Dolce e Gabbana evasori? Dopo le sbalorditive dichiarazioni riportate dalla stampa dell’assessore Franco D’Alfonso e la reazione via twitter di Stefano Gabbana, ieri il sindaco di Milano ha cercato di smorzare la polemica. «La battuta di D’Alfonso è stata improvvida – ha detto Giuliano Pisapia -, ma la reazione ingenerosa: non è accettabile che si possa rispondere a una frase infelice offendendo la città».
A onor del vero, però, Gabbana non ha insultato Milano, ma ha reagito parlando della giunta. Perché proprio a D’Alfonso era attribuita la frase sulla inopportunità di «concedere spazi simbolo della città» a «personaggi famosi e marchi che hanno rimediato condanne per fatti odiosi come l’evasione fiscale».
D’Alfonso ha poi provato ieri a rimediare, spiegando che «la mia frase è stata estrapolata e certo non esprimeva l’opinione della giunta. Io ho assoluto rispetto del principio costituzionale della presunzione d’innocenza fino a una sentenza definitiva. Auspico dunque che Dolce e Gabbana riescano a chiarire la loro posizione».
Una difesa, quella di D’Alfonso, alquanto debole. Innanzitutto perché, se è davvero così garantista, perché avrebbe pronunciato quella frase (che nel merito non ha smentito)? Tra l’altro, come ha spiegato a tempi.it il legale di D&G, Massimo Dinoia, prima di parlare di evasione bisogna conoscere come stanno realmente le cose .
E in secondo luogo, D’Alfonso non è uno qualunque nella Giunta Pisapia. È l’assessore alle attività produttive, non esattamente un ruolo secondario nei pesi politici dell’amministrazione. Secondo Maurizio Giannattasio, informato giornalista del Corriere della Sera, D’Alfonso è l’uomo più vicino in giunta al sindaco Pisapia. Basta leggere il suo ritratto pubblicato oggi sulle pagine del Corriere edizione Milano, in cui l’assessore è definito colui che «dice quello che pensa (e che altri non dicono)».
«D’Alfonso – scrive Giannattasio – è il “retropensiero” della giunta (o almeno di una parte della giunta, sindaco in testa). Quello che non si può dire pubblicamente ma che è pensato privatamente».
Fra primo cittadino e assessore c’è «un rapporto a prova di bomba», dunque siamo così certi che la gaffe di D’Alfonso sia solo una gaffe? Il sindaco Pisapia, che ha dato prova, prima del suo impegno politico a Palazzo Marino, di cultura solidamente garantista, dovrebbe spendere qualche parola in più sulla vicenda. Un suo arretramento sul sacrosanto principio della presunzione di innocenza sarebbe uno «schifo». E questa volta non solo per l’immagine del Comune, ma per quella di Milano.
Intanto, per protesta, i nove negozi milanesi di Dolce e Gabbana rimarranno chiusi per tre giorni.