Piccolo esercizio di prevenzione della discriminazione. Prendiamo due famiglie: la prima, marito e moglie senza figli, ha un reddito complessivo di 48.000 euro all’anno; la seconda, marito, moglie e tre figli minori, ha un reddito di 30.000 euro. Quale delle due otterrà il bonus di 80 euro?
Attenzione prima di rispondere: la risposta al quiz va data non all’insegna dell’equità, bensì della normativa fiscale in vigore (della quale non è responsabile l’attuale esecutivo) per come viene esasperata da chi oggi assume le decisioni (e qui la responsabilità del governo Renzi c’è tutta).
Gli 80 euro aggiuntivi andranno alla prima e non alla seconda.
Come mai? Marito e moglie senza figli lavorano entrambi e il reddito di ciascuno è di 24.000 euro, quindi sotto il limite massimo per fruire del bonus; nell’altra famiglia la moglie ha scelto di seguire i tre figli e non lavora più: l’unico reddito, 30.000 euro, supera il tetto di legge e quindi preclude il bonus. Il primo nucleo, che gode pro capite di 24.000 euro, a fine anno avrà in più 1.280 euro (80 euro per 8 mesi, da maggio a dicembre, per 2 persone). La seconda, con reddito effettivo pro capite di 6.000 euro (30.000 diviso 5), a fine anno avrà euro aggiuntivi uguali a zero.
Zero: esattamente quanto la considerazione che, in epoca di inverno demografico, il governo Renzi mostra verso la famiglia con figli. Zero: esattamente quanto l’attenzione che a questa vicenda riserva il Parlamento, impegnato come è a votare leggi formalmente anti-discriminatorie, come quelle sull’omofobia o sulle unioni civili. Tutto ciò dando per certo che, quando sarà esaminato il decreto sugli 80 euro, verrà approvato qualche bell’ordine del giorno con impegni futuri in favore delle famiglie con figli. Sapete, quegli ordini del giorno che al supermercato riempiono le buste della spesa…