Ebola, l’incubo comincia quando si guarisce. Storia di Douda, 17 anni, senza più famiglia, evitato da tutti
«TUTTI GUARDANO A ME». «È difficile, davvero difficile», racconta in un video realizzato dalla ong Street Child. «Ho un fratello di 12 anni, una sorella di 15 e cugini che vivono nella mia stessa casa. Mio padre si prendeva cura di tutti, anche dei miei zii e di mio nonno. Ora lui non c’è più e tutti guardano a me».
«TUTTI MI EVITANO». Questo non è l’unico problema di Douda. Nonostante sia guarito dal virus che da marzo ha ucciso almeno 4941 persone (dati Oms), in tanti continuano a stargli alla larga temendo che sia ancora infetto. «Nessuno degli amici di mamma e papà è venuto a casa mia. I miei vicini mi stanno a tre metri di distanza. È una situazione indescrivibile: ho perso i miei cari e tutti mi evitano». Molti lo guardano male come guardavano male suo padre: in quanto medico, era vittima della superstizione secondo cui i medici iniettano il virus, invece che combatterlo.
SENZA SOLDI. Un bel paradosso per uno che ha contratto il virus portando i malati in ospedale con la sua ambulanza e che diceva al figlio: «Se scappo ora, cosa penserà la gente di me? Sarei un codardo. Se morirò per questo, non c’è altro da dire». Tante persone del villaggio, come facevano con suo padre, si avvicinano per chiedergli soldi ma Douda non ha niente neanche per sé: «Per la casa dove viviamo ci chiedono 380 dollari all’anno. Ora sono venuti a riscuotere l’affitto ma io non ho denaro e temo che finiremo tutti in mezzo alla strada».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!