero a zero.
            Ma è curioso sentire che si parli di negoziati di pace che attendono il benestare elettorale: che valore possono avere, con Hamas che – spalleggiato da jihadisti, irianiani, fondamentalisti e antisionisti/antisemiti di tutto il mondo, catto-islamisti in prima fila – mira alla distruzione di Israele?

          4. Okkupant

            Ma Raider è ovvio che in caso di guerra tra Iran e Israele entrambi avrebbero colpito gli alleati dell’altro! Le atomiche pakistane possono essere usate per tanti scopi ad esempio se finiscono nelle mani di al-Qaida che a quanto pare lo stato pakistano non è riuscito in tutti questi anni (e con tutti i fondi elargiti e l’assistenza di intelligence) a debellare! Ma Osama Bin Lade. mica si nascondeva tra le rovine di Persopoli! Ma calma Islamabad è un alleato degli usa nella lotta al terrorismo, di loro ci possiamo fidare, come anche dei sauditi, i cattivi sono gli iraniani si sa.
            Se Israele persiste nella soluzione militare e nella colonizzazione della Cisgiordania attraverso l’autorizzazione alla costruzione di insediamenti la guerra continuerà. Se ne riparla quando Washington scaricherà Tel Aviv come già stanno timidamente cominciando i governi europei.

          5. Raider

            Okkupant, vedo che lei, pur partendo da premesse lontane dalle mie, cerca di discutere di fatti e non corre dietro alle dietrologie: cosa rara anche da queste parti, ormai. Quanto a colpire gli alleati dell’uno e dell’altro, le ritorsioni sono comprensibili, in una logica di guerra, ma non vedo perchè dovrei tifare per l’atomica iraniana, regime islamico che non mi sembra la migliore garanzia di libertà, a cominciare dai cristiani, né di progresso, a cominciare dagli stessi iraniani, non tutti così contenti di vivere sotto gòli ayatollah.
            Che bella l’ultima notizia sulla ‘liberalizzazione’ del regime: le donne straniere – queste poco di buono – potranno assistere agli eventi sportivi che si svolgono nell’Iran. Ci sentiamo tutti meglio, anche con un missile atomico che, un domani, per qualche motivo che riuscirà di ‘appoggio’ ai nemici dell’Iran che ci dovesse cadere sul capo, potrebbe fare di noi i bersagli di missili di cui noi non disponiamo: e anzi, per evitare ritorsioni da mettere in conto da gente che si adonta per dodici vignette e emette fatwa contro uno scrittore anglo-indiano, dovremmo disarmare e parteggiare per questi campioni dell'”Islam, religione di pace.”
            Che il problema siano gli insediamenti in Cisgiordania e non l’esistenza dello Stato di Israele fa di lei un caso a parte, rispetto alle idee qui manifestate in tal senso, che vanno dai dhimmi di Hamas ai nostalgici del nazismo: ma quanto allo “scaricare” uno Stato, sembra mostrare che il problema, anche per lei, sia l’altro. L’isolamento cui gli islamici vogliono
            costringere Israele usando petroliom e petrodollari non ha nulla a che fare, innanzi tutto, col diritto, ma con una solidarietà isalmica che può coagularsi intorno agli obiettivi più diversi: dopo il Sabato (gli ebrei: Gerusalemme), viene la Domenica (i cristiani: Roma), titolava “Tempi.it”. E comunque, rispetto al modello di società rappresentato dall’Iran, dall’Arabia Saudita o da Gaza, preferisco quello di Israele: in cui anche gli anti-sionisti e chi la pensa come lei hanno il diritto di esprimere le proprie idee. Se non lo sa, provi a chiedere che fine in Iran o in Arabia Saudita quelli hanno idee antitetiche a quelle degli ayatollah e di Hamas.

          6. Okkupant

            Yoyo non tutti i sunniti, neanche tra i più oltranzisti, sono nemici degli sciiti o dell’Iran (basti pensare al sostegno ora interrotto dell’Iran a Hamas), settarismo confessionale spesso esasperato ad arte: divide et impera

          7. yoyo

            Certo, e lo stesso vale per gli sciiti. Ricordati che, però, gli sciiti aspettano il Mahdi. La dirigenza iraniana è così apocalittica che potrebbe volerlo costruire di plutonio.

  2. Raider

    Caro Direttore,

    la ringrazio per avere scritto ciò che non leggeremo da nessun’altra parte del pur vasto e (forse, solo apparentemenete, può darsi) variegato sistema dell’informazione. Particolarmente penoso e omertoso il Corsera: stomachevole per ipocrisia e falsità La Repubblica, che approfitta dei cristiani uccisi per incolparne le Crociate, tanto per restare alla stretta attualità. Mi riconosco in quello che lei scrive – possiamo dirlo, ormai – coraggiosamente. Con la preghiera e la speranza, è ciò che alla nostra fede è richiesto. Ancora grazie.

    1. Dugin

      Raider, ma Lei legge solo quotidiani di regime? Legga anche Blondet

      1. Raider

        Il sistema mediatico a Pensiero Unico è ligio al politicamente corretto, di cui i fautori dell’islamizzazione hanno ben poco dca lamentarsi. Quello cui assistiamo è di per sé complicato, per stare dietro a complotti che aggiungono nulla ai fatti, non spiegano nulla dei fatti e confondono solo le idee. Me ne sono convinto proprio perché ho letto Blondet e altri del suo stesso ramo di attività parallele. Non legga solo Blondet: o continui a farlo, se le dà soddisfazione, ma lo legga un po’ meglio.

        1. Dugin

          Allora continui a leggere Repubblica e Amicone

          1. Okkupant

            Dugin, Aleksandr Gelevič? Progetto Eurasia?

          2. Raider

            Lei legga chi vuole, io non leggo più Blondet e di questo può essere sicuro perché lo sa da me: per il resto, che lei tiri a indovinare e senta il bisogno di prendere per buone tutte le cose che le passano per la testa, è proprio ciò che fa al caso di chi legge Blondet e se ne travasa nel cranio tutti i deliri.

  3. angela

    come si fa a consigliare la lettura de IL PADRONE DEL MONDO e contemporaneamente dire CHI SONO IO PER GIUDICARE?

    1. Cisco

      @Angela
      Non è difficile, basta essere cristiani.

    2. To_Ni

      Ma perché vi turba il CHI SONO IO PER GIUDICARE?

  4. Cisco

    Analisi lucidissima: d’altra parte se la verità e’ nel rapporto con una Persona – Gesù Cristo – non mi sorprende che il potere voglia un uomo “scalmanato e solitario”, senza radici e senza dipendenza che non sia quella da stupefacenti.

  5. laicità dello Stato

    In uno Stato laico le leggi non obbligano nessuno a divorziare, a convivere senza sposarsi, ad abortire, a ricorrere alle tecniche di procreazione assistita, a sottoscrivere il testamento biologico e a chiedere l’eutanasia attiva. Le leggi mettono queste modalità di comportamento a disposizione di coloro che intendono servirsene perché le ritengono adatte alle proprie situazioni esistenziali e in sintonia con il proprio modo di pensare e di sentire. In uno Stato laico tutti sono liberi, qualunque credenza abbiano e anche nessuna, con buona pace dei partiti che sostengono le posizioni restrittive del Vaticano.
    In uno Stato che legifera in sintonia con una credenza religiosa, invece, sono liberi e tutelati nei loro diritti solo coloro che aderiscono a tale credenza.
    Il Vaticano si oppose strenuamente, a suo tempo, alla legge sul divorzio e fece di tutto per farne trionfare il referendum abrogativo, ma, bene o male, ha poi digerito questa prima conquista laica della società italiana e non la ripropone più, anche se ora, in merito alle unioni civili e ai diritti dei conviventi, ha rispolverato gli stessi toni da crociata. Ma le questioni su cui maggiormente insiste sono quelle legate all’inizio e alla fine della vita: da qualche anno a questa parte ha ricominciato ad attaccare, dopo quasi trent’anni dalla legge, l’interruzione volontaria di gravidanza e l’autodeterminazione delle donne.
    A differenza di una autorità religiosa, uno Stato laico, proprio per i momenti più difficili, e molto spesso dolorosi, della vita individuale, non può che riconoscere come asse portante del suo intervento legislativo il rispetto degli uomini e delle donne in carne ossa e mente, delle loro percezioni, sensibilità, responsabilità, libertà di pensiero, capacità e volontà di scelta, in merito all’inizio vita come alla sua fase terminale e in occasione di gravi traumi e malattie insorgenti dopo la maggiore età.
    Le persone che considerano la vita, in qualunque condizione, il dono di un Dio trascendente, lasceranno che il loro male segua il suo corso, anche sostenuto il più a lungo possibile dalle tecnologie mediche. Altri devono poter rifiutare trattamenti anche in grado di salvar loro la vita se vietati dalla loro religione o tali da procurare menomazioni considerate inaccettabili. Altri ancora, non seguaci di alcuna fede, devono poter decidere se affidarsi a qualunque possibilità di allungamento della vita offerta dalla medicina o se porre limiti, o anche respingere fin dall’inizio, trattamenti che non offrono speranze di guarigione e prolungherebbero sofferenze sentite come insopportabili.

    1. To_NI

      Laicità dello Stato

      Ma ….. hai fatto lo stesso post pubblicato nella discussione del vescovo di San Francisco? Perché? Devi pensare di avere una chiave d’interpretazione dell’universo talmente potente che la devi incidere ad ogni costo.
      Non per sminuirti… tutto qui è già visto, letto, digerito. Nulla di nuovo ed il tuo popò soprà in sintesi si riduce ad un ” sono concentrato al mio ombelico (ognuno per se) ” e “la mia idea di laicità è penosamente riduttiva”.

    2. Geppo

      In uno Stato laico… Ci vuole prima di tutto uno stato che sia degno di tale nome, con delle istituzioni degne di tale nome, ecc. In Italia non vedo tutto ciò, laico o no, manca qualcosa, non crede ?

    3. Cisco

      @Stato laico?

      Più che stato laico, mi sembra uno stato giacobino.
      Infatti la “libertà” di un tale stato e’ salvaguardata solo a parole, dato che non esiste verità senza responsabilità. E se c’è responsabilità, significa che c’è’ una realtà a cui rispondere. E se questa realtà non è unanimemente individuata, se ne discute liberamente e ciascuno è libero di accettare o no una società che una certa sedicente “laicità” vorrebbe composta da individui soli e schiavi del potere: il proprio.

    4. Tommasodaquino

      Lo Stato o meglio l’istituzione comunitaria da sempre ha avuto la funzione di tutelare la parte debole sottraendola alla legge del più forte e del darwinismo sociale ammantato di buonismo laico e finti diritti. Le parti deboli erano innanzitutto il concepito, i bambini, gli anziani, i sofferenti, i poveri, le donne e le famiglie. Tutti soggetti che oggi vengono attaccati proprio da chi dovrebbe difenderli. Come vede non c’entra nulla nè la religione nè la laicità, ma semplicemente un po’ di buon senso, e l’uso corretto della ragione. Voi volete la libertà a scapito dei più deboli annullando completamente secoli di civiltà occidentale.

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