Dopo “Ad Gentes” chiude anche “Popoli”. Noi missionari siamo illeggibili da quando ci battiamo per i poveri senza annunciare Cristo

Di Piero Gheddo
06 Ottobre 2014
Abbiamo ridotto la Chiesa in missione a una Ong che si batte per cause socio-politiche. I giovani dovrebbero donare la vita per l'acqua pubblica e il disarmo?

popoli-copertinaAll’inizio del mese missionario di ottobre, un comunicato stampa del Centro San Fedele di Milano informa che la rivista missionaria mensile dei Gesuiti Popoli chiude nel dicembre prossimo. La rivista è nata nel 1915 col titolo Le missioni della Compagnia di Gesù, nel 1970 ha assunto il titolo di Popoli e Missione, negli anni ottanta Popoli, che chiude alla soglia dei cento anni. Ma allora, i gesuiti non hanno più missionari? Per carità, sono forse l’ordine religioso con il maggior numero di missionari “ad gentes”. Ma in Italia questo è un tema che interessa sempre meno e questo è il gravissimo problema dell’ottobre missionario, per noi missionari ma anche per tutta la Chiesa italiana.

Dopo la chiusura della rivista Ad Gentes degli Istituti missionari, anche questa è una triste notizia per l’animazione missionaria ad gentes nella Chiesa italiana, come tante altre simili, ad esempio il crollo vertiginoso delle vocazioni ad gentes (e ad vitam) degli istituti missionari italiani. In questo anno scolastico, nel seminario teologico del Pime di Monza abbiamo una cinquantina di teologi e filosofi, dei quali solo quattro italiani! E dobbiamo ringraziare la Provvidenza di Dio perché il Pime, fondato da monsignor Angelo Ramazzotti nel 1850 come “Seminario lombardo per le missioni estere” e da Pio XI nel 1926 come Pime (unendolo ad un altro simile Seminario fondato a Roma nel 1872), è diventato internazionale, altrimenti dovremmo chiudere la nostra teologia missionaria, affiliata con l’Università Urbaniana di Roma per il corso accademico di teologia che si chiude con il diploma di baccalaureato, riconosciuto anche dallo Stato italiano.

La “missione alle genti” significa annunziare e testimoniare Cristo ai popoli non cristiani (5 miliardi sui 7 dell’umanità) e il danno peggiore di questa decadenza dello spirito e della missione ad gentes sta nel dato di fatto che la Chiesa italiana, presa nel suo assieme, sta percorrendo il cammino opposto a quello che dichiarano i testi del Concilio Vaticano II, dei Papi e della stessa Cei (Conferenza episcopale italiana): si proclama una cosa e se ne fa un’altra. E questo avviene nella Chiesa di Cristo, che vuol essere autentica, trasparente, efficace immagine di Cristo Salvatore.

Ma nel Vangelo di san Marco (16, 14-15) si legge: «Gesù apparve agli undici discepoli mentre erano a tavola. Li rimproverò perché avevano avuto poca fede e si ostinavano a non credere a quelli che l’avevano visto risuscitato. E disse loro: “Andate in tutto il mondo e portate il Vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato”». E noi potremmo dire: “Ma Gesù, tu rimproveri i tuoi Apostoli di non credere alla tua Risurrezione e poi subito dopo li mandi a predicare la Buona Notizia in tutto il modo! Ma com’è possibile? Se non credono che tu sei risorto, che razza di messaggio portano al mondo?”.

piero-gheddo-dinajpur-santal-bangladeshHa risposto Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio (N. 2): «La fede si rafforza donandola!», e spiega perché; e poi richiama la grande verità di fede: “Lo Spirito Santo protagonista della Missione” (Capitolo III). E fa venire in mente la famosa scenetta de La Croix che pubblicai in Mondo e Missione negli anni Settanta, dove si vede Gesù che sale al Cielo mentre detta il suo testamento agli Apostoli, in cerchio davanti a Lui: «Andate in tutto il mondo…». Ma uno sussurra all’altro: «Ma noi, non siamo incardinati nella diocesi di Gerusalemme?».

Quando Papa Francesco, e tutti i Papi e tutti i vescovi prima di lui, continuano a martellare lo slogan: «Per salvare l’uomo e l’umanità dobbiamo ritornare a Cristo!», penso che nessuno aggiunga nella sua mente e nel suo cuore: “Eccetto quando ci dice di andare in tutto il mondo a portare il Vangelo a tutti gli uomini”.

Chi segue il mio Blog “Armagheddo”, sa che a volte è volutamente provocatorio, come anche questa volta. Non voglio assolutamente accusare nessuno, ma solo riproporre con forza il problema: qual è lo scopo dell’animazione e della stampa missionaria ad gentes dei Centri missionari diocesani, degli Istituti missionari, delle Pontificie opere missionarie e della stampa e animazione missionaria? Presentare le testimonianze dei missionari che nelle periferie dell’umanità annunziano Cristo, battezzano i popoli convertendoli a Cristo e formando le prime comunità cristiane; oppure abbiamo cominciato noi a politicizzare la missione alle genti, riducendo la Chiesa in missione a una Ong mondiale che si interessa dei poveri e dei marginali, delle ingiustizie e violenze contro gli ultimi di ogni società, spesso senza alcun aggancio esplicito a Gesù Cristo? Non invento nulla, potrei raccontare decine e decine di esempi, perché l’onda culturale è questa e non è facile fare e proporre e realizzare qualcosa di diverso, si rischia di passare per conservatori, tradizionalisti, reperti archeologici da rottamare.

Ma la Chiesa, lo dice spesso Papa Francesco, non è una Ong di carattere sociale-politico-economico-sindacale, ma la comunità dei seguaci di Cristo, che deve andare in tutto il mondo annunziando la Buona Notizia del Vangelo. E quando, noi missionari diamo un’immagine diversa di noi stessi al mondo, perdiamo la nostra unica identità e diventiamo inefficienti, inefficaci, non leggono più le nostre riviste, i giovani non ci seguono più, non donano più la vita e hanno ragione. Donare la vita per che cosa? Per promuovere l’acqua pubblica o protestare contro il debito estero dei paesi africani o contro la produzione di armi? I giovani danno la vita solo se noi siamo innamorati di Cristo e capaci di innamorarli di Gesù Cristo, nient’altro.

Nell’ottobre missionario e della Giornata Missionaria Mondiale è permesso riproporre con forza questo problema, perché se ne discuta e si giunga, con l’aiuto di Dio, ad una decisiva correzione di rotta?

tratto dal blog di padre Piero Gheddo

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15 commenti

  1. Giulio Dante Guerra

    Trovo giustissimo quanto ha scritto padre Gheddo. Purtroppo, anche la CEI, negli spot televisivi, con cui invita i “fedeli” (ma quanto?) a sottoscrivere l’8×1000, si presenta, essa stessa, come una ONG assistenziale: in uno solo ho sentito, ed una sola volta, le parole “portare Cristo agli emarginati”! Come ha detto il Card. O’Malley, in una sua omelia nel duomo di Milano, le “terre di missione”, ormai, sono le nostre città. Ripetiamo l’antica giaculatoria allo Spirito Santo: Emitte Spiritum Tuum et creabuntur. Et renovabis faciem terrae.

  2. Cesare

    Anni fa ho passato un paio di giorni presso una comunità di religiosi e nella biblioteca c’erano molte riviste missionarie, le ho lette quasi tutte ed erano la negazione della missionarietà, il rifiuto del valore del cristianesimo portato ai popoli,in favore di rispetto di usi,costumi,tradizioni,religioni cHe non fossero il cristianesimo. Era la descrizione di una mentalità che non conoscevo, avversa alla diffusione del messaggio cristiano,perchè tanto si è”cristiani” in fondo al cuore senza saperlo. Un ragionamento simile ai maomettani che ritengono che si nasca maomettani e solo il caso di essere nati in una famiglia cristiana,per esempio, ci fa crescere cristiani ma abbiamo il dovere di toglierci questo abito i,postoci dalle circostanze e ritornare, dico ritornare ad essere maomettani,quali si è:maomettani anonimi,direbbe Rahner. Che quei giornali infami chiudano non può che rallegrarmi, mi auguro che chiudano tutti, e che chi ci scriveva cambi mestiere e butti la tonaca, se per caso la avesse ( in armadio,sicuramente).

  3. Filomena

    In primo luogo a nessuno dovrebbe essere richiesto di donare la vita. In secondo luogo l’obiettivo dei missionari è aiutare i poveri o fare proselitismo? Perché se è quest’ultimo l’obiettivo allora lo Stato dovrebbe devolvere l’8 per mille alle ONG perché le popolazioni bisognose hanno bisogno di tutto fuor che in cambio di aiuti si convertono a una qualsiasi religione. Gli aiuti ai più poveri e ai bisognosi anche italiani é l’unica ragione che legittima l’8 per mille e in cambio lo Stato tollera che con quei soldi si mantenga anche il clero. Clero che a rigor di logica dovrebbe poter contare solo sulle offerte dei fedeli in Chiesa e non che lo Stato si faccia garante, sia pur attraverso le tasse dei soli fedeli. Senza contare poi che anche i criteri dell’8 per mille agevolano di più la Chiesa cattolica rispetto alle altre confessioni, ma questo è perlopiù colpa di noi cittadini che ci “dimentichiamo” di fare la dichiarazione a chi devolvere l’obolo.

    1. Sebastiano

      Pessima mossa darsi arie da “intellettuale cattolica” senza conoscere i fondamentali:
      i missionari non hanno l’obiettivo di “aiutare i poveri” ma di “testimoniare Gesù Cristo”, il che nel linguaggio cattolico significa essere pronti anche a dare la vita per loro. Ma si parte da Cristo, non da un buonismo fine a se stesso.
      Se non lo facessero sarebbero appunto come una ONG qualsiasi.
      Ma non è difficile da capire.

      1. Filomena

        Infatti caro Sebastiano mi é molto chiaro che l’8 per mille dovrebbe essere tolto alla Chiesa e dato alle OGN anche perché i popoli che hanno fame hanno bisogno di mangiare non di pregare.

        1. Carlo

          Cara Filomena sollevi molti interrogativi segno di questi Tempi 🙂
          Dare la vita non significa solo essere uccisi ( martirizzati in termini cristiani) ma anche spendersi totalmente per Gesù. Io credo che appunto che un missionario sia chiamato a dare la vita, ad essere martire, nel senso di essere testimone di quell’amore che Dio ha per l’umanità intera.
          Ed è solo in questo senso che potrà aiutare il prossimo rendendo testimonianza non a se stesso ma a Dio . Capisco che le opere… ” aiutare i poveri “… sono l’evidenza condivisibile e puo’ suscitare approvazione di persone lontane dalla fede che riconoscono dei valori in coloro che si prodigano per gli altri ma l’esperienza della Chiesa sin dai suoi albori è quella che se tali opere non sono sorrette da un autentica fede ( e quindi da Dio ) alla fine sono destinate al fallimento. Per quanto riguarda l’8 x mille sono convinto che potrebbe essere destinato alle ONG che fanno opere di bene (anche se la legittimità del tributo risiede in altro ) ma alla fine penso che darle alla Chiesa è la maniera migliore di investire queste risorse per il bene della comunità Italiana

          1. Filomena

            L’esperienza della Chiesa è appunto la sua e se vuole fare proselitismo non è giusto che lo faccia con persone che pur di mangiare giustamente sarebbero disposte ad aderire a qualsiasi religione. Così è troppo facile oltre che essere scorretto, se l’obiettivo è l’evangelizzazione dei popoli perché non la si fa con persone che sono veramente libere di scegliere se aderire o meno? Non vedo fare questa evangelizzazione nei Paesi ricchi dove magari potrebbe esserci molta fame di fede ma non fame materiale.

        2. Sebastiano

          Eh, allora non hai problemi solo con l’interpretazione della dottrina cattolica…
          l’8 per mille è destinato alla Chiesa Cattolica perché ci sono persone che, nella dichiarazione dei redditi, decidono liberamente di farlo. Questa libertà ti da fastidio? E ti dirò di più: che fra coloro che scelgono di destinarlo alla Chiesa Cattolica (e non ad altri soggetti) ci sono anche non credenti e lo fanno perché sanno che quei soldi serviranno anche per dar da mangiare a chi non ne ha, cosa che la Chiesa fa da circa 2000 anni. O sei convinta che la Caritas (nazionale e internazionale) interroghi il catechismo prima di servire i pasti?
          E, curiosamente, la Chiesa lo fa da molto prima che esistesse l’8 per mille, e continuerà a farlo anche dopo che non esisterà più. Al contrario di tante ONG, in cui i cosiddetti “volontari” sono stipendiati.
          Pensa te.

          1. Filomena

            Se i cattolici possono firmare per l’8 per mille, è perché lo Stato ha concesso loro di farlo per sostenere la Chiesa sulla base di un Concordato che altrove in Europa non c’è. Io non ho detto che lo Stato deve rinunciare a quella percentuale di tasse. Ho detto che lo dovrebbe devolvere alle ONG che hanno l’obiettivo di aiutare chi ha bisogno senza secondi fini. Inoltre l’8 per mille non serve solo alla Caritas che peraltro riconosco fa tanto anche per i migranti oltre che per gli italiani poveri, ma serve anche per mantenere il clero e soprattutto le gerarchie vaticane di cui buona parte della popolazione italiana non ne sente il bisogno. A loro potrebbero pensarci i fedeli con le offerte in Chiesa, non con la fiscalità che ha obiettivi diversi, compresa quella dei cattolici che prima di essere fedeli sono cittadini.

          2. Sebastiano

            Vedo che fai di tutto per non rispondere. Riprovo:
            lo stato ha dato la libertà ai cittadini di scegliere a chi destinare questi soldini. Ti dà fastidio che ci sia questa libertà?

            E non serve che tu nasconda una parte della verità: delll’8 per mille non ne usufruisce solo la Chiesa Cattolica. Studiati l’elenco completo:
            a) lo Stato
            b) la Chiesa cattolica
            c) la Chiesa valdese
            d) l’Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno
            e) le Assemblee di Dio in Italia
            f) l’Unione delle comunità ebraiche italiane
            g) la Chiesa evangelica luterana in Italia
            h) l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia
            i) la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale
            l) la Chiesa apostolica in Italia
            m) l’Unione buddhista italiana
            n) l’Unione induista italiana

          3. Filomena

            Questi soldini sono soldini della fiscalità che se non ci fosse l’otto per mille, andrebbero allo Stato che potrebbe a mio parere destinarsi a cose più utili che mantenere il clero. E questo fatto se permetti non è un fatto di libertà ma una concessione dello Stato che rinuncia a questo obolo. Se i cattolici volessero finanziare la Chiesa con risorse proprie e non con le tasse dovute allo Stato, questo non darebbe fastidio a nessuno. Personalmente credo che per esempio si potrebbe con quei soldi aprire asili nido statali e gratuiti che servono ai bambini e non ai prelati del Vaticano di cui ripeto nessuno di buon senso sente il bisogno. E credimi il fastidio di rinunciare a servizi per mantenere la Chiesa non è solo mio ma di molti altri italiani. Ti ho risposto?

          4. Sebastiano

            Vediamo. Dalla tua risposta si deduce che:
            a) non sei affatto contenta che lo stato conceda la libertà ai suoi cittadini di destinare una parte della fiscalità a chi meglio credono fra tutte quelle che sono in elenco (e altre che a richiesta si potrebbero aggiungere); OK, prendo atto che per te è meglio che lo stato si prenda tutto e decida lui cosa farne; che tu la chiami “concessione” anziché “fatto di libertà” è puro bizantinismo.
            b) Se una persona vuole che i soldi li gestisca lo stato, basta che firmi l’opzione 1. Se permetti io vorrei essere libero di decidere a chi affidare quella parte dei miei quattrini. Sul “nessuno di buon senso sente il bisogno”, evito di approfondire: dico solo che:
            a) sei smentita dai numeri;
            b) sei offensiva (ma non è una novità).

          5. Filomena

            Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra sette opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.
            In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi. Anche la mancata formulazione di un’opzione viene ripartita in base alle scelte espresse. Alcune confessioni, più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che non fa la Chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore. La distribuzione sui dati del 2001: 87,25% Chiesa Cattolica, 10,28% Stato, 1,27% Valdesi, 0,42% Comunità Ebraiche, 0,31% Luterani, 0,27% Avventisti del settimo giorno, 0,20% Assemblee di Dio in Italia. Va notato che su oltre 30 milioni di contribuenti, solamente il 39,62% ha espresso un’opzione e quindi solo il 34,56% della popolazione ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica (che invece ha incassato l’87,25%), per un ammontare di 936,5 milioni di euro (quasi 2.000 miliardi delle vecchie lire).
            La Chiesa Cattolica sembra che prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (47,2%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai alcuno spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va guarda caso solo l’8% del gettito. Ma anche lo Stato non scherza. Come emerso a novembre 2006 dalle pagine di Repubblica, nell’ultimo anno di legislatura del governo Berlusconi l’8 per mille dato dai cittadini italiani per l’arte, la cultura e il sociale è finito nei fondi per la guerra in Iraq e solo una minima parte per la fame nel mondo.

            Gli altri aiuti dello Stato alla Chiesa?

            Tuttavia gli aiuti dello Stato alla Chiesa non finiscono qui: esiste un fondo speciale pagamento pensioni al clero dal disavanzo perennemente in rosso; è prevista l’esenzione fiscale totale, comprese imposte su successioni e donazioni, per le parrocchie e gli enti ecclesiastici; i pagamenti degli stipendi agli insegnanti di religione, nominati dai vescovi incidono per più di 500 milioni di euro sul bilancio statale; ci sono i finanziamenti alle scuole cattoliche ed in varie regioni, parte degli oneri di urbanizzazione a disposizione dei comuni deve essere destinata agli «edifici di culto». Infine, nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa. Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento comporta minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni.

    2. Andrea

      Gentile Filomena, riguardo alla questione “nessuno dovrebbe chiedere ad altri di donare la vita”, penso questo:
      dal momento in cui nasciamo, ci accorgiamo presto che la vita si consuma (io piangevo a 8 anni avendo capito che mio padre, un giorno, sarebbe morto: lunga vita a mio padre!). Si tratta allora di decidere, ogni giorno, per cosa consumiamo questa nostra vita, a chi o a cosa la “diamo”. Quando uno é contento di aver ricevuto la vita, può darla con gratitudine, e allora credo che diventa un dono, ed é libero, perciò bello.
      Buona giornata!

      1. Filomena

        Sono d’accordo con te Andrea. Ognuno può donare la propria vita, dal momento che è sua. Ma un conto è decidere cosa si vuole fare della propria vita, come consumarla, altra cosa é che qualcuno si aspetti o che chieda che una persona doni la propria vita. Ci mancherebbe che ognuno non possa decidere per se stesso.

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