Elezioni mid-term. La sorpresa per Obama è che la batosta elettorale viene anche dai “suoi” giovani

Di Redazione
05 Novembre 2014
Con le elezioni di metà mandato i repubblicani non si prendono solo il Senato e la Camera, ma anche lo scettro di partito dei "millennial" e delle donne, che invece il pregiudizio mediatico assegna da sempre (per default) ai democratici

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Come mostra la mappa della Cnn riprodotta qui sopra, alla fine per Obama la temuta sventola, ampiamente prevista dai sondaggi, è arrivata. Alle elezioni di metà mandato (mid term) il Partito democratico del presidente ha perso il controllo del Senato americano, quindi gli ultimi due anni alla Casa Bianca si preannunciano durissimi per Obama, visto che, come spiega Repubblica, egli non potrà esercitare «di fatto alcun potere legislativo se non il veto alle leggi volute dai repubblicani. I suoi poteri saranno ancora ampi in politica estera, ma per il resta sarà molto limitato». Un handicap toccato in passato a pochissimi presidenti: Eisenhower, Reagan, Clinton e George W. Bush.

obama-copyright-d-souza-white-house«MAN BASSA». Entrambi i rami del 114esimo Congresso degli Stati Uniti, che si insedierà il prossimo 3 gennaio, saranno dunque in mano al Partito repubblicano. Al Senato, dopo aver conquistato la vittoria in 7 stati precedentemente colorati di blu democrat (West Virginia, Arkansas, South Dakota, Montana, Coloradao, Idaho e North Carolina), il Grand Old Party conta ora 52 seggi su 100 al Senato (53 se risulterà vincente anche in Alaska). Mentre ne occupa 233 su 435 alla Camera, che controllava già dalle scorse elezioni. I repubblicani – si legge nel sito del Foglio – «hanno fatto man bassa anche nelle elezioni delle cariche di governatore dei 36 stati in lizza, conquistando vittorie inattese anche in roccaforti tradizionalmente democratiche come il Maryland, il Massachusetts e persino nello stato del presidente Barack Obama, l’Illinois».

IL PARTITO DEI GIOVANI. Ma oltre all’onda rossa che ha investito Obama, questo voto di mid-term ha fatto emergere un altro aspetto non meno importante del paesaggio elettorale statunitense. È proprio il Foglio a evidenziarlo in un editoriale pubblicato oggi. «Il pregiudizio collettivo – si legge nell’articolo – dice che il Gop è il partito del vecchio uomo bianco, caricatura dell’elettore conservatore con forcone, doppietta e salopette». Ebbene, «la realtà è diversa, e queste elezioni di mid-term lo ricordano». Quanto ai giovani, spiega il quotidiano di Giuliano Ferrara, da sempre acuto osservatore delle dinamiche in atto negli Usa, «l’età media dei congressmen che attualmente rappresentano il Partito repubblicano è più bassa di quella democratica, e i sondaggi dicono che i millennial non tendono automaticamente verso la sponda democratica».

LE DONNE. Quanto alle donne, invece, sebbene «il Partito repubblicano resti decisamente meno rappresentato al Congresso», tuttavia «in questa tornata qualcosa è cambiato». Il Foglio cita come esempi del nuovo trend il caso della «veterana di guerra Joni Ernst», che «si batte per un seggio decisivo al Senato in Iowa», e quello di Mia Love che «potrebbe diventare la prima donna afroamericana» e per di più mormona a essere eletta nel Gop. Ma il caso più emblematico fra tutti è probabilmente quello della trentenne Elise Stefanik: «Se verrà eletta alla Camera dei deputati nel 21esimo distretto dello stato di New York diventerà la donna più giovane mai approdata al Congresso».

SMENTITI GLI OPINION MAKER. Insomma, riflette il Foglio, si ritrovano smentiti dalle urne quegli «osservatori che hanno già deciso che il Partito democratico – specialmente nella sua versiona obamiana – ha l’esclusiva sui giovani e le donne». Certo, non si può sapere con certezza «dove esattamente tenda questa generazione liquida e post ideologica, ma uno studio dell’istituto di politica dell’Harvard University dice che il 51 per cento dei giovani che con altissima probabilità andranno a votare sceglierà il Partito repubblicano. Il dato in sé non è decisivo, ma illustra una tendenza degli americani fra i 18 e i 30 anni a non comportarsi come gli opinion leader democratici credono».

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14 commenti

  1. recarlos79

    hai ragione. ho dimenticato le guerre fatte dai democratici kennedy, johnson, clinton. dei droni mandati a bombardare dal premio nobel per la pace e dalle cimici piazzate da hillary per tutta l’europa. sono così diversi?

  2. Giulio Dante Guerra

    Beh, prima di “cantar vittoria”, sarà bene conoscere l’orientamento di tutti i parlamentari GOP eletti, o almeno della maggior parte di loro, nei confronti dei “principi non negoziabili”. Non dimentichiamo, infatti, che, purtroppo, i “liberal” ci sono anche fra i repubblicani.

    1. francesco taddei

      il loro unico principio non negoziabile è la supremazia sugli altri.

      1. Giulio Dante Guerra

        Per piacere – lo dico anche a “Recarlos” – smettiamola con questi stereotipi dei “repubblicani tutti cattivi e servi dei padroni” e “democratici tutti buoni e amici del popolo”. Ormai la politica si divide, in tutto il mondo occidentale, in “liberals” e “conservatives”. Qui da noi – oltre oceano, purtroppo, un po’ meno – lo “spartiacque” sono proprio i principi non negoziabili. E – a quanto scrive Marco Respinti, che gli Stati Uniti li conosce benissimo – anche là la suddivisione si sta “chiarendo”.

  3. Saint-Juste

    Non avrei mai pensato che la vittoria avrebbe potuto essere associata al coloro rosso…ahhhhh

  4. recarlos79

    a me dispiace solo per quelle persone a cui è stata promessa la possibilità di curarsi gratuitamente e che invece rimarranno morti per strada perché se no le assicurazioni non ci guadagnano.

    1. Giulio Dante Guerra

      Ma sei così entusiasta del nostro elefantiaco ed ultrainefficiente sistema sanitario nazionale? Mio padre faceva, verso la metà degli anni ’60, il farmacista a Guardistallo (PI), paese della Valdicecina non lontano da Rosignano (LI), sede della fabbrica Solvay. Bene, i dipendenti Solvay erano assistiti, per le malattie, da una mutua aziendale, “privata”, “padronale”, come dicevano con disprezzo i paladini della sanità “tutta statale”, come è oggi. Peccato che i servizi erogati dalla cassa mutua Solvay fossero di gran lunga superiori a quelli erogati, alla quasi totalità dei lavoratori dipendenti, dal “carrozzone” statale INPS, che fu poi il “modello” dell’odierno SSN. Ovviamente, anche questi “privilegi” erano malvisti dagli adoratori della “Dea Eguaglianza”. Un esempio: la cassa mutua Solvay, gestiva, a Rosignano, una casa di cura propria, in cui degenza e cure erano di un livello superiore a quelle dell’ospedale di Livorno, e, cosa più importante, completamente gratuite per i dipendenti Solvay, mentre, per chi altro voleva farsi curare lì, c’erano tariffe da “clinica privata” d’alto livello, se non proprio “di lusso”. Oggi questa casa di cura è sparita, nei suoi locali ci sono soltanto gli ambulatori dell’USL locale. E’ giusto fare questo anche negli Stati Uniti d’America! Viva le “mutue aziendali”, che curano meglio i propri assistiti!

      1. recarlos79

        ma tu lo sai che c’è gente che la sanità a pagamento non può permettersela?

        1. Giulio Dante Guerra

          Che c’entra questo con quel che ho scritto? Se tutte le ditte avessero fatto, a suo tempo, quel che fece la Solvay, non ci sarebbe mai stato bisogno del carrozzone dell’INAM. A cui potevano tranquillamente rivolgersi i rosignanesi non dipendenti Solvay, ricoverandosi all’ospedale di Livorno, mica erano obbligati a ricoverarsi alla casa di cura Solvay a pagamento!. Purtroppo, all’ospedale di LIvorno, lo so per esperienza personale, non sapevano neanche curare un diabetico. Ma questo è un altro discorso, si chiama “malasanità”, e, guarda caso, è parecchio diffusa proprio oggi, che l’assistenza sanitaria è tutta statale, salvo poche case di cura convenzionate, che riescono a sopravvivere. Torno a domandare per quali ragioni TUTTA l’assistenza medica debba essere gestita dallo Stato. O, peggio ancora, dalle regioni, come è oggi in Italia.

          1. recarlos79

            in america la questione non è se la gestione della sanità debba essere solo dello stato o sussidiaria. la questione è se l’accesso alle cure debba essere gratuito (servizio pubblico, con possibilità di gestione data a privati) o se debba rimanere a pagamento (cioè non per tutti). con le ultime votazioni gli americani hanno scelto la seconda.

          2. Giulio Dante Guerra

            Io l’avevo letta diversa, vale a dire se l’assistenza dovesse comprendere o no anche la contraccezione e l’aborto. In ogni caso, io parlavo dell’Italia.

          3. recarlos79

            ai repubblicani, più dell’etica di finanziare aborto o contraccettivi interessa affossare l’intera riforma. riforma prima di tutto culturale.

  5. Toni

    Lo hanno pestato di brutto!

  6. claudio

    Ben gli sta, al presidente che piace alla gente che piace…

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