Ma Dio scrive in greco (e pace per la troika e il fiscal compact)

La verità è che fra commercio e guerra esiste solo differenza di grado ma non di natura, ci avverte Clausewitz: dallo scambio di merci a quello di cannonate il passo è breve.
epa03094561 A Greek (R) and European flag (L) flutter in front of the Parthenon of the Acropolis in Athens, Greece, on 06 February 2012. Greek Prime Minister Lucas Papademos was to resume talks with his coalition partners on 06 February in an effort to reach agreement on a new multi-billion euro bailout deal with international lenders. Greece's two largest private and public sector unions called for a 24-hour, nationwide strike on 07 February against the tough austerity measures demanded by international lenders. EPA/SIMELA PANTZARTZI

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – La penultima riga del “Padre nostro” nell’originale greco fa kai me eisenenkes hemas eis peirasmon, «e non indurci in tentazione». Al che uno si chiede perché mai il Padre eterno dovrebbe farci deragliare. Il fatto è che Dio scrive in greco, a dispetto del Fmi, della Bce e della Commissione europea. Peirasmon vuol dire esperimento, tentativo, prova – anche tentazione, certo. Ma io tradurrei quella frase con «fa’ che non portiamo le cose all’estremo». Se c’è un concetto che sintetizza la modernità, dalla furia del popolo in armi a Valmy all’11 settembre 2001, è la “tendenza all’estremo”, la formula dell’apocalisse scoperta da Clausewitz, nell’ultimo pensiero di René Girard. La vediamo ovunque all’opera nella nostra quotidianità tecno-nichilista. Miliardi di individui sull’orlo della disperazione assoluta dell’impensato moderno che si infingono Übermenschen. I “realisti”, i governanti, i banchieri e i militari che negano all’intelligenza di saper toccare la verità e pretendono di salvarci, mentre ci fanno sprofondare ogni giorno di più nello sfacelo – sono le parole di Girard.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]La verità è che fra commercio e guerra esiste solo differenza di grado ma non di natura, ci avverte Clausewitz: dallo scambio di merci a quello di cannonate il passo è breve.

Dal 2011 l’Europa è in guerra – economica al proprio interno, à feu et à sang alla sua periferia (Libia e Ucraina) – ma nessuna voce, questa volta, si è levata per denunziare l’«inutile carneficina». La Grecia ha finito i soldi: è un fatto. E non si possono restituire i soldi che non si hanno: è un altro fatto. I Very Serious People tornano a dirci che ogni alternativa è esclusa a priori. L’estremo richiede che si uccida un uomo morto. Se non si spezzano le gambe al debitore greco che non può pagare, non pagherà più il debitore italiano che può ancora pagare.

Questa è la dannata verità delle riforme «volute dall’Europa». L’ultima volta che una federazione si è data un fiscal compact è finita in quattro anni di guerra civile, 615 mila morti e 412 mila feriti. Ma questa è un’altra storia. Era l’America. Il pareggio di bilancio imposto dal fiscal compact porta ad un unico punto di equilibrio: Pil = zero.

Alla rhusai hemas apo tou ponerou. Ma liberaci dal male.

Foto Ansa

[pubblicita_articolo_piede]

Articoli correlati

1 commento

  1. Cisco

    Ma quale pareggio di bilancio, anche la Germania fatica.
    Il punto e’ capire perché i disoccupati italiani dovrebbero mantenere i baby pensionati greci a colpi di IMU, TASI e altri balzelli. E la tragedia (non solo greca), e’ che anche se si spezzassero le gambe al debitore greco ci andremmo di mezzo comunque. Qualunque sia la soluzione (Grexit o ciambella assistenzialista), noi Italiani ci faremo del male. E la colpa e’ ultimamente del neo premier ellenico, che parla greco quanto Dio (ma senza giurare sulla Bibbia): liberaci da Tsipras.

I commenti sono chiusi.