Cop29, basta con l’inutile finzione dei “fondi salva clima”

Di Bjørn Lomborg
27 Novembre 2024
La verità è che i paesi ricchi non butteranno i soldi promessi ai paesi poveri per la transizione energetica, e i paesi poveri non taglieranno le emissioni perché vogliono crescere. È ora di cambiare gioco
Cop29, la conferenza Onu sul clima a Baku, Azerbaigian
Foto Ansa

L’ultima conferenza Onu sul clima non è stata meno ipocrita e fallimentare di tutte le precedenti, tanto che la maggior parte dei leader del pianeta non si è nemmeno preoccupata di farsi vedere. Eppure si sono presentate 50 mila persone da tutto il mondo, sostanzialmente per dire al resto di noi di smettere di volare in aereo. I politici dei paesi poveri hanno inscenato un “walk-out” e le nazioni ricche hanno finito per promettere la creazione di un fondo salva-clima di 300 miliardi di dollari all’anno.

Una stravagante forma di indennizzo di improbabile realizzazione, proprio come le precedenti mirabolanti promesse fatte in tre decenni di vertici sul clima. Praticamente tutte le Cop si sono impegnate a ridurre le emissioni, peccato che queste ultime siano aumentate quasi ogni anno, e nel 2024 hanno toccato un nuovo record. Nel 2021 il mondo promise di eliminare gradualmente il carbone. Da allora, però, il consumo globale di carbone non ha fatto che crescere.

La favola della transizione solidale

Bisogna cambiare gioco, e l’elezione di Donald Trump potrebbe stravolgere in maniera decisiva questi vertici moraleggianti. È qui che si apre un’opportunità per il mondo.

Le emissioni di CO2 continuano ad aumentare perché il motore della crescita economica rimane l’energia efficiente e a buon mercato, prodotta per lo più da combustibili fossili. I paesi ricchi come gli Stati Uniti e i membri dell’Unione Europea hanno iniziato a tagliare le emissioni, ma il resto del mondo è ancora concentrato sulla lotta alla povertà.

Il mondo ricco ha cercato di corrompere i paesi poveri per convincerli a ridurre le emissioni, sostanzialmente rinominando gli aiuti allo sviluppo esistenti. Non c’è da sorprendersi se il fatto che i paesi ricchi si dicano pronti a impegnarsi a pagare ha portato i paesi poveri a dirsi pronti a impegnarsi sul clima, quando in realtà hanno continuato a sostenere la propria crescita economica con crescenti quantità di combustibili fossili. Promettere centinaia di miliardi extra, cosa che il mondo ricco non può permettersi, significa solo perseverare nella finzione da entrambe le parti.

La svolta green che non c’è

I militanti green insistono che la transizione globale verso l’abbandono dei combustibili fossili è inarrestabile, eppure negli ultimi dieci anni – o anche solo l’anno scorso – l’utilizzo di energia da combustibili fossili è aumentato del doppio rispetto all’energia verde. Persino l’Energy Information Administration dell’amministrazione Biden prevede che i combustibili fossili seguiteranno ad aumentare fino al 2050.

I politici green insistono che il solare e l’eolico sono più economici dei combustibili fossili, ma questo è vero soltanto quando splende il sole e soffia il vento. Queste fonti rinnovabili in realtà hanno bisogno di massicci sussidi e di tasse ridistributive, cosa che ha fatto lievitare del 50 per cento i prezzi dell’elettricità nell’Unione Europea rispetto al 2000, per un costo extra di oltre 300 dollari in più all’anno per ogni persona.

Trump e il ritorno alla realtà

La realtà è che la maggior parte dei paesi del mondo non vuole emulare le scelte moraliste di nazioni come la Germania, che ha innalzato i prezzi dell’energia, sacrificato l’industria e rinunciato alla crescita economica in nome dell’energia green. E malgrado le traversie economiche, come la sua prima recessione biennale, al suo passo attuale la Germania impiegherà mezzo millennio per smettere del tutto di utilizzare i combustibili fossili.

Negli ultimi anni si sono visti politici promettere con fervore di ridurre le emissioni di CO2 a ritmi perfino più rapidi, ma l’elezione di Donald Trump, che ha fatto campagna elettorale sull’abbandono degli Accordi di Parigi e sulla demolizione dei progetti per le energie rinnovabili, significa che questa bolla è sul punto di scoppiare.

I problemi sono iniziati ancor prima della vittoria di Trump. Nonostante l’euforia delle borse di questi ultimi anni, le azioni legate all’energia pulita hanno perso la metà del loro valore. E dopo le elezioni americane, hanno immediatamente subìto un crollo ulteriore, proprio in previsione della prossima chiusura dei rubinetti delle sovvenzioni negli Stati Uniti.

Come smettere di buttare via soldi

L’agenda green “net zero”, basata su ingenti sovvenzioni e leggi assai care, costerà probabilmente 27 mila miliardi di dollari all’anno per tutto il secolo, fatto che la rende agli occhi della maggior parte delle nazioni decisamente poco attrattiva. Trump cancellerà queste politiche. E in mancanza di enormi trasferimenti di ricchezza, anche la Cina, l’India e molti altri paesi in crescita e in via di sviluppo le abbandoneranno. Non rimane che uno sparuto gruppo di paesi, per lo più dell’Unione Europea, che a malapena possono permettersi le loro stesse politiche, ma che non hanno la capacità di finanziare tutti gli altri.

Esiste fortunatamente un modo migliore e più economico per affrontare il cambiamento climatico. Da tempo gli economisti del clima hanno dimostrato che investire in ricerca e sviluppo nel settore dell’energia pulita è l’approccio più efficiente. Con una frazione minima di quanto attualmente spendiamo con scarsi risultati per l’agenda green, potremmo quintuplicare l’innovazione green globale per far scendere il prezzo di nuove tecnologie come batterie migliori e il nucleare di quarta generazione.

Innovare per abbassare il prezzo dell’energia pulita al di sotto di quello dei combustibili fossili è il solo modo per convincere tutti a compiere la transizione. E un simile approccio potrebbe perfino contribuire a convincere i politici scettici sul cambiamento climatico, mostrando loro il grande potenziale di una fonte energetica più economica.

Le vere urgenze del mondo ricco

Una certa dose di realismo potrebbe anche mettere fine alla singolare ansia dell’élite per il clima. Il mondo ricco ha molte sfide da affrontare: il rapido invecchiamento della popolazione, l’impellente necessità di riformare le pensioni, l’aumento dei costi della sanità, l’appiattimento dei rendimenti scolastici, il moltiplicarsi delle minacce di natura bellica. I miliardi sprecati a migliaia per le politiche climatiche in atto potrebbero essere spesi molto meglio.

Per la metà più povera del mondo la miseria, la fame, le malattie infettive facilmente curabili e la corruzione sono problemi che richiedono maggiore attenzione, e per i quali abbiamo a disposizione soluzioni incredibilmente economiche ed efficaci. A differenza delle esorbitanti – e per lo più mal spese – tangenti per il clima, questi soldi sì che potrebbero potenziare lo sviluppo in tutto il Sud del mondo.

Gli attivisti climatici possono dunque scegliere se passare i prossimi quattro anni a rilanciare strategie di intervento che negli ultimi tre decenni si sono dimostrate fallimentari e a protestare contro l’amministrazione Trump per aver cambiato rotta. Oppure possono sfruttare questa opportunità per ricentrare l’attenzione su politiche per l’innovazione più intelligenti e molto più economiche, e affrontare tutte le altre urgenze che il mondo si trova davanti.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.