In un’intervista a Panorama, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, oltre ad aprire a eventuali «correzioni nella legge di stabilità per il 2015» al bonus Irpef di 80 euro, ha promesso un «rafforzamento dell’equità fiscale» e «attenzione particolare alle famiglie». Perché «il carico fiscale deve essere proporzionato al reddito reale, che in una famiglia numerosa è differente». Come? «Il quoziente familiare è uno dei modi», ha detto Delrio, «ma ha diverse varianti. È una questione cui stiamo lavorando e che valuteremo nella delega fiscale, quindi presto».
Dichiarazioni accolte con soddisfazione da Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari, che a tempi.it confida: «Abbiamo apprezzato molto l’emergere di una simile sensibilità da parte del governo; la famiglia, infatti, è finora rimasta invisibile, quasi irrilevante, agli occhi del fisco italiano. Ma i tempi, ora, sono maturi per una sua seria riforma ispirata a maggiore equità».
Belletti, per come Renzi ha concepito il bonus Irpef, può accadere che moglie e marito, senza figli, ma con redditi entrambi sotto i 24 mila euro possano percepire due bonus differenti in busta paga per un totale di 160 euro mensili; mentre una famiglia monoreddito, composta da sei persone, dove lavora solo il padre per 27 mila euro l’anno, non veda il becco di un quattrino. Come è possibile?
È un problema che avevamo segnalato fin da subito al governo. Avevamo anche avanzato una proposta piuttosto semplice: istituire un bonus da 60 euro per tutti, più 20 euro per ogni figlio a carico. Ma poi non se n’è fatto nulla. Che il governo faccia qualcosa per chi guadagna di meno è positivo, sia chiaro, ma anche il tema di una maggiore equità nel carico fiscale, soprattutto rispetto alle famiglie, è sacrosanto; fa piacere che Delrio l’abbia sollevato. Anche perché il bonus Irpef vale solo per i lavoratori dipendenti e centinaia di migliaia di redditi diversi subiscono una grave disparità di trattamento.
Pensa che alle aperture, finora solo a parole, del governo sul quoziente famigliare, possano seguire i fatti?
Finalmente al sottosegretario Franca Biondelli è stata conferita la delega alla famiglia. È un primo segnale di attenzione. Con lei contiamo di poter avviare un lavoro per definire quali sono le priorità cui la politica deve dare ascolto se vuole veramente riformare il fisco, dimostrando maggiore attenzione ed equità nei confronti della famiglia. Ma non è solo il fisco a dover cambiare in Italia. C’è bisogno, infatti, che tutto il sistema venga improntato a una maggiore sensibilità nei confronti delle esigenze di conciliazione tra lavoro e famiglia, specie per chi ha persone a carico, e impostare un’agenda che, purtroppo, oggi ancora non c’è. Sebbene qualche segnale di assunzione di responsabilità, come quelli mandati da Delrio, inizino ad esserci.
È vero che il fisco italiano penalizza così tanto la famiglia da rendere vantaggioso separarsi ai fini della compilazione del 730?
È legittimo, oltre che doveroso, che il fisco protegga chi vive una particolare situazione di fragilità, come, per esempio, chi subisce una separazione. Non è giusto, però, penalizzare chi, come la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, invece, nonostante i sacrifici, sceglie di resistere nella stabilità di un legame. Se, compilando il 730, si scopre che “conviene” separarsi, da un punto di vista meramente economico e di vantaggio fiscale, ciò è la conferma che qualcosa da sistemare nel fisco ci deve pur essere. Ben vengano, dunque, tutti i tentativi che mirano a introdurre maggiore equità.