Record delle emissioni globali mentre alla Cop29 si chiacchiera del nulla

Di Piero Vietti
21 Novembre 2024
I paesi che a ogni summit sul clima promettono di tagliare i gas serra bruciano sempre più combustibili fossili, Cina e India in testa. Ma a pagare sono Europa e Stati Uniti, che producono meno CO2. Paradossi e ipocrisie di un sistema che non funziona più
Cop29 proteste
Un gruppo di attivisti protesta durante la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite chiedendo che i paesi ricchi diano più soldi a quelli in via di sviluppo per accelerare la transizione energetica (foto Ansa)

La Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la Cop29 in corso a Baku in questi giorni, prosegue stancamente senza significativi progressi e nel disinteresse generale: snobbata dai grandi leader, ospitata da un paese esportatore di gas e petrolio che non rispetta i diritti umani, ma partecipato soprattutto dai vertici delle grandi compagnie petrolifere, il summit in Azerbaigian non ha ricevuto neppure un assist dal G20 in Brasile.

Nella dichiarazione finale del summit sudamericano non c’è nessun riferimento ad accordi vincolanti sul contenimento delle emissioni per frenare i cambiamenti climatici, solo impegni vaghi e la solita richiesta di più soldi dalle nazioni ricche a quelle in via di sviluppo per accelerare la transizione (soldi buttati, come ha spiegato Bjørn Lomborg su Tempi).

Nessun assist dal G20 alla Cop29

Prosegue insomma l’equivoco per cui i paesi in via di sviluppo non solo continuano a emettere gas serra senza un tetto e a bruciare petrolio e carbone, ma non devono contribuire economicamente allo sforzo globale per la transizione. In verità l’Unione Europea durante il G20 ha provato a sostenere che per raggiungere un obiettivo ambizioso più paesi devono contribuire finanziariamente agli sforzi per contrastare il cambiamento climatico, tra cui le nazioni in via di sviluppo più ricche, come la Cina e gli stati mediorientali ricchi di petrolio, ma è stata respinta.

Nella narrazione mainstream europei e americani sono i cattivi che non si preoccupano del clima che cambia, inquinano e – nei paesi governati dalla destra – sono pure negazionisti con le mani sporche del fango delle recenti alluvioni. Non solo, adesso che Donald Trump tornerà alla Casa Bianca e farà uscire gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi, le cose andranno sempre peggio. Come spesso succede però la realtà è diversa dalla propaganda, e dalla realtà non si può prescindere.

Ma quale stop al riscaldamento globale

Un anno dopo la promessa fatta alla Cop28 dai leader mondiali di abbandonare i combustibili fossili, il mondo sta bruciando più petrolio, gas naturale e carbone di sempre. Le emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili, infatti, molto probabilmente raggiungeranno il record di 37,4 miliardi di tonnellate nel 2024, segnando così un aumento dello 0,8 per cento rispetto al 2023. Lo dicono i dati analizzati dal Global Carbon Project e pubblicati a Cop29 in corso che marcano, citiamo il New York Times, «una tendenza che allontana i paesi dal loro obiettivo di fermare il riscaldamento globale».

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Non potendola dare (ancora) a Donald Trump, di chi è la colpa? Non del governo fascio-negazionista italiano, né di Orban o della AfD tedesca. Il documento sottolinea infatti che l’aumento delle emissioni non è stato uniforme in tutto il mondo, anzi: negli Stati Uniti e in Europa quest’anno sono diminuite, mentre in India e altri paesi in via di sviluppo sono aumentate in modo quasi esponenziale.

Emissioni, Cina da record

Come se non bastasse, un’analisi appena pubblicata da Carbon Brief dimostra come la Cina sia ormai stabilmente il paese che emette più gas serra al mondo e che nel giro di qualche decennio raggiungerà gli Stati Uniti nel calcolo delle emissioni storiche totali. Scrive ancora il Nyt commentando lo studio, che «negli ultimi tre decenni, la Cina ha costruito più di 1.000 centrali elettriche a carbone , mentre la sua economia è cresciuta di oltre 40 volte. Il paese è diventato di gran lunga il più grande emettitore annuale di gas serra al mondo […] e l’anno scorso ha superato per la prima volta l’Europa diventando il secondo maggiore emettitore storico».

Cop29 Baku
Molti posti vuoti durante l’assemblea plenaria di ieri, 20 novembre, della Cop29 a Baku (foto Ansa)

Come ovvio Pechino tranquillizza tutti promettendo che le sue emissioni raggiungeranno il picco in questo decennio e poi inizieranno a calare (ma a quel punto sarà ormai troppo tardi, secondo le previsioni catastrofiste). Sono numeri che, sommati a quelli già citati delle emissioni dell’India e di altri paesi poveri, svelano l’ipocrita e inutile piano di intervento per salvare il clima a colpi di tagli alla CO2 e pannelli solari: perché continuare a considerare Cina e Arabia Saudita paesi in via di sviluppo e dunque non tenuti a contribuire agli aiuti finanziari per la lotta ai cambiamenti climatici? Dall’altra parte c’è chi accusa Europa e Stati Uniti di avere comunque fatto ancora troppo poco prima di poter chiedere ad altri di contribuire economicamente.

I cambiamenti climatici interessano poco alla gente, ditelo alla Cop29

È il fardello dell’emettitore di CO2 bianco: come scrive Spiked, mentre Ue e Regno Unito fanno a gara a chi arriva prima al Net Zero, lasciando cadaveri di aziende e lavoratori lungo la strada, la Cina utilizza combustibili fossili più economici per dominare l’industria dei pannelli solari, portando la capacità delle sue batterie a circa quattro volte quella degli Stati Uniti, esercitando al contempo un controllo efficace sui minerali delle terre rare e sulla tecnologia per la loro lavorazione. La gente è sempre più preoccupata per l’economia e sempre meno per il clima, i verdi perdono voti e i politici non puntano più sull’ambiente per farsi eleggere. Qualcuno lo dica a chi ancora pensa che dalle Conferenze Onu sul clima possa venir fuori qualcosa di utile.

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