Decreto carceri, bagarre in aula dopo la fiducia. Il braccialetto diventa obbligatorio per i domiciliari
Nuova bagarre alla Camera: ieri è stata approvata la fiducia sul decreto carceri con 347 sì e 120 no, ma oggi sono all’esame dell’aula i 120 ordini del giorno presentati dai due partiti che si sono opposti al decreto, Movimento 5 stelle e Lega. Stamattina la Lega ha già messo in atto l’ostruzionismo facendo intervenire tutti i suoi deputati sugli ordini del giorno, probabilmente anche il M5s proseguirà con questa forma di protesta. Il deputato del Carroccio Gianluca Bonanno durante il suo intervento, accusando il Pd ha esposto un cartello (“Pd complice dei mafiosi”) e ha espressogravi insulti, mentre già ieri si era messo in mostra sventolando delle manette in aula. Il presidente di turno Luigi Di Maio (M5s) dopo averlo ammonito due volte all’ordine, lo ha espulso.
NESSUNO SCONTO PER I MAFIOSI. In realtà la protesta dei leghisti e pentastellati appare strumentale e superata: si sono contrapposti a quella parte del decreto che prevedeva inizialmente un aumento degli sconti di pena da 45 a 75 giorni ogni semestre, per buona condotta, per tutti i detenuti, compresi quelli condannati per mafia e terrorismo non all’ergastolo. Ma il testo su cui ieri il governo ha posto il voto di fiducia è la versione emendata dalla commissione Giustizia, dove lo sconto di pena è stato escluso a mafiosi e terroristi. Le modifiche, per altro, sono anche state firmate in commissione anche dagli stessi deputati 5stelle e leghisti. L’obiettivo della bagarre è stato esplicitato dal deputato grillino Federico D’Incà, che ai giornalisti ha dichiarato «Ci piacerebbe portare alla decadenza il decreto. Certo è che questa volta i tempi sono a favore dal Governo. Speriamo che il Senato possa migliorare questo decreto». Il Senato dovrebbe licenziare il testo definitivo entro il 21 febbraio.
COSA PREVEDE IL DECRETO. Sullo “sconto” di pena per buona condotta il nuovo testo prevede una durata limitata per l’applicazione dello sconto nel periodo dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre 2015: la detrazione di pena non vale per chi ha gli arresti domiciliari o l’affidamento in prova ai servizi sociali, ma solo per i detenuti in carcere, e comunque sarà valutata caso per caso da un magistrato di sorveglianza. Esclusi per l’appunto in ogni caso i detenuti per mafia e terrorismo.
IL BRACCIALETTO ELETTRONICO. Incentivato l’uso del braccialetto elettronico, finora scelto in soli 45 casi (malgrado una disponibilità di 2mila braccialetti) dal 2001 ad oggi. Ora per legge il braccialetto, in caso di arresti domiciliari, dovrà essere disposto dal magistrato di sorveglianza in ogni caso, salvo eccezioni particolarissime in cui però proprio al magistrato spetterà l’onere di motivare la scelta di non usarlo. Il braccialetto però sarà usato per chi ha il permesso di trascorrere parte della pena all’esterno, e fuori dal carcere in affidamento ai servizi sociali, o in permesso di lavoro all’esterno del carcere (leggi qui la denuncia del “pasticcio” sulla gestione del braccialetto elettronico dal 2001 ad oggi, fatta dal capo della polizia Alessandro Pansa).
CARCERAZIONE DOMICILIARE. Diventa stabile la norma che consente di trascorrere gli ultimi 18 mesi di detenzione ai domiciliari (sarebbe scaduta a fine anno, fu introdotta dal Governo Berlusconi, e fino ad oggi ha portato alla scarcerazione di 12 mila persone).
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. Viene modificata anche una piccola parte della legge Bossi-Fini e si anticipa la procedura di identificazione all’immediato (anziché entro i 18 mesi successivi) per chi è arrestato in modo da evitare il transito dal carcere al Centro di identificazione ed espulsione, e ridurre la permanenza nei Cie. Inoltre si amplia il campo di applicazioen dell’espulsione in alternativa alla detenzione: fino ad oggi potevano essere espulsi gli stranieri condannati per una pena di due anni di resclusione, ora questa norma si applicherebbe a chiunque è condannato per reati legati alla legge Bossi-Fini se la condanna è sino a due anni di reclusione. Resta escluso dal provvedimento chi è condannato per rapina o estorsione aggravate.
GARANTE NAZIONALE DEI DETENUTI. Fino ad oggi è stata una figura scelta, liberamente, dalle comunità locali o al massimo all’interno delle Regioni. Ora è introdotta la figura del Garante nazionale che assicurerà indipendenza e competenza in materia di diritti umani dei detenuti, non solo nelle carceri, ma anche nel Cie: per l’esattezza si prevede un collegio di tre membri scelti tra esperti indipendenti, in carica per 5 anni non prorogabili. Il garante potrà accedere a qualsiasi struttura e avrà anche il potere di ispezionare informazioni e documenti, e di formulare raccomandazioni specifiche all’amministrazione penitenziaria: ogni anno trasmetterà al Parlamento una relazione dell’attività svolta.
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