È un diritto avere un figlio all’età in cui si dovrebbe cercare una badante?

Di Alfredo Mantovano
26 Maggio 2016
La vicenda dei due ultrasettantenni del Punjab mostra come allo sforzo culturale e legale per trasformare i desideri in diritti non corrisponde il calcolo dei costi che ciò comporta
epa05299268 Indian couple, 70-year-old Dalwinder Kaur (L) and her 79-year-old husband Mohinder Singh Gill (R), hold their new born baby boy, Armaan Singh as they pose for photographs at their residence in Amritsar, India, 11 May 2016. Dalwinder Kaur gave birth to her first child at the age of 70 and after 46 years of marriage. She underwent In Vitro Fertilization (IVF) treatment at a hospital in the Indian state of Haryana for almost a year. The couple are happy and excited at the birth of their first child. EPA/RAMINDER PAL SINGH

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Amritsar, Punjab, 11 maggio. Le agenzie informano che il 19 aprile Daljinder Kaur ha partorito un bambino con la fecondazione artificiale. E dov’è la notizia? Accade in tutto il mondo. I media però hanno ragione a interessarsi di lei: questa donna ha dato alla luce il suo piccolo alla tenera età di 72 anni. Il coniuge di anni ne ha 79. I due sono sposati da poco meno di 50 anni: diciamo che è stata una procreazione matura, avvenuta con ovuli di una donatrice anonima (c’è da crederci) con lo sperma del marito (complimenti!). Il nome che i giovani sposi hanno scelto per il bambino? Pensate un po’: Armaan, “desiderio”.

Augurando lunga vita alla coppia prossima alle nozze d’oro, è lecito domandarsi, tenendo conto della durata media dell’esistenza, come sarà garantito fra 7 o 8 anni, ma già adesso, il diritto che Desiderio ha a essere mantenuto, educato e istruito da chi lo ha fatto nascere: chi gli procurerà da mangiare, chi lo accompagnerà a scuola, chi lo porterà a giocare a cricket? È un peccato che in questo momento il professor Antinori sia impegnato in altro: grazie alla demolizione politico-giudiziaria della legge italiana sulla procreazione assistita, avrebbe potuto battere il record indiano e provarci qui da noi con una donna ancora più anziana. Avrà modo di rifarsi fra breve.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]La vicenda del Punjab è interessante perché uno dei sintomi principali della schizofrenia nella quale siamo immersi è lo sforzo culturale, giurisdizionale e normativo per trasformare i desideri in diritti; cui non sempre corrisponde la consapevolezza dei costi che ciò comporta.

La legge Cirinnà è l’ultimo esempio di una simile dinamica:

a) il desiderio di due persone dello stesso sesso di costituire una famiglia eguale a quella finora prevista dal nostro ordinamento individua il diritto a contrarre un matrimonio. La disciplina dell’unione civile è identica a quella matrimoniale, tranne qualche dettaglio come l’assenza dell’obbligo di fedeltà al partner: grande conquista ottenuta da chi usa la riconosciuta facoltà di cornificare il convivente per negare che si tratti di nozze.

b) il desiderio di due persone dello stesso sesso di completare con la filiazione l’equiparazione al matrimonio individua il diritto all’adozione, garantito dal comma 20 della legge;

c) il desiderio di due uomini di avere un figlio non adottato si sta trasformando nel diritto a ottenerlo con l’utero in affitto: non è scritto nella legge, ma non è escluso, ci si sta arrivando per sentenza.

Ma – si dice – adottare un figlio è pur sempre gesto di amore. Non discuto la capacità di una persona omosessuale di manifestare affetto nei confronti di un bambino, ci mancherebbe altro. Il punto è che affermare il “diritto al figlio” equivale a sostenere che figlio è “qualcosa” e non “qualcuno”. I costi della sostituzione del desiderio al diritto sono difficili da quantificare. Qualche esempio, per restare nel tema: gameti scelti su cataloghi come merce da ordinare; donne sottoposte alle torture della elettrostimolazione ovarica per cedere i propri ovuli; embrioni soppressi nella fase della fecondazione in vitro; uso del corpo della donna per la gestazione e danni fisici e psichici tanto più pesanti quante più numerose sono le gravidanze; bimbi strappati alle madri dopo la nascita e privati della propria identità; anziani che cercano un figlio all’età in cui dovrebbero trovare una badante. Non accade solo nel Punjab.

Per star dietro al desiderio il governo italiano ha deciso qualche giorno fa di coprire le spese di coloro che vanno all’estero per praticare la fecondazione artificiale. In compenso il diritto vero (per esempio quello alla salute) si estingue: le file per esami di sopravvivenza, dalle tac alle pet, crescono, e con esse i decessi. Non preoccupiamoci: approvata la legge Cirinnà, è già in discussione alla Camera, in commissione Giustizia, la legge sull’eutanasia. Corrisponde al desiderio di eliminare il fastidio di persone moleste.

Un avviso a chi ha votato per la legge Cirinnà: ce l’hai fatta a suo tempo a scampare all’aborto, non è detto che – grazie alle tue scelte sciagurate – verso la fine per te vada altrettanto bene.

Foto Ansa

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8 commenti

  1. Massimo

    Per pagare il viaggio a una coppia per far fare all’estero cose che in Italia non sono permesse, i soldi ci stanno.
    Ma per rendere a pagamento 203 prestazioni sanitarie che prima di facevano pagando il ticket…come si sono sbrigati!
    Fate il cambiamento vero: votate POPOLO DELLA FAMIGLIA!

  2. allibito

    ma quali diritti, questo è puro e temerario egoismo.
    Più colpevoli ancora tutti coloro che hanno consentito che si creasse questa situazione.

    1. Susanna Rolli

      Ci pensi, Allibito, a novantacinque anni -prima dei cento!- salta su una coppia (con tutto il rispetto) che cerca l’erede? Oddddio!!!, andèn pu bèn acsè!

    2. Lela

      Ma non è la prima coppia e non sarà l’ultima: in quale paese è successo questo fatto? In quale cultura? Questa era una coppia anziana senza figli, probabilmente considerata maledetta, per questo. Non hanno certo pensato al futuro del bambino, ma a dimostrare di non essere maledetti. La donna stessa ha ammesso che adesso si sente completa.
      E data la cultura locale, non riesco a non pensare che, se fosse nata una femmina, forse non sarebbero neppure stati così felici…

      1. Susanna Rolli

        Mi spieghi come puoi gioire del fatto che una donna in età NON FERTILE possa avere un figlio? Figlio di chi? Lasciamo perdere…..

  3. Luca

    Se la biologia ci ha messo un limite, forse un motivo ci sarà. A 72 anni una volta si diventava bisnonni, ieri si era nonni, ma fin qua era naturale. Essere mamme invece…

    Che poi ci tocca di sentir in una marea di altri campi che no, la natura no, non va violentata, va rispettata, ecc. ecc. E guai ad opporsi: retrogradi!

    Mentre invece consegnare a dei bambini dei genitori un po’ “sui generis” è un diritto. Di chi? Di chi vota certamente. Mentre chi non vota s’attacchi a quel che passa il convento… o meglio una certa cultura “illuminata” e “progressista”, con il beneplacito di chi ci guadagna (e parecchio) su.

  4. andrea udt

    “Sullo stato di salute, in senso globale, di adulti cresciuti da lesbiche o gay sappiamo ancora troppo poco. Abbiamo evidenze solo iniziali.”

    Comunicato Associazione Culturale Pediatri presente sul sito Famiglie Arcobaleno (evidentemente non lo hanno letto con attenzione)

    “Resta poi la questione dell’identità del donatore, anche quella molto variegata: io non sono in grado di esprimermi in merito agli eventuali problemi che una situazione del genere può comportare, ed è lì che nascono i miei dubbi—può darsi che ci siano eventuali problematiche legate alla particolarità della nascita, e al fatto che comunque il bisogno di individuare le proprie origini è una componente molto forte dell’essere umano.”

    Intervista ad Alessandro Lombardo, presidente ordine psicologi Piemonte su vice, sobrio titolo:
    “Basta str@nz@t#: l’Ordine degli psicologi su “utero in affitto” e famiglie arcobaleno”

    C’erano anche anche queste cose nel dossier presentato ai senatori il 9 febbraio 2016 dall’ordine psicologi del Lazio?

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