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«Così l’Azerbaigian tortura, mutila e fa a pezzi i soldati armeni»

Kristinne Grigoryan, difensore dei diritti umani dell'Armenia, dettaglia a Tempi tutti i crimini contro l'umanità (filmati e documentati) compiuti dai soldati azeri durante il tentativo d'invasione tra il 13 e il 15 settembre

Leone Grotti
21/09/2022 - 6:30
Esteri
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Foto di soldati dell'Armenia torturati diffuse sui social dall'Azerbaigian

L’hanno presa, spogliata e stuprata. Poi le hanno amputato le gambe e le dita, infilandole in bocca queste ultime. Per rivendicare con orgoglio simili atrocità hanno inciso sulla sua fronte il nome delle forze speciali azere (Yasma) e dopo aver filmato tutto hanno diffuso il video online per «terrorizzare la popolazione armena». È solo uno dei tanti crimini di guerra e contro l’umanità compiuti dall’esercito azero tra il 13 e il 15 settembre durante il tentativo di invasione dell’Armenia. «La radice di tanta crudeltà è la sistematica armenofobia che lo Stato stesso dell’Azerbaigian, a cominciare dal presidente Ilham Aliyev, diffonde e alimenta», dichiara a Tempi in un’intervista Kristinne Grigoryan, difensore dei diritti umani della Repubblica di Armenia dal 25 febbraio.

Grigoryan, quanti armeni sono stati uccisi dall’Azerbaigian durante l’aggressione?
Al momento si contano 207 persone uccise o disperse. Più di 7.600 persone sono rimaste sfollate a causa dei bombardamenti e tra queste ci sono più di 1.400 bambini e 99 disabili.

Ci sono state anche vittime civili?
Un civile è morto dopo essere stato colpito da un missile e altri otto sono rimasti feriti. Tra questi, ci sono due donne anziane, le cui case sono state colpite dall’artiglieria dell’esercito azero.

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L’Azerbaigian ha colpito le case dei civili di proposito?
Sicuramente. Più di 200 case sono state danneggiate e 50 di queste sono state rase al suolo. Non solo: l’esercito azero ha colpito volontariamente i civili in fuga nella notte. Durante l’evacuazione ha sparato sulle automobili e lanciato missili sulle strade utilizzate dalla gente per fuggire.

Today visited #Sotk, #Kut, #Norabak in #Gegharkunik. Until September 13 this was a home for a family in #Sotk. #Azerbaijani AF shelled the house which was burned down completely. I recall this family from my previous visit to #Sotk this August. pic.twitter.com/pBCrFZcowl

— Armenia Ombudsperson 🇦🇲 (@OmbudsArmenia) September 17, 2022

Quali altri crimini sono stati compiuti durante il tentativo di invasione?
L’esercito azero ha colpito ambulanze e veicoli medici, oltre a una troupe di giornalisti. Per fortuna, sia i medici sia i giornalisti sono sopravvissuti. Abbiamo raccolto prove e documentazione degli attacchi diretti contro due scuole, per non parlare della linea dell’elettricità, che è stata danneggiata. Ma il bilancio è sicuramente più grave e lo stiamo aggiornando in queste ore.

Che cosa l’ha impressionata di più?
Senza dubbio le torture inflitte ai nostri soldati finiti nelle mani degli azeri. Abbiamo foto e video, la cui autenticità è certificata, di soldati seviziati e fatti a pezzi. Due sono stati torturati a morte, ad almeno tre donne hanno amputato gli arti. Ma i dati sono ancora imparziali, perché ci sono almeno 20 prigionieri di guerra che l’Azerbaigian non ha rilasciato e di cui non conosciamo le condizioni. Decine di persone, inoltre, risultano disperse e ci sono territori della Repubblica di Armenia nelle mani dell’esercito azero ai quali non abbiamo ancora avuto accesso.

Le torture sono state inflitte quando i soldati erano ancora vivi?
Sì e abbiamo le prove. Tre giorni fa gli azeri ci hanno restituito il corpo morto di un nostro soldato, che dai video in nostro possesso risultava vivo al momento della cattura. Ci sono solo due possibilità: o l’hanno assassinato direttamente o era ferito e gli hanno negato le cure cui aveva diritto. Queste sono tutte violazioni clamorose della Convenzione di Ginevra.

È vero che su molti canali Telegram azeri vengono scambiati foto e filmati di soldati armeni torturati e uccisi?
È vero purtroppo. Li abbiamo verificati uno a uno, per assicurarci che non si trattasse di foto e video risalenti alla guerra del 2020, dei quali teniamo un database. Sono attuali. Ma quel che è peggio è che centinaia di persone su Telegram incitano i soldati a commettere ancora più atrocità e a essere ancora più crudeli. Basti dire che qualcuno ha creato delle emoji speciali con la faccia dei nostri soldati torturati. Queste emoji sono state scaricate finora più di 20 mila volte e stiamo cercando di farle rimuovere.

Come si spiega una simile ferocia?
Non ci sono dubbi che alla radice di tanta disumanità c’è la sistematica armenofobia veicolata dallo Stato azero. Anche le Nazioni Unite hanno condannato in un rapporto le tantissime invettive e incitazioni all’odio contro gli armeni fatte dalle figure apicali dello Stato azero durante discorsi pubblici. È lo stesso governo di Baku, nella figura del suo presidente Ilham Aliyev, a incoraggiare e fomentare l’odio etnico verso gli armeni. Non è un caso se alcune delle espressioni utilizzate da Aliyev stesso vengono ripetute, e i filmati che abbiamo raccolto lo dimostrano, dai soldati azeri mentre torturano gli armeni.

Quali sono queste espressioni?
Ce ne sono tante, che abbiamo anche raccolto in un rapporto depositato alle Nazioni Unite, e ne citerò solo alcune: “fascisti”, “non avete diritto a vivere in pace”, “cani”, picchiateli a morte”, “malvagi”, “senza moralità”, “senza cervello”, “selvaggi”, “traditori”, “codardi”, “ladri”, “diavoli”.

Il difensore dei diritti umani dell'Armenia, Kristinne Grigoryan
Il difensore dei diritti umani dell’Armenia, Kristinne Grigoryan

Che cosa la preoccupa di più in questo momento?
Tre cose. La prima è l’impunità: i soldati azeri che commettono simili atrocità sanno che non verranno puniti, ma premiati per la loro ferocia. Sono poi preoccupata dalle tante necessità che hanno i nostri civili, soprattutto nelle zone attaccate dall’Azerbaigian.

E la terza?
Il ministero della Difesa armeno, con l’aiuto dell’intelligence, ha rivelato che l’Azerbaigian sta ammassando truppe al confine con l’Armenia sia a est, nei territori invasi nel 2020 del Nagorno-Karabakh, sia a ovest nella Repubblica autonoma di Nakhichevan (exclave azera a ovest dell’Armenia, ndr). Temiamo che l’aumento delle truppe possa indicare che l’invasione riprenderà presto.

Come giudica la reazione della comunità internazionale davanti all’aggressione dell’Azerbaigian?
Durante la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla situazione in Armenia, convocato il 15 settembre su nostra richiesta, molti Stati hanno chiaramente condannato l’attacco, altri invece sono stati più “politici” per non irritare l’Azerbaigian e la Turchia. Sarebbe ingenuo pensare che in simili situazioni non entrino in gioco fattori politici, per questo mi stupisco di più delle organizzazioni internazionali per i diritti umani.

Che cosa hanno fatto?
Direi piuttosto che cosa “non” hanno fatto. Freedom House o Amnesty International non stanno parlando abbastanza, né in modo sufficientemente deciso, contro questi crimini. Nel caso dell’Ucraina l’hanno fatto. In questo caso possono fare di più perché la loro pressione è importante per scoraggiare l’Azerbaigian dal lanciare una nuova offensiva.

Anche dall’Unione Europea vi aspettate di più?
Ripeto, io non voglio passare per ingenua. Chiederò perciò soltanto che l’Ue dica chiaramente, senza mezzi termini, che è l’Armenia a essere aggredita sul suo territorio sovrano. E che i suoi soldati e abitanti vengono uccisi a casa loro. Non ci può essere equidistanza. L’Armenia non ha mai attaccato la popolazione dell’Azerbaigian. Questi sono i fatti.

@LeoneGrotti

Tags: armeniarmeniaazerbaigianilham aliyevTurchiaUnione Europea
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