
Anche le cozze sono pro trivelle

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A margine del cosiddetto referendum sulle trivelle del 17 aprile s’è accesa a Ravenna una furibonda lite sulle cozze. È successo che Greenpeace abbia detto che i mitili raccolti attorno alle piattaforme siano inquinati da metalli pesanti. Ma, casomai, è vero il contrario, come confermato anche da continui e assidui controlli: le acque intorno alle piattaforme sono più pulite di quelle vicine alla costa e costituiscono quasi una sorta di oasi naturale.
Il combinato disposto delle correnti marine e il fatto che i pescatori debbano stare a cinquecento metri dalle piattaforme che estraggono gas (e non petrolio) rendono quell’acqua particolarmente adatta per la crescita di meravigliose cozze sulle gambe degli impianti. Qui, infatti, due cooperative di pescatori, ormai da circa vent’anni, si recano tra la tarda primavera e la fine dell’estate a raccogliere i mitili aggrappati alla parte sommersa delle piattaforme.
Sono queste le prelibatezze che poi finiscono nei piatti dei ristoranti della zona e che danno vita alla “Festa della Cozza di Marina di Ravenna”. Un prodotto unico, «che ha un frutto grosso come un tuorlo d’uovo», raccontano i pescatori. Pescatori che sono ora inferociti coi promotori del referendum e con le associazioni ambientaliste tanto da aver organizzato il 6 aprile una pubblica degustazione delle loro cozze. In circa due ore ne sono state consumate un quintale e mezzo. E nessuno dei golosi avventori ha avuto bisogno di chiamare un’ambulanza.
Foto Ansa
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9 commenti
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Egregio Boffi, Greenpeace non ha mai “detto” che le cozze sono inquinate, ma ha semplicemente diffuso i dati dell’Ispra, che agiva per conto dell’Eni, da cui si evince che all’interno dei gustosi militi è stata riscontrata la presenza di metalli pesanti quali cadmio e benzene, che l’agenzia sulla ricerca sul cancro ha stabilito con certezza che tali sostanze sonocertament cancerogene. Quindi, l’area dove sono situati gli impianti che Eni indica come sede di prelievo commerciale di mitili si sovrappone a quella dove operano alcune delle piattaforme oggetto del rapporto dell’Ispra che Green peace ha reso pubblico. Questo è quanto.
Io sarei curioso di sapere i valori degli stessi parametri al largo delle coste pugliesi, visto che Emiliano si da un gran daffare per fermare l’estrazione di metano non avendo nemmeno una piattaforma sulle sue coste, ma sversa in mare reflui civili spesso dopo depurazione frettolosa.
Puntualmente salta fuori dal cappello magico che le cosse sarebbero inquinate.
E da metalli pesanti, che non hanno a che fare niente con l’estrazione del metano.
E facendo finta di dimenticare che il regime di correnti adriatiche gira in senso antiorario, dunque risale lle coste balcaniche, gira tutto il Veneto e scende per le coste appenniniche, dunque dopo aver raccattato tutto quello che trova prima e trascinato fino alla Bass’Italia, compresi le immissioni dei depuratori che scaricano nel Po.
All’estuario della Fiora e del Marta, che raccolgono acque di aree ex-minerarie (mercurio e antimonio per la Fiora, e il distretto fluoro-uranifero il Marta), i rilievi vanno bene (le coste maremmane, le conosco bene, e conosco ancora meglio l’entroterra, sia il sopra che il sottosuolo), ma, guarda un po’, le cozze delle zampe delle piattaforme metanifere no, sono velenose- però le mangiano e nessuno ha lamentato alcunché).
Comunque volete chiudere le piattaforme? Ve be’, vorrà dire che ci sarà un aumento del transito di petroliere su per l’Adriatico verso i terminali veneti.
In OGNI CASO, quel metano va rimpiazzato, diminuisce la quota italiana, aumenta di conseguenza quella araba. L’isis ringrazia.
La realtà è che campioni di cozze prelevate in quel tratto di mare sono risultate non idonee al consumo alimentare. Non esiste al momento una correlazione piattaforme=cozze inquinate, quindi tutto può essere. Il problema è il solito cattivo giornalismo, cattiva informazione, volta esclusivamente a scagionare le piattaforme estrattive senza avere nè conoscenze nè dati al riguardo, visto che tutto al momento è opinabile. Inoltre eventuali metalli pesanti non provacano reazioni a brevissimo termine ma a lungo termine, quindi abbuffarsi di cozze (a meno che non se ne mangi un quintale e quindi si ha una classica indigestione) non fa certo si che qualcuno possa lamentare alcunchè tale da indurlo a chiamare un’ambulanza. Poi se uno si avvelena lentamente, come ad esempio fumarsi le sigarette, sicuramente avrà un alta probabilità di sviluppare un K nel corso del tempo. Badare bene ho detto probabilità. Infine il gas e il pochissimo petrolio estratto non resta certo nelle nostre taniche, ma viene venduto, inoltre un’eventuale vittoria dei “si” non farebbe certo cessare di botto l’estrazione del gas. Per quanto riguarda l’isis festante e gioioso per la vittoria del “si” in Italia è un ragionamento troppo semplicistico.
Guarda, Onofrio, puoi benissimo mettere quella zeta che hai omesso, e leggere come riferito a te. I tuoi interventi, che danno gioia solo a te che ridi, non ho idea di come possano non autocancellarsi; e oggi sono buona, pensa….
…non I vescovi, ma solo alcuni.
Santoro è di quelli pro si, Bagnasco ha fatto capire di essere dalla parte dell’astensionismo.
E la CEI non si è espressa ufficialmente, né da una parte né dall’altra.
Del resto cosa c’entrano i vescovi con le piattaforme e l’approvvigionamento energetico?
Un bel niente!
Tra l’altro Santoro è vescovo in Puglia, dove non c’è nessuna piattaforma.
Vorrei proprio vedere se rilascia qualche dichiarazione sulle immissioni delle acque civili delle sue coste.
Io sarei proprio curioso di prendere dei campioni di cozze dai piloni delle piattaforme e altri in prossimità degli scarichi pugliesi, e confrontare i parametri analitici.
Oppure prendere acqua sotto le piattaforme e nel mare prospiciente gli scarichi della regione di Emiliano, e determinare i classici parametri organici, COD e ossidabilità.
Vorrei proprio vedere se sono uguali.
Comunque vi ricordo che il referendum dell’acqua “libera” di fatto ha determinato il raddoppio dei prezzi.
Nel mio comune è successo così, e l’acqua gestita da un consorzio privato (praticamente ognuno dei 32 comuni deteneva una quota azionaria tale da coprire il 100%, dunque i comuni erano privati padroni della loro acqua, il cui controllo ora è passato a carrozzoni statali che hanno ripianato i loro conti in rosso inglobando i consorzi privati, questo è successo).
Grazie al referendum dell’acqua, che da acqua comunale, dunque anche mia, ci è stata scippata ed è diventata acqua statale gestita da mega enti uffici di collocamento di segreterie.
Poi dici che il metano estratto viene venduto?
Certo, alla gente che lo brucia.
E lo bruciano in Italia.
Piattaforme chiuse = aumento petroliere e metaniere dai paesi arabi.
Questo è il panorama se si raggiungesse il quorum, per carità di Patria spero di no.
Se riduciamo il metano prodotto in Italia, il prossimo inverno la gente accenderà meno il termo, riscalderà di meno l’acqua e cucinerà di meno, vero?
Andrea, si elimineranno le piattaforme pian pianino e tenderemo la mano a quelle lì a fianco di proprietà della Croazia che, ovviamente, non ce lo darà gratis; ed il mare è sempre lo stesso. Ma in Italia va bene così, noi siamo quelli che ci distinguiamo sempre dagli altri, che ce voi fa…..
PS: c’entra niente, ma fa lo stesso. Il padre scafista ai figli scafisti pure loro, mentre venivano arrestati:”Tranquilli, figlioli, siamo in Italia”. Tranquilli, sì, tranquilli…Tranquilli davvero, semmo bboni, noialtri!
Si ammaleranno di cancro per gli scarichi in mare della regione di Emiliano, non per il metano delle piattaforme, vai tranquillo !!
Il cervello all’ammasso non ce l’abbiamo noi, vai tranquillo anche qui !!
Io non vado con le direttive del partito o del movimento, vado con la Chimica…modestamente. Chimica Industriale, per l’esattezza.
Ci hai scambiato per gli eredi dei Trinariciuti ???