Dolce e Gabbana, l’assessore di Pisapia D’Alfonso perde un’altra ottima occasione per stare zitto

Di Leone Grotti
30 Ottobre 2014
Dopo aver accusato di essere «evasori» i due stilisti, assolti in Cassazione, l'assessore milanese D'Alfonso non solo non si è scusato ma ha criticato il Pd per averlo fatto

Errare è umano, perseverare diabolico. Lo sa bene l’assessore alle Attività produttive di Milano, Franco D’Alfonso, che ha perso un’altra ottima occasione per stare zitto, facendo fare una pessima figura al Pd e alla giunta Pisapia sul caso D&G.

ASSOLTI. Il 24 ottobre la Cassazione ha assolto Domenico Dolce e Stefano Gabbana, condannati in appello a un anno e sei mesi di reclusione per evasione fiscale, perché «il fatto non sussiste». Gli stilisti hanno sempre sostenuto la loro innocenza, che tutti gli elementi di questa storia assurda e tipicamente italiana confermavano.

LE ACCUSE. Chissà come deve essersi sentito l’assessore D’Alfonso, che a luglio 2013, dopo la condanna in primo grado degli stilisti a un anno e otto mesi, aveva dichiarato: «Qualora stilisti come Dolce e Gabbana dovessero avanzare richieste per spazi comunali, il Comune [di Milano] dovrebbe chiudere le porte, la moda è un eccellenza nel mondo ma non abbiamo bisogno di farci rappresentare da evasori fiscali».
A parte la pessima dimostrazione di garantismo (mancavano ancora due gradi di giudizio), di cui il sindaco Giuliano Pisapia è stato a suo tempo campione, molti hanno sottolineato come questo non sia il modo migliore di trattare chi porta fama e soldi alla città, considerata la “capitale della moda”.

IL PD SI SCUSA. Tutti si sarebbero aspettati le scuse ufficiali di D’Alfonso, che invece non sono arrivate. Al posto suo, il coordinatore milanese del Pd, Pietro Bussolati, ha fatto mea culpa, rivolgendo le scuse «a nome del partito e della maggioranza». Poi ha aggiunto: «Qualcuno dovrebbe chiedere scusa [ai due stilisti], perché contro di loro c’è stato un po’ di accanimento».

D’ALFONSO NO. Chiamato neanche tanto velatamente in causa l’assessore, invece di riparare al torto commesso, ha rincarato la dose: «Bussolati si scusi per le cose sue, se ne ha. Non conosco la sua storia e quindi chiedete a lui di cosa si deve scusare».

AMBROGINO D’ORO. Se ai tempi delle prime dichiarazioni Dolce e Gabbana hanno reagito chiudendo «per indignazione» i loro nove punti vendita a Milano per tre giorni, restituire l’Ambrogino d’oro ricevuto nel 2009, come annunciato nei giorni scorsi dagli stilisti, è il minimo. Forza Italia è già sul piede di guerra: «Siamo pronti ad appoggiare il Pd qualora decidesse di presentare in Consiglio Comunale una mozione di sfiducia verso D’Alfonso».

@LeoneGrotti

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1 commento

  1. yoyo

    Si, restituitelo! Dolce e Gabbana sono personaggi scomodi. Sono per esempio omosessuali, ma non come vuole Arcigay.

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