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A margine del cosiddetto referendum sulle trivelle del 17 aprile s’è accesa a Ravenna una furibonda lite sulle cozze. È successo che Greenpeace abbia detto che i mitili raccolti attorno alle piattaforme siano inquinati da metalli pesanti. Ma, casomai, è vero il contrario, come confermato anche da continui e assidui controlli: le acque intorno alle piattaforme sono più pulite di quelle vicine alla costa e costituiscono quasi una sorta di oasi naturale.
Il combinato disposto delle correnti marine e il fatto che i pescatori debbano stare a cinquecento metri dalle piattaforme che estraggono gas (e non petrolio) rendono quell’acqua particolarmente adatta per la crescita di meravigliose cozze sulle gambe degli impianti. Qui, infatti, due cooperative di pescatori, ormai da circa vent’anni, si recano tra la tarda primavera e la fine dell’estate a raccogliere i mitili aggrappati alla parte sommersa delle piattaforme.
Sono queste le prelibatezze che poi finiscono nei piatti dei ristoranti della zona e che danno vita alla “Festa della Cozza di Marina di Ravenna”. Un prodotto unico, «che ha un frutto grosso come un tuorlo d’uovo», raccontano i pescatori. Pescatori che sono ora inferociti coi promotori del referendum e con le associazioni ambientaliste tanto da aver organizzato il 6 aprile una pubblica degustazione delle loro cozze. In circa due ore ne sono state consumate un quintale e mezzo. E nessuno dei golosi avventori ha avuto bisogno di chiamare un’ambulanza.
Foto Ansa