Gentile direttore, cito: «Gli anni della solitudine in quella casetta dell’Himalaya mi hanno fatto vedere che non avevo niente da desiderare». E: «la sfida educativa per ogni uomo [è] ad essere all’altezza dei propri desideri». Il primo è Tiziano Terzani, il secondo Julián Carrón. Il primo invita a non desiderare nulla, il secondo a desiderare, pur nelle limitate forme umane, il Tutto. In questi due termini l’alternativa drammatica del nostro tempo: un malinconico declino, un nuovo, vigoroso sviluppo. Non parlo solo di spirito e cultura. Parlo di economia e potenza. L’homo economicus è tornato ad essere, come ai tempi dell’ora et labora di san Benedetto, puramente e semplicemente homo religiosus.
Stefano Morri, Milano
Tiziano Terzani alla fine è andato in Paradiso perché almeno una volta (l’ho già detto) ha desiderato e scritto la verità, quando, nel 1981, confessò su Repubblica di aver mentito ai lettori scrivendo da inviato in Cambogia che Pol Pot era uno stinco di santo e l’amerikano il solito stragista al servizio della Cia. Il problema è che ci mettono anni prima di riconoscere che due milioni di morti ammazzati da comunisti che hanno studiato alla Sorbona non sono bazzecole. è per questo che sono ancora in difficoltà ad ammettere che i tagliatori di teste di Al Zarkawi non sono il Comitato di liberazione nazionale iracheno. Manca ancora un esponente di Al Qaeda che abbia vissuto in esilio a Parigi, grandi numeri e molti anni di sogni.
Ormai vecchio, quasi facendo un bilancio, Karol Wojtyla disse di aver speso la vita «affinché il Figlio dell’Uomo, quando tornerà, possa trovare la fede sulla terra». Scandì drammaticamente quelle parole. Oggi, all’Angelus di Ratzinger, piazza San Pietro è sempre strapiena, ma la Chiesa è sotto scacco in tutto il mondo. Sacerdoti come don Santoro vengono uccisi in odio a Cristo, migliaia di cristiani sono esiliati, come nella Cipro turca, multinazionali dei media come la Sony vomitano le calunnie di Dan Brown sugli schermi di mezzo mondo. E da noi, nel suo piccolo, e anche un po’ nel suo ridicolo, la Rosa nel pugno strepita contro lo strapotere di Ruini. Anche Paolo VI aveva detto una cosa simile a quella di Wojtyla. La fede sulla terra è e rimarrà minoranza. Non solo: che il Figlio dell’Uomo non trovi altro che macerie è una possibilità reale. Non significa che avverrà, ma che non è affatto naturale. Dipende dalla libertà di grandi come Wojtyla, come Giussani, e nel suo piccolo, ed anche un po’ nel suo ridicolo, di gente come noi.
Giuseppe Feyles, Roma
La Rosa nel pugno, l’ho già detto, dipende da uno di cui tutti sanno che razza di Berlicche egli sia. Ma forse non tutti sanno che Pannella aveva uno zio prete.
Caro direttore, sono semplicemente un italiano che vive e lavora in Zimbabwe. Da anni tento di denunciare quale è la realtà qui (nonché in Africa in generale) ma da anni ricevo solo insulti e incomprensione. Ecco perché mi si è aperto il cuore nel verificare che non tutti, in Occidente, si nascondono dietro stupidi paraventi. Ho letto gli articoli di Rodolfo Casadei, per esempio. Ho constatato che, almeno voi, con la vostra pubblicazione, avete il coraggio di dire come stanno le cose veramente, senza nascondervi dietro al falso antirazzismo e simile spazzatura. Insomma, ho visto che qualcuno esiste. Mi chiedevo se non sarebbe utile un aumento in questo tipo di pressione, se non sarebbe importante, non solo per gli africani ma anche per il buon senso degli italiani, che la verità venisse denunciata in forma più aperta. Anni fa un giornalista del Corriere mi rispose «ma queste cose non fanno tiratura, non fanno vendere copie. se un giorno comincerete a sgozzarvi e a far scorrere sangue fammi un fischio». È stato come inghiottire una puzzola. Mai provato tanto schifo di fronte a delle parole scritte. Insomma, mi chiedevo se informare l’opinione pubblica su come le cose stanno veramente è un reato? Può servire? È una cosa giusta? Non so. Scrivo questa email giusto per dare un poco di sfogo alla pressione che ho dentro. Un piccolo tentativo, un minuscolo contributo alla mia ormai decennale lotta per la verità. Ma so che non serve. L’Africa, come tante altre cose di questo mondo, non si tocca. Va lasciata come è.
Demetrio Polimeni, Bulawayo, Zimbabwe
L’ho già detto: queste sono soddisfazioni, il direttore-squalo gode, Casadei gongola, il Corriere della Sera puzzola.
Il Corriere della Sera dice che la Bonino vuole una Commissione di inchiesta sulla 194 per la Lombardia perché ci sono troppi ciellini e troppo pochi aborti.
Federica Lamano, via internet
Lombardia? Guardi che lei si sbaglia, forse si riferivano allo Zimbabwe.